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Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani, nella giornata della commemorazione dell’assassinio del medico Paolo Giaccone, ucciso l’11 agosto del 1982 mentre si recava all’istituto di medicina legale di Palermo, segnala l’elaborato scritto da uno studente, Alessio Sem, della classe III sez. G del Liceo scientifico “Filolao” di Crotone.

Paolo Giaccone era consigliere nel palazzo di giustizia, medico legale che venne assassinato da due killer con 5 colpi di pistola l’11 agosto del 1982 a Palermo, poco dopo le 8, mentre stava andando all’istituto di medicina legale. Aveva il dovere di esaminare un’impronta digitale lasciata dai killer, incarico fondamentale per incastrare i killer che, nel dicembre 1981, tra le vie di Bagheria durante una sparatoria uccisero 4 persone. L’impronta era di un killer della cosca di Corso dei Mille ed era una prova molto importante, utile a incastrare i massacratori. Giaccone ricevette molti ricatti e minacce, senza desistere dai suoi onesti propositi; pertanto l’assassino fu condannato all’ergastolo. In seguito, il pentito Vincenzo Sinagra rivelò i dettagli del delitto incolpando Salvatore Rotolo, che venne condannato all’ergastolo al primo maxiprocesso a Cosa Nostra, anche i mandanti, come Totò Riina e Bernardo Provenzano, furono condannati per le azioni commesse. Per le minacce a Paolo Giaccone fu arrestato anche un avvocato, che, telefonicamente, lo avrebbe invitato a falsificare i risultati della dattiloscopia. L’omicidio di Giaccone è un simbolo molto importante per chi lotta contro la mafia: il coraggio di dire no allo strapotere criminale senza abbassarsi alle mille intimidazioni subite. Non dobbiamo stare in silenzio e fare finta che non sia successo niente, perché chi decide di ignorare è complice e rifiuta un cambiamento. Giaccone è una delle tante vittime che ha avuto la forza d’animo di dire a tutto ciò “NO”, e la mafia ha cercato di silenziare la sua reazione, pensando di mettere tutto a tacere; invece il suo “NO” riecheggia ancora e infonde coraggio a tutti quelli che combattono contro le mafie.”

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È importante anche oggi riflette nelle classi e con i giovani su un aspetto drammatico, inquietante, ma da conoscere necessariamente: la pervasività e la violenza intimidatoria della mafia anche nei confronti di cittadini impegnati in professioni teoricamente distanti dalle categorie a rischio, rappresentate invece dalle forze dell’ordine, dai giornalisti e dai magistrati.

Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani rileva come il progetto “#inostristudentiraccontanoimartiridellalegalità” stia diffondendo tra le giovani generazioni volti, storie, episodi veramente straordinari per la loro valenza educativa.  

prof. Romano Pesavento

presidente CNDDU

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