Nessuno resti solo!
Torna il libreria “I Malamente” (Armando Editore)
di Vincenza Palmieri, Francesco Miraglia
ed Eleonora Grimaldi
In una versione attualizzata, con sezioni del tutto originali, dedicata ai fatti di Caivano, la Giustizia Riparativa, la Mediazione, la Riforma Cartabia, le nuove marginalità
Non è una semplice ristampa. Sarebbe stato semplice, per quanto attuale, limitarsi a rendere nuovamente disponibile in libreria «I Malamente – le nuove marginalità, ragazzi messi alla prova», libro che dal 2013 in poi ha segnato un’epoca; ma ciò che è apparso urgente è stato tutt’altro genere di operazione.
«Ci sono libri e libri», raccontano con emozione gli autori Palmieri, Miraglia e Grimaldi, di fronte a questa rinascita fortunata. «Libri che durano una vita e libri più effimeri, figli del momento; che funzionano, “ballano una sola estate”, come un pezzo di moda». Ci sono volumi, invece, che sono «per la vita e per tutti».
«I Malamente», anche nelle intenzioni di Armando Editore, entusiasta di questa riedizione del tutto attualizzata, fa parte senza alcun dubbio di questa seconda classe di pubblicazioni.
Perché, allora, rimettere mano a queste pagine che già avevano colpito così tanto?
«I Malamente», nella versione originaria, «aveva un focus molto preciso: quello della Mediazione Penale Minorile.
Con la Riforma Cartabia, però, si è introdotto un concetto nuovo, che ne ha ridefinito finalità e contorni: quello di Giustizia Riparativa».
Un diverso paradigma di base, quindi, nonché nuove modalità attuative.
La terminologia rinnovata – ci preme sottolinearlo – è quella che sostituisce il termine «Penale» (e il concetto di pena) con quello di «Riparazione»: riparazione delle conseguenze nefaste degli atti commessi, con particolare attenzione alla persona offesa.
Dal punto di vista teorico è un concetto rivoluzionario di cui è intuitivo cogliere la portata educativa: non è la punizione che porta al cambiamento del responsabile dell’atto, bensì la riparazione nei confronti della vittima dell’atto stesso.
Al lettore salterà immediatamente all’occhio la scelta di una nuova copertina, di forte impatto. È il murale di Caivano, che raffigura le bimbe, vittime dei fatti gravi di cui i giornali tanto hanno narrato.
La scelta di tale immagine non è puramente estetica, non vuole ammiccare all’attualità nuda e pura. Ma intende, invece, farsi portatrice dell’approccio critico, analitico, che – anche nei confronti delle norme attuali – gli autori non intendono abbandonare.
Si chiedono, infatti, a partire dall’introduzione: «[…] Cosa resta, alla fine di questa vicenda?
Un grande murale, sulla facciata di una casa di Caivano. Che rappresenta due bambine che uniscono le mani, nella speranza che dalla terra che stringono tra le dita cresca una pianta solida e rigogliosa.
Ma cosa ci insegna Caivano? Cosa abbiamo imparato, osservando il degrado dei luoghi e delle strutture dove le bambine venivano portate? La palestra in disuso, i parchi in disarmo, l’abbandono…
[…] Ma quando creiamo il vuoto sociale – in cui le politiche per i giovani sono assenti e in cui le leggi sono solo punitive, senza entrare nel cuore dei bisogni – creiamo le basi quotidiane per continuare ad avere cento, mille “vicende Caivano”».
Le due bambine di Caivano, dunque, sono un simbolo.
Ad essere penalizzate, infatti, dopo aver subito abusi gravissimi, sono ancora una volta loro e le loro famiglie.
Mentre i responsabili di quegli atti – gli adolescenti e poi gli adulti all’interno del contesto – hanno ricevuto una Pena non rieducativa e certo non sono stati oggetto di alcuna Giustizia Riparativa, le due bimbe sono state collocate in una struttura, lontane dalla famiglia. Chi sembrano essere i colpevoli dunque? E chi le vittime?
Le bambine penalizzate dalla separazione dai propri cari sono tra le vittime o tra i puniti? E la famiglia, lontana dalle proprie bambine, non appare anch’essa punita, per la grave colpa di non aver salvato, tutelato abbastanza, le piccole dai propri carnefici?
Perché non si nota alcuna differenza sostanziale, significativa, evidente, tra i destini di vittime e carnefici?
«Ecco, allora, che – alla luce di questi fatti tremendamente esemplari – saltano agli occhi altre centinaia, migliaia di decreti, atti autoritativi che sanciscono un destino simile per tante famiglie e per tanti bambini penalizzati alla stessa maniera. Ed ecco che noi, oggi – ricordano ancora gli autori – non possiamo non osservare con approccio critico proprio questi provvedimenti che quotidianamente disegnano la vita di migliaia di famiglie condannandole allo stesso ingiusto destino. La Giustizia, invece – soprattutto ove siano coinvolti Bambini e Famiglie – ha il dovere di essere un Giustizia che aiuta, rieduca, sostiene e dona speranza.»