È sera in piazza Mercato a Napoli di quel quattro agosto del 2009 quando Gaetano Montanino e il suo collega Fabio De Rosa, appena 25 anni, vengono crivellati di colpi da alcuni giovanissimi camorristi, alcuni di loro sono anche minorenni. Gaetano muore crivellato di colpi; Fabio invece nonostante le tante ferite riuscirà a salvarsi. Gaetano Montanino faceva la guardia giurata presso l’istituto “la Vigilante” e insieme a Fabio quella sera stava effettuano il solito giro di controllo notturno.
Oggi lo studente calabrese, Rocco Graziani della classe III sez. G, del Liceo scientifico Filolao di Crotone ci racconta la tragica storia di Luigi Rende.
“Gaetano Montanino era una guardia giurata, vittima della camorra.
Il 4 agosto 2009, Gaetano e il suo collega Fabio De Rosa stavano svolgendo il loro solito controllo delle attività commerciali. Improvvisamente furono accerchiati da quattro giovani criminali che gli avevano intimato di consegnare le armi. Le due guardie si erano opposte, perciò i giovani avevano reagito sparando sette colpi di pistola contro Gaetano e sei contro Fabio. Purtroppo Gaetano rimase vittima dell’agguato a 45 anni, mentre il suo collega riuscì a sopravvivere.
Dalle ricostruzioni delle indagini emerse che il gesto intimidatorio era in realtà rivolto al proprietario della compagnia di vigilanza, affiliato a un clan rivale.
I quattro colpevoli dell’atto criminale furono i arrestati: uno di loro la sera stessa, poiché era rimasto ferito; successivamente gli altri, di cui uno minorenne, grazie alla testimonianza di un pentito.
La moglie, assistente sociale, aveva incontrato il minorenne in carcere e desiderava avviare un percorso di perdono e riconciliazione con il ragazzo. Il diciassettenne era stato condannato a ventidue anni di reclusione, ma al compimento dei suoi venticinque anni, nel 2017, gli è stata concessa la libertà vigilata.
Nel 2014, in rispetto e in onore della famiglia Montanino, è stata dedicata a Gaetano una targa in via Marina.
Nonostante sia stata conservata la memoria di una persona onesta, nel 2022 la città non accettato l’offesa alla memoria di Gaetano; infatti sulla targa era stata apposta una scritta “ACAB”, acronimo dall’inglese “All Cops Are Bastards”, che in italiano significa “Tutti I Poliziotti Sono Bastardi”.
Poco tempo dopo, la targa è stata ripristinata presso una nuova località, piazza Mercato, il luogo dove sono avvenuti i fatti.
Ciò mostra che bisogna ancora sensibilizzare e rieducare parte della popolazione al senso di legalità.
Per questo motivo occorre l’intervento sistematico e capillare delle istituzioni e la partecipazione attiva dei cittadini.
Un esempio concreto è la moglie della vittima, che ha avuto la forza di perdonare e capire la fragilità umana. Ciò ha permesso al ragazzo e alla sua famiglia di avere una seconda opportunità di vita e di rinascita.”
Ucciso barbaramente senza alcun motivo anche se si è appurato dalle indagini e dalle confessioni dei testimoni di giustizia che i giovanissimi criminali erano intenzionati a sottrarre le armi di ordinanza perché le stesse dovevano andare a potenziare la dotazione delle armi da fuoco del clan Mazzarella. Gaetano Montanino aveva 45 anni, una moglie e una bimba.
Oggi la moglie di Gaetano, Lucia, non solo ha perdonato l’assassino di suo marito ma lo ha anche adottato dandogli una seconda occasione di vita e di recupero sociale.
Gaetano rimane il simbolo imperituro della legalità e di profonda affezione al suo lavoro. Ricordare il suo sacrificio oggi è importante per lasciare un segno indelebile nella memoria delle giovani generazioni.
Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani rileva come il progetto “#inostristudentiraccontanoimartiridellalegalità” stia diffondendo tra le giovani generazioni volti, storie, episodi veramente straordinari per la loro valenza educativa.
Prof. Romano Pesavento
presidente CNDDU