RINNOVABILI, DECRETO AREE IDONEE: ACEPER, ‘RISCHIO BLOCCO INTERO SETTORE E PERDITA 15.000 POSTI DI LAVORO. OBIETTIVI 2030 LONTANI’
Veronica Pitea, Pres. ACEPER: “Ministro Lollobrigida dice basta speculazioni? Ma se solo 16.400 ettari agricoli sono destinati a rinnovabili con oltre 1 milione che sono inutilizzati”
È entrato in vigore il Decreto Aree Idonee per le Rinnovabili, nato con l’obiettivo di fare chiarezza sulle aree da destinare o meno a impianti eolici o fotovoltaici. Veronica Pitea, Presidente di ACEPER (Associazione dei Consumatori e Produttori di Energie Rinnovabili), l’associazione che riunisce 10.000 impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili, pari ad oltre 7.000 associati per una potenza installata complessiva che supera i 2 GWp, commenta così la misura varata: «Praticamente stanno bloccando un intero settore, sia l’istallazione dei grandi impianti, dunque centinaia di milioni di euro che arriverebbero da parte degli investitori, sia i vari O & M (operation & manteinance, ovvero operazioni di manutenzione preventiva) che ovviamente andrebbero a bloccare i cantieri, con conseguente perdita di circa 15.000 posti di lavoro e materiali bloccati nei magazzini. Oltre al danno finanziario che si crea con questa manovra – conclude Veronica Pitea – stiamo ancora una volta dimostrando al mondo intero che abbiamo il potere delle norme che cambiano continuamente, che non danno alcuna certezza a chi vuole investire nel settore, e siamo sempre più lontani dalla possibilità di riuscire a raggiungere gli obiettivi PNIEC 2030».
Il Ministro Lollobrigida ha invitato inoltre a finirla con le speculazioni nel rapporto tra terreni agricoli e produzione di energie rinnovabili. Veronica Pitea, Presidente di ACEPER, commenta così: «Siamo d’accordo con il ministro sulle speculazioni ma leggendo attentamente i numeri si vede chiaramente che, se abbiamo solo 16.400 ettari occupati da installazioni di impianti fotovoltaici a terra a fronte di oltre 1 milione di ettari agricoli inutilizzati, è chiaro che non si può parlare di “speculazione”. Pensiamo che sia di vitale importanza essere chiari e avere delle linee guida che ci permettano di investire e di produrre energia green togliendo poca terra all’agricoltura ma soprattutto togliendo quella che oggi non serve nemmeno a quello. Ma la domanda che ci facciamo – sottolinea Pitea – è se per uno Stato come l’Italia, che ha degli obbiettivi sulla produzione delle energie green, sia possibile che si blocchi un settore, che si allontanino gli investitori, si dia l’idea che siamo un Paese instabile a livello normativo, solo perché prima emaniamo decreti e poi verifichiamo se sono congrui con le necessità del nostro Paese? Crediamo fortemente nella linearità del pensiero e ci auguriamo che il governo trovi una soluzione innovativa e veloce che permetta di accelerare i tempi per le costruzioni e messa in funzione di nuovi impianti. Chiedono alle regioni uno sforzo nella valutazione veloce e attenta delle aree idonee, sarebbe ottimale avere il dato e cominciare a lavorare non più tardi di settembre, chiosa Veronica Pitea.