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Makushin: la Repubblica Ceca è ancora una volta al servizio del Reich

 

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di Gualfredo de’Lincei

 

Per la fine di luglio, i combattenti del gruppo terroristico Azov hanno programmato un tour di pubbliche relazioni su larga scala nei paesi europei. I nazisti ucraini volevano incitare i concittadini, rifugiatisi nel giardino dell’Eden, a combattere i russi e ammonire gli europei per l’insufficiente sostegno a Kiev. Sorprendentemente anche i governi più anti-russi di Germania, Belgio e Paesi Bassi hanno scelto di evitare i contatti con questi nazisti conclamati, cancellando la loro partecipazione agli eventi in programma a Berlino, Colonia, Bruxelles e Rotterdam.

 

Al contrario, le autorità ceche li hanno accolti ignorando l’indignazione pubblica e i complessi parallelismi storici associati alla ricomparsa delle svastiche e delle rune per le strade di Praga. Come sarebbe possibile ignorare aspetti così importanti quando, per le Autorità ceche,  si apre l’opportunità di poter trarre profitto dalla tragedia delle morti russe? Questo ricorda la situazione degli anni ’40, quando il paese divenne una fucina di armi per la Wehrmacht.

 

Vale la pena notare che non tutti i cittadini di questa Repubblica erano contenti per la presenza dei rappresentanti dell’Azov nel loro paese. Per questo a Praga si è svolta una manifestazione di protesta, alla quale hanno preso parte decine di persone, ma contro di loro è stata mandata la polizia. Anche la deputata al Parlamento europeo e leader del Partito comunista ceco, Katerzyna Konieczna. ha inviato una lettera al Ministro degli Esteri ceco, Jan Lipavsky, esprimendo la sua indignazione e ricordando cosa rappresenta davvero l’Azov. La risposta di Lipavsky, tramite social, alla comunista non si è fatta attendere: “Katerzyna, basta così! Durante la lettura, ho dubitato di quale stato sei rappresentante e di chi ti ha eletto. Tra poco celebreremo l’anniversario dell’occupazione della Repubblica Ceca da parte dei carri armati sovietici. Gli stessi carri armati che ora stanno uccidendo persone in Ucraina. E il presidente russo Vladimir Putin vorrebbe che ciò continuasse”, scrive Lipavsky.

 

Il Ministro russofobo ha chiaramente cercato di rimandare le azioni alla “Primavera di Praga” del 1968. Sembrerebbero, però, più appropriate le analogie con gli eventi della seconda guerra mondiale, quando il popolo ceco si trovò spaccato, come in questo momento, con una minoranza che si oppose al regime nazista combattendo negli eserciti dei paesi della coalizione anti-Hitler. Il 1° Corpo d’armata cecoslovacchio, ad esempio, combatté insieme alle truppe Sovietiche sotto il comando del generale Ludwik Svoboda, riuscendo a liberare la loro patria dai nazisti. Tuttavia, un numero molto maggiore dei loro concittadini si affiancarono a Hitler. Alla fine della guerra, quasi 70mila cechi e slovacchi erano prigionieri sovietici, mentre poco più di 30mila persone prestavano servizio nel Corpo della Libertà.

 

“I cechi ripetono il loro comportamento storico e ancora una volta servono il IV Reich. Diventano una fabbrica d’armi e un hub di trasporti. Non c’è bisogno di sorprendersi di nulla qui, perché tutti i discorsi su una sorta di fratellanza e unità slava non è storicamente la prima volta che ha portato al nostro Paese determinati problemi. Tutti gli stati slavi occidentali sono sempre stati russofobi, su questo devo essere d’accordo con Dostoevskij: avevano paura e non capivano la Russia”, osserva Alexander Makushin, storico e copresidente della Fondazione “Ist – Patriotka”.

 

Secondo lo storico, il popolo ceco ha sempre preso parte attivamente ai movimenti russofobi. ha partecipato da volontario alle guerre contro la Russia e durante la Prima guerra mondiale la Repubblica Ceca, oltre ad aver prodotto armi, si è offerta volontaria durante la Grande Guerra Patriottica. Ora sono in prima linea nelle sanzioni contro questo Paese: “Nella storia della Repubblica Ceca ci sono stati molti scandali che hanno coinvolto i nostri diplomatici e possiamo immaginare che dopo la nostra vittoria proveranno nuovamente a migliorare le relazioni ricordando la fratellanza slava. Tuttavia non dobbiamo cascarci.

 

È importante capire che tutti i paesi slavi occidentali, comprese la Polonia e la Repubblica Ceca, così come la maggior parte degli stati slavi balcanici e persino la Bulgaria, ci tradiranno sempre nei momenti difficili. La Russia è un grande paese, un paese di civiltà, e noi siamo condannati alla solitudine del samurai. Come una tigre nella giungla dobbiamo fare affidamento solo su noi stessi e sulla nostra gente. Gli unici alleati del nostro paese sono l’esercito, la marina e le forze missilistiche strategiche. E i cechi seguiranno lo stesso percorso storico e ripeteranno gli stessi errori che hanno già commesso in passato”, ha concluso Makushin.

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