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GRANDEUR DI TAMARRAGGINE

Anche gli Stati si marchiano di rozzezza, un po’ tutti, pure quello costituito dai                         – diciamo- discendenti dei Galli che, fra i barbari, si distinguevano, come si legge in Cesare, per il tratto meno rozzo. Ma era anche allora qualcosa di esteriore, a esempio il riferimento al pettine che il guerriero della Gallia portava sempre con sé a curare la chioma.                                                                              Al “Citius, Altius, Fortius”, il motto scelto nel 1894 dai fondatori del Comitato Olimpico Internazionale e usato per la prima volta nella Olimpiade di Parigi del 1924, si è, a un secolo di distanza, nella stessa Parigi passati alla esaltazione della blasfemia in scenografia volgare. Nulla ha da spartire con i giochi olimpici (le Olimpiadi devono andare al di là di ogni ideologia), neppure con altro, ma la blasfemia è riconosciuta, particolarmente nel nostro tempo, quale vessillo di libertà. E della empietà non solo si è fieri, anche pronti quasi tutti, dalla stampa ai social, a condannare chi la blasfemia non approva, anche se non è per questo da ritenersi bacchettone o dalla parte degli esorcisti, inopportunamente intervenuti.                                                                                                                                Il direttore artistico della parata blasfema spiega che voleva con quella rappresentazione dire che “facciamo tutti parte di un grande ‘noi’ e che abbiamo il diritto di amarci come vogliamo”. Ma non è ciò ormai chiaro da lungo tempo? Da decenni coccoliamo il grande ‘noi’, così come viene inteso, non esistono barriere nel mondo occidentale. E inoltre poi quello svicolare, benaltrismo molto diffuso, mentre sempre minore è il numero di coloro che sono in grado di controbattere o che vogliano controbattere.                                                       Della Olimpiade di Parigi del 2024 che rimarrà? A parte l’indimenticabile podio di chi è salito e salirà (applausi ai vincitori di ogni genere e a tutti i partecipanti, sono essi le Olimpiadi), pensiamo che a rimanere sarà, purtroppo, anche la grandeur della tamarraggine. Allucinante la volgarità della cerimonia di apertura con quella testa mozzata di Maria Antonietta in mano alla cantante (nessun approfondimento sulla regina bistrattata dalla storia, neppure da parte delle femministe del XXI secolo), inoltre rimbombanti fuochi d’artificio e coriandoli rossi come sangue, e la bandiera olimpica issata al rovescio, e poi le Drag queen in posa ‘Ultima Cena’. Ipocritamente viene affermato anche che rappresentava altro, si considerano pertanto ridotte le capacità mentali altrui.                                                                                                                      Qual è oggi il senso della umanità? Sembra che la disgressione sia divenuta l’unico senso, anche per un evento sportivo di particolare rilevanza come sono le Olimpiadi. Tamarraggine inutile, volta solo a produrre risonanza nelle teste, vanno diventando per la gran parte vuote. Blasfemia allora per risonanza, perché le Olimpiadi 2024 di Parigi abbiano rilevanza, e per la risonanza è permessa ogni cosa. Il mondo va avanti (eufemismo!) fra guerre irrisolte e altre in previsione, fra Stati in possesso delle micidiali armi tecnologiche, aspiranti taluni alla leadership mondiale. Scorre il tempo tra attentati mancati e riusciti e golpe, tra fame e sete dei tantissimi fragili, fra disastri tellurici e climatici. Un mondo con l’ipocrisia in volo qua e là a che tutto abbia altro aspetto. C’è tantissimo da porre in rilievo. Potrebbe quindi la blasfemia alle Olimpiadi 2024 essere stata anche l’escamotage perché avessero una risonanza più vasta, non posta quindi in atto a modificare situazioni già presenti e in massima parte riconosciute. Come affermava l’ex Segretario Generale delle Nazioni Unite Bau Ki-moon “Il potere dello sport è di riunire gli individui senza distinzione di età, razza, classe, religione, capacità, sesso, orientamento sessuale o identità di genere”.

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A vintage postcard illustration featuring ancient Greek Olympians with a victorious athlete being presented with his trophy, a souvenir of the Summer Olympic Games in Paris, circa July 1924. (Photo by Paul Popper/Popperfoto via Getty Images)

Per rinfrancarci torniamo ad altre Olimpiadi, non a quelle di Roma del 1960, ottimamente gestite, senza difficoltà per partecipanti, invitati, spettatori e turisti, com’è accaduto, invece, e continuerà forse ad accadere in queste Olimpiadi di Parigi (basti pensare solo all’immagine del Presidente Sergio Mattarella sotto la pioggia), ma alle Olimpiadi dell’antica Grecia.                                                                                           E rileggiamo la Prima ode di Pindaro: “Ottima è l’acqua, l’oro come fuoco acceso/nella notte sfolgora sull’esaltante ricchezza;/ se i premi aneli/a cantare, o mio cuore,/ astro splendente di giorno/ non cercare più caldo/ nel vuoto cielo/ né gare più alte di Olimpia celebrare”.

Antonietta Benagiano

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