DECRETO LISTE DI ATTESA, DE RANGO (CIMOP): “NON TORNANO I CONTI: CON QUALI SOLDI PAGHERANNO I MEDICI DEL PRIVATO?”
Roma, 25 luglio 2024 – “Con quali medici del settore privato si intendono abbattere le liste d’attesa? E con quali risorse verranno pagati? Delle due l’una: o da domani verranno importati dall’estero migliaia di professionisti oppure c’è più di qualcosa che non torna nel Decreto liste d’attesa licenziato ieri dalla Camera”.
Questo il commento del Segretario Generale della CIMOP (Confederazione Italiana Medici Ospedalità Privata), dott.ssa Carmela De Rango, dopo che il provvedimento è stato convertito in legge dai due rami del Parlamento.
“Credo sia intellettualmente onesto ricordare a tutti che i medici del privato profit soffrono già una situazione di estremo deficit, rappresentata da un contratto non rinnovato da circa 19 anni, con una retribuzione inferiore del 50% rispetto ai colleghi che lavorano in ospedali pubblici. Come potrà dunque la piattaforma nazionale essere efficiente e contribuire a risolvere un problema atavico del nostro paese? Sul privato convenzionato sta per abbattersi dunque un colossale controsenso, dal momento che già è zavorrato da una sperequazione senza precedenti, posto che Aiop ha pubblicamente dichiarato in un tentativo di conciliazione presso il ministero del lavoro, che per la sottoscrizione del rinnovo contrattuale si ritiene necessario, da parte del Ministero della Salute e delle Regioni coinvolte, un contributo di carattere finanziario a copertura delle voci del contratto”.
“La situazione in cui versano i professionisti della sanità privata – continua – è ormai sotto gli occhi di tutti, eccezion fatta per chi continua a vendere fumo e a ignorare diritti precisi: il ccnl del privato profit associato Aiop prevede una retribuzione che va da 37.000 per un assistente (tale è l’inquadramento) a circa 60.000 per un primario. Come si può pensare di utilizzare i medici del privato per l’abbattimento delle liste d’attesa senza tenere in considerazione che hanno una retribuzione con un divario così forte rispetto ai colleghi del pubblico? Il termine più corretto per lo status quo è sfruttamento della manodopera, contro cui il sindacato che guido combatterà con tutte le sue forze”.
E conclude: “E’ però necessario considerare che a monte c’è una forte sperequazione di trattamento tra strutture pubbliche e private accreditate. Queste ultime hanno tariffe e budget ferme dall’anno 2012 con una indice generale dei prezzi al consumo che nel biennio 2022-23 e’ salito complessivamente del 15% rispetto alla media degli anni precedenti con delle punte di incremento della componente energetica superiore al 50%. In questa situazione è oggettivamente impossibile prevedere dei rinnovi contrattuali senza l’innesto di nuove risorse e pertanto nel contesto generale il governo non può prevedere un coinvolgimento del privato senza risorse aggiuntive e senza prevedere una misura che obblighi il privato a rimanere in linea con i rinnovi contrattuali con la stessa cadenza del ccnl della dirigenza medica in considerazione della parità di prestazioni erogate dalla categoria. Non si possono risolvere i problemi senza risorse!”