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Un centro di transito a Renk, vicino al confine settentrionale del Sud Sudan, dove sono ospitati numerosi rifugiati in fuga dal conflitto in Sudan. © UNHCR/Ala Kheir
16 luglio 2024
Sud Sudan: nuova indagine dell’UNHCR sulle famiglie rivela situazione preoccupante per i rifugiati e le comunità ospitanti
Circa il 74% delle famiglie di rifugiati e comunità ospitanti intervistate hanno sofferto la fame. Dall’inizio della guerra in Sudan, più di un anno fa, il Sud Sudan sta accogliendo una media di 1.600 persone al giorno.

I risultati della prima indagine dell’UNHCR sulle persone costrette alla fuga (FDS – Forced Displacement Survey FDS), svolta tra aprile e dicembre 2023 su circa 3.100 famiglie in Sud Sudan, mostrano che le comunità di rifugiati e quelle ospitanti affrontano sfide simili che aggravano i rischi di protezione e limitano le opportunità di autosufficienza. I risultati evidenziano che coloro che sono costretti a fuggire verso il Sud Sudan spesso arrivano in aree rurali con servizi di base limitati, alti tassi di disoccupazione, mancanza di opportunità d’istruzione, infrastrutture carenti e rifugi sovraffollati.

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Anche se le realtà variano tra le comunità ospitanti e i rifugiati che hanno partecipato all’indagine e che vivono nel nord e nel sud del Paese, i risultati mostrano in ogni caso un quadro preoccupante per tutti. L’insicurezza alimentare rimane la sfida più grande, con circa il 74% delle famiglie di rifugiati e comunità ospitanti intervistate, che hanno sofferto la fame nel mese precedente. Oltre due quinti di entrambi i gruppi hanno visto diminuire il proprio reddito da tutte le fonti rispetto all’anno precedente.

L’attuale crisi in Sudan ha spinto un gran numero di rifugiati verso il Sud Sudan tra loro anche sudsudanesi che hanno fatto ritorno nel Paese, aumentando la popolazione di rifugiati in aree già colpite da sporadiche violenze intercomunitarie e con servizi sovraccarichi. L’economia del Sud Sudan è stata ulteriormente sconvolta dalla guerra nel Paese vicino, in particolare a causa della chiusura del principale oleodotto del Paese.

“Milioni di sudanesi vivono al di sotto della soglia di povertà e la guerra in Sudan sta avendo un pesante impatto sull’economia del Paese”, ha dichiarato Marie-Helene Verney, Rappresentante dell’UNHCR in Sud Sudan. “In questo contesto, l’integrazione dei rifugiati è particolarmente impegnativa ed è fondamentale collegare ora l’assistenza umanitaria ai programmi di stabilizzazione e sviluppo, per quanto possibile”.

Nelle prossime settimane, l’alto livello d’acqua senza precedenti del lago Vittoria e le previsioni di precipitazioni superiori alla media in tutta la regione minacciano di aggravare una situazione già disastrosa. Le terribili e persistenti inondazioni degli anni passati hanno seriamente danneggiato i raccolti, i terreni agricoli e le infrastrutture agricole, incidendo sulla produzione alimentare e sui mezzi di sussistenza.

“Il Sud Sudan ospita una popolazione prevalentemente giovane. Il mondo deve investire su di loro e dare loro gli strumenti e le opportunità per costruire un futuro migliore”, ha aggiunto Verney. “Nonostante le sfide, il governo del Sud Sudan ha aperto le sue porte per dare sicurezza a chi fugge dalla guerra. Ma le risorse eccessivamente sfruttate possono facilmente tradursi in tensioni. Investimenti sostanziali a lungo termine sono fondamentali per migliorare il benessere dei rifugiati e delle comunità che li ospitano”.

Il Sud Sudan ospita oltre 460.000 rifugiati, provenienti principalmente dal Sudan, dalla Repubblica Democratica del Congo e dall’Etiopia. La maggior parte dei rifugiati vive nel nord e si trova nel Paese da oltre un decennio. Dall’inizio della guerra in Sudan, più di un anno fa, il Sud Sudan sta accogliendo una media di 1.600 persone al giorno, tra rifugiati sudanesi e sud sudanesi che tornano in un Paese in cui molti di loro non hanno mai vissuto.

L’indagine dell’UNHCR raccoglie dati socioeconomici sui rifugiati e sulle comunità ospitanti, comparabili tra le popolazioni e nel tempo. Con statistiche demografiche, giuridiche e sui bisogni di base quali acqua, alloggi e salute quest’indagine è la prima del suo genere e fornisce spunti per migliorare la programmazione e le politiche, colmando il divario tra spazi umanitari e di sviluppo. I risultati saranno utilizzati per indirizzare meglio l’assistenza dove è più necessaria all’interno del Paese.

Nota agli editori:

La Forced Displacement Survey (FDS) è la nuova indagine sulle famiglie condotta dall’UNHCR e progettata per standardizzare, snellire e produrre dati di alta qualità e tempestivi su rifugiati e comunità ospitanti. Allineata agli standard statistici internazionali, la FDS fornisce le evidenze necessarie per pianificare programmi di sviluppo per rifugiati e comunità ospitanti. È allineata con programmi di indagine riconosciuti a livello internazionale per garantire la comparabilità con i dati raccolti da altri programmi di indagine. I microdati anonimizzati dell’indagine saranno pubblicati nella Microdata Library dell’UNHCR.

I dati vengono raccolti attraverso interviste alle famiglie faccia a faccia condotte con un massimo di quattro membri della famiglia di età pari o superiore a 15 anni sulle condizioni socioeconomiche e di vita. In Sud Sudan sono stati campionati 3.078 nuclei familiari (tra rifugiati e comunità ospitanti), di cui 2.086 nel Nord. La FDS non include gli sfollati a causa del recente conflitto in Sudan, iniziato nell’aprile 2023.

Il Sud Sudan è uno dei tre Paesi in cui la FDS è in fase pilota con il supporto del Centro Congiunto Banca Mondiale-UNHCR per i Dati sullo Sfollamento Forzato. Il lavoro sul campo della FDS è in corso in Pakistan e Camerun e la pianificazione è in avanzamento in Zambia.

Il Sud Sudan ospita rifugiati sin dalla sua indipendenza nel 2011, nonostante affronti molteplici sfide sociali e conflitti interni. La maggior parte di questi rifugiati proviene dal Sudan, dove le persone sono state costrette a fuggire a causa di conflitti prolungati che sono drammaticamente aumentati nell’aprile 2023. Il Sud Sudan ospita anche rifugiati che fuggiti da Burundi, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Etiopia, Eritrea, Somalia e altri, per un totale di oltre 460.000 rifugiati presenti nel Paese a giugno 2024.
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