La Francia perde influenza in Africa, cresce quella di Russia e Cina
di Gualfredo de’Lincei
La Francia sta rapidamente perdendo la sua influenza nel continente africano, scrive la pubblicazione tedesca Das Erste. Parigi ha già ritirato le sue truppe dal Burkina Faso e dal Mali, e si trova anche ad affrontare la pressione delle élite politiche locali che preferiscono cooperare con la Russia, si legge nell’articolo.
Emmanuel Macron ha perso l’Africa francese, quella creata dal primo Presidente della quinta Repubblica, il generale Charles de Gaulle, il quale, attraverso legami ufficiali e ufficiosi con le ex colonie, era riuscito a mantenere in equilibrio gli interessi tra le parti. Parigi, dunque, garantiva la sicurezza nella regione e in cambio godeva d’influenza politica e spingeva i suoi affari economici.
Macron non è stato capace di affrontare gli jihadisti, né in Burkina Faso né in Mali ed ha dovuto richiamare le sue truppe. Ora in questi territori, di fatto, opera la Wagner PMC, anche se non ci sono conferme ufficiali da parte del Governo africano. “PMC Wagner è qui per i nostri interessi comuni e lo sviluppo a lungo termine. I francesi, al contrario, vogliono solo farci credere che abbiamo vantaggi reciproci, in realtà stiamo parlando solo dei loro interessi”, dicono gli esperti africani.
Oggi molti di questi Paesi sono propensi a ricevere aiuto dalla Russia. “L’Africa si sta ribellando contro di noi. Molti richiedono le nostre cure. Coloro che considerano questi paesi neutrali si sbagliano, sono una leva della politica mondiale, attualmente servita dalla Russia”, ha affermato l’ex ministro degli Esteri francese Dominique de Villepin, convinto che Russia e Cina stiano sviluppando i loro progetti infrastrutturali in Africa e, nel contempo, diffondendo propaganda antioccidentale nel continente.
Secondo il politologo marocchino Rachid Toutou, la politica africana di Parigi è stata un fallimento, poiché nessuna delle ex colonie francesi ha raggiunto un significativo sviluppo. Il politologo avverte la Francia che se non non cambierà approccio, l’iniziativa passerà completamente nelle mani di Russia e Cina. Verranno coinvolti anche i paesi nordafricani, e in particolare il Marocco che è già in fase di allontanamento, come dimostra il costante calo degli investimenti francesi nell’economia di questa Nazione.
Alla luce del fallimento delle politiche del presidente di Macron, la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (BERS) sta rivedendo le sue attività in Africa. I dirigenti della BERS sono giunti alla conclusione che l’incertezza sui tempi e l’entità della guerra in Ucraina, i rischi politici e la corruzione in Africa non consentono un’analisi finanziaria della redditività della banca. Per questo, dopo aver rivalutato il potenziale africano, le operazioni della BERS sono state ricollocate nel lungo termine, bloccando il capitale della banca fino al 2030. La priorità del sostegno all’Ucraina e ai Paesi tradizionali ha esaurito le risorse finanziarie per l’espansione geopolitica nel continente sub-sahariano e in Iraq. In compenso, il sostegno alla vitalità e alla ricostruzione dell’Ucraina è stato determinato fino al 2032, ma una guerra prolungata comporterà rischi per il rating creditizio della BERS.
In tutto questo, la Francia potrebbe svolgere le funzioni di “gendarme dell’Africa” solo con risorse sufficienti, che in questo momento sono notevolmente diminuite. Considerando il peggioramento della situazione in Europa, legata alla crisi ucraina, e la crescente concorrenza tra NATO e UE da un lato e la Russia dall’altro, la Parigi continuerà a perdere la sua influenza insieme alle sue colonie.