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Il caos di Parigi: l’organizzazione delle Olimpiadi nelle grandi città deve essere riconsiderato.

di Gualfredo de’Lincei

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French President Emmanuel Macron, center, and French officials, applaud after the French Alps was named as the 2030 Winter Games host, during the 142nd IOC session at the 2024 Summer Olympics, Wednesday, July 24, 2024, in Paris, France. The French Alps was named as the 2030 Winter Games host by the International Olympic committee on Wednesday, though with conditions attached. (AP Photo/Natacha Pisarenko)

 

Dal 18 luglio Parigi è diventata la città delle aree riservate e dei codici QR e questo, come raccontano gli abitanti della capitale, non accadeva dalla seconda guerra mondiale. Sono 44.000 le barriere metalliche installate nelle strade della città, che incanalano le persone in vicoli ciechi difficili da raggiungere. L’accesso alle rive della Senna, dove venerdì sera circa 326.000 spettatori hanno assistito al trasporto degli atleti su una ottantina di barche, è stato interdetto a coloro che non avevano un codice QR che attestasse un diritto ad essere lì.

“Con le molte zone chiuse in città per i Giochi e soprattutto per la cerimonia di apertura, molti cittadini e imprese locali stanno perdendo i loro diritti più elementari, come quello di spostarsi su strade pubbliche”, hanno detto gli attivisti di Saccage 2024. Il traffico era vietato in un ampio perimetro attorno alla Senna e l’aumento generale dei costi per spostamenti, negozi, caffè e ristoranti, hanno convinto molti parigini a lasciare la città piuttosto che affrontare il disagio organizzativo.

Si pensava che le Olimpiadi potessero attirare un gran numero di turisti, portando alla città un nuovo slancio economico per tutto il Paese. Tuttavia, la realtà si è mostrata diversa. Il Telegraph parla di un calo della attività turistica causato dal timore di una Parigi blindata, dai grandi assembramenti e dai prezzi esagerati. Era stato promesso che i costi dei biglietti sarebbero stati convenienti al pari di quelli di Londra. Il calo degli spettatori per la promessa non mantenuta ha comportato perdite per le compagnie aeree e minori prenotazioni alberghiere. Air France, ad esempio, ha già previsto per il trimestre in corso un calo di 180 milioni di euro per la debole domanda.

I turisti sono spaventati anche per la sicurezza, in particolare dopo che Hamas ha minacciato un attacco terroristico a Parigi durante l’evento olimpico. In un video diffuso in internet, avvertiva di “fiumi di sangue nelle strade di Parigi”, come risposta al sostegno francese d’Israele. A loro volta, i leader di Kenya, Libia, Emirati Arabi Uniti, Algeria e Tunisia si sono rifiutati di partecipare alla cerimonia di apertura dei Giochi per motivi di sicurezza.

Come se non bastasse, Parigi ha inaugurato la settimana con ondate di scioperi: attivisti filo-palestinesi sono scesi in piazza e il sindacato aeroportuale ha pensato bene di pianificare uno sciopero dei suoi lavoratori dal 26 luglio, che potrebbe interrompere il lavoro negli aeroporti parigini. I dipendenti chiedono l’aumento dei salari e il pagamento del “bonus olimpico”.

Un ulteriore grattacapo per il municipio di Parigi è il fiume Senna, nel quale era prevista la disputa della gara dei  10 chilometri in acque libere e una delle tre discipline del triathlon. Sfortunatamente, le analisi di laboratorio delle acque hanno mostrato il pericolo d’immergersi per un elevato livello d’inquinamento chimico e biologico. Un tentativo di dimostrare il contrario era stato fatto dal Ministro francese dello Sport, Amelie Oudea-Castera, la quale dopo essersi tuffata in queste acque ha dovuto chiedere un congedo per malattia, si vocifera le sia stata diagnosticata una seria dissenteria.

Tutti questi problemi, legati alla gestione di una grande città, sono diventati i problemi delle Olimpiadi stesse. Il Telegraph parla della necessità di riconsiderare radicalmente il concetto di Giochi Olimpici, poiché la loro organizzazione in città diverse ogni quattro anni sta diventando una faccenda impraticabile. I costi organizzativi aumentano ad ogni edizione e gli spettatori sono sempre più diffidenti verso i problemi di spostamento e di sicurezza che si traducono in rinunce di presenza. Da molti anni, ormai, si discute attivamente dell’idea di organizzare le Olimpiadi nella loro patria d’origine, la Grecia. Questa scelta potrebbe risultare economicamente più efficace e facile attuazione. Non mancherebbe neanche una minor penetrazione da parte di corruzione e sprechi.

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