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ABBANDONO DI ANIMALE: REATO IN CALO, PREOCCUPANO LE RINUNCE DI PROPRIETA’

Melosi (ANMVI): “La prevenzione della rinuncia di proprietà è la vera sfida del nostro tempo”

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L’abbandono di animali è un fenomeno in calo che non ha più le dimensioni di un decennio fa. L’affettività verso l’animale da compagnia e la deterrenza dell’identificazione hanno dato un contributo decisivo al contrasto di questo reato. Per il Presidente dell’ANMVI, Marco Melosi, “la vera sfida del nostro tempo sono le rinunce alla proprietà”.

(Cremona, 9 luglio 2024) – Non esistono stime ufficiali sull’abbandono di animali, inteso come reato perseguibile a norma del codice penale, ma il fenomeno non ha più le dimensioni di un decennio fa. Per i Medici Veterinari dell’ANMVI (Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani) sono sempre di meno i cani crudelmente lasciati al loro destino, spesso infausto o addirittura letale. Oggigiorno si affaccia un fenomeno nuovo, complesso quanto il nostro tempo: la rinuncia della proprietà.

La riduzione del reato di abbandono è una percezione professionale dei Medici Veterinari- che sarebbe utile verificare con i dati delle Procure- ma che in tutte le regioni italiane segna una diminuzione, anche in quei territori dove il “randagismo di ritorno” è sempre stato più forte.

“Gli abbandoni sono diminuiti per due ragioni– spiega il Presidente dell’ANMVI Marco Melosila prima è il profondo cambiamento culturale nei confronti degli animali da compagnia, con un aumento della sensibilità affettiva; la seconda è la deterrenza esercitata dalle norme di legge e dalla identificazione anagrafica dei cani. Con la microchippatura, il proprietario/detentore viene egli stesso identificato e assume una piena responsabilità legale”. Questo è sicuramente vero nei cani, mentre nei gatti, l’identificazione non è ancora obbligatoria, ma lo diventerà presto.

Su impulso dei nuovi regolamenti di sanità animale– prosegue Melosi- tutti gli animali da compagnia, anche quelli cosiddetti non convenzionali, ad esempio i coniglietti e i piccoli roditori, dovranno essere identificati e tracciati. E’ una forma di tutela per l’animale”.

La rinuncia di proprietà dell’animale da compagnia– L’Associazione sposta l’accento su un fenomeno emergente: la rinuncia di proprietà dell’animale da compagnia. “Per la giurisprudenza questo non è vero abbandono, perché generalmente si cerca di trovare una sistemazione alternativa per l’animale di cui non si vuole o non si può più prendersi cura, prevalentemente nei canili e nei rifugi ma anche presso altri familiari” – spiega il Presidente ANMVI. “Per alcuni cani, specie nei molossoidi, la rinuncia è un problema aggravato dal fatto che per questi esemplari è molto più difficile che l’adozione vada a buon fine”.

La rinuncia di proprietà ha molteplici cause, non solo di ordine economico. “Spesso c’è stato un grande errore di valutazione nell’acquisto o nell’adozione” – spiega Melosi, che invita a conoscere personalmente il cane, visitando l’allevamento o il canile, seguendo i consigli di possesso responsabile di un Medico Veterinario.

Il cane può manifestare comportamenti indesiderati, rivelarsi impegnativo o manifestare problemi di salute, con la stessa complessità di ogni essere vivente. “E certamente– aggiunge Melosi- comporta una spesa economica di accudimento quotidiano di controlli veterinari periodici. Chi adotta un cane deve sapere che può superare i 20 anni di vita e di convivenza in un nucleo familiare che nel frattempo può cambiare radicalmente, per età, composizione, status economico, condizione abitativa e ambientale”.  Un altro fattore di rischio del nostro tempo– aggiunge Melosi- è il possesso di più animali da compagnia, un fenomeno che spesso confligge con l’organizzazione familiare e con gli equilibri tra vita e lavoro”.

Per coltivare il possesso responsabile, l’ANMVI raccomanda fortemente di frequentare un percorso formativo, il cosiddetto Patentino, e di consultare un Medico Veterinario ancora prima dell’adozione di un animale da compagnia. Per legge è vietato acquistare o adottare un animale da compagnia a distanza, senza adeguate verifiche e contromisure, una norma introdotta per arginare il traffico di cuccioli e di animali senza proprietario, che alimenta un commercio illegale e fraudolento, a spese di ingenui acquirenti e di animali in precarie condizioni di salute e benessere.

La microchippatura con contestuale registrazione nell’anagrafe degli animali da compagnia è il primo gesto di civiltà. L’Italia è fra i pochi Paesi dell’Unione Europea che si è dotata di un sistema nazionale di identificazione degli animali da compagnia, il Sinac del Ministero della Salute. La sua completa implementazione rappresenterà un deterrente e al tempo stesso un rafforzamento del possesso responsabile. Anche sulla spinta di ANMVI in due Regioni, Lombardia e Puglia, la microchippatura del gatto è già obbligatoria.

È pur vero che possono verificarsi impedimenti imprevisti o non prevedibili. Quando sono di ordine economico, per disoccupazione o soglia di povertà, l’Associazione ANMVI guarda con favore a forme di compartecipazione pubblica della spesa, anche con un occhio rivolto alla prevenzione delle zoonosi e alla salute pubblica. I rimedi si conoscono: detrazioni fiscali, esenzione da forme di tassazione locale, convenzioni per prestazioni veterinarie primarie, azzeramento dell’IVA sulle cure veterinarie e sugli acquisti di alimenti industriali per animali da compagnia.

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