Residenza Tagli 2024
Isola di Stromboli
MARIANGELA DI SANTO / CARMINE DIPACE / EUGENIA FERA / GIACOMO GRAZIOSI / MATTEO PAVESI / AURORA SAITA / JACOPO VALENTINI / FLAMINIA VERONESI / ZHIYU XIAO
A Stromboli una casa assume le sembianze di chi la abita. Sono gli artisti, musicisti e performer, selezionati per la quinta residenza Ta/gli che si tiene ogni estate sull’isola.
Ta/Gli è condivisione di un’architettura materiale ed emotiva, muri, finestre e terrazze di due case sulla collina di Piscità, circondate da un giardino comune arso dal sole e dal vento.
Ta/gli è una madeleine per tutti gli artisti che hanno abitato le stanze, attraversato le sue porte e il vento. Una residenza che è co-abitazione e condivisione di talentuosi naufraghi che si incontrano per caso sull’isola: chi per realizzare un progetto, chi un sogno, chi per capire e scoprire l’anima di un luogo. E perdersi. Senza vincoli né obiettivi.
Le due settimane di residenza sono un percorso di registrazione e archiviazione, rielaborazione di ricordi intimi e riflessioni condivise. Ta/gli concede una fuga creativa e un tempo dilatato. Il palcoscenico è open air un’ode alla creatività: la regia è di Alvise e Ilaria Baia Curioni, direttori creativi e ideatori della residenza, che rispondono come capitani di vascello a necessità e richieste, superando i limiti che un’isola remota può comportare.
Spiega Ilaria Baia Curioni: “Gli artisti coinvolti, scelti tramite un processo di open call, condividono per due settimane spazi di lavoro, di vita quotidiana comune, di relazione con la natura e con le famiglie e gli abitanti dell’isola. La relazione con Stromboli e con gli altri partecipanti innescano processi di esplorazione e ricerca che inducono a riflettere in maniera profonda e spesso viscerale sul proprio fare artistico. “
Le residenze per artisti, e il cambiamento di ambiente che offrono, incoraggiano gli artisti a formare connessioni che sono imprevedibili quanto l’arte stessa. Lontano dalle pressioni del mondo dell’arte—sono il luogo di importanti svolte creative o di progressi su un’opera in gestazione da tempo. Durante la residenza, gli artisti legano, lavorano, imparano, insegnano, discutono in equilibrio e in bilico tra socializzazione e solitudine come elemento chiave della partecipazione agli stessi bisogni.
Per Walter Benjamin abitare significa lasciare tracce[1].
Gli artisti in residenza hanno lasciato tracce permanenti e tracce cancellate dalla sabbia.
La linea dell’orizzonte interrotta dallo Strombolicchio è fissata su uno stendardo all’altezza dello sguardo di Jacopo Valentini. Le sirene, paguri e draghi marini di Flaminia Veronesi escono dalla grotta di Eolo e si fissano sulla parete della Libreria protetti da una balena che mentre inghiotte protegge diventando caverna e guscio. Mentre una sirena dipinta sulla prua della Regina di Stromboli guida Antonio e i marinai nella notte. Una pietra vulcanica sezionata al microscopio da Aurora Saita viene proiettata su parete nella notte svelando il microcosmo, quasi fosse un’altra faccia della luna. La sua è un’esplorazione anatomica dell’isola e delle sue crepe. Le parole e la musica di Eugenia Fera e Matteo Pavesi, che per la prima volta si presentano come duo, hanno seguito il ritmo del vento, e catturato in parole e musica per voce, chitarra e percussione il tempo di un nuotatore, del bianco, di foglie cadute, e di una donna che ha seguito il corso del fiume. Durante la residenza hanno scritto e composto cinque brani inediti. Vecchie cartoline e testimonianze di chi l’isola la abita diventano per Xiao Zhiyu la base per comporre un atlante emotivo narrato con ritratti ad acquerello e estratti di memorie personali. Il suo racconto segue il tramonto e va a Ovest con un omaggio a Ginostra. Mariangela Di Santo, Giacomo Graziosi e Giacomo Dipace hanno disegnato coreografie su un tetto e su una terrazza usando sabbia nera per celare una serie di linee che si incrociano e si incontrano su cui danzare una sensuale tarantella contemporanea a tre e a 2 in un vorticoso allontanarsi e avvicinarsi di corpi.
I lavori presentati durante l’Open House ad agosto sono tratti di un percorso, a volte completo a volte ancora in essere, che aprono ad una possibilità di conoscenza e di rapporto intimo con il lavoro artistico. Fondamentale per questo è la dimensione laboratoriale del luogo ospite, che aiuta un dialogo più aperto e diretto tra gli artisti e il pubblico.
[1] W. Benjamin, I passages di Parigi
Gli Artisti
Mariangela Di Santo, Giacomo Graziosi, Carmine Dipace (performance)
Klore (ongoing)
Durata: 15 min
Klore è una performance nata dall’esigenza di sottrarre la tradizione delle proprie radici e farla rifiorire nella contemporaneità. Punto di partenza è la tarantella lucana, sottile incantesimo mimico del corteggiamento amoroso. Il lavoro indaga il folklore, smussando le forme più serrate della tradizione, discostandosi e reinventando. Nel contesto della residenza a Stromboli la performance dall’ambiente teatrale, svincolato dall’essere perforato da una coppia fissa, si riscopre ora in un duetto e nei suoi luoghi d’appartenenza. Le piazze, i quadri urbani, gli insiemi popolari ritornano ad esserne il motore. In residenza hanno lavorato con la versione di Klore originale con tre performer e con una nuova versione di Klore che ritorna alle origini alla piazza, al popolo e alla coppia fissa.
Eugenia Fera e Matteo Pavesi (musica)
Conversational motion, 2024
Durata: 30 min
Eugenia e Matteo, avevamo già lavorato insieme rispettivamente come artista e produttore. Decidono di venire a Stromboli in una dimensione inedita, come duo. Esplorano per la prima volta la dimensione relazionale del loro creare musica insieme: la vicinanza e la lontananza, i ritmi di lavoro e gioco che si sincronizzano e si sfasano, l’equilibrio tra parlato e non parlato, tra suoni e silenzi, la quiete e i cenni dell’isola e dell* artist* in residenza, il suono distante e senza scopo che solca appassionatamente l’aria da chitarra a chitarra, da voce a voce, da percussione a percussione, da gesto a gesto.
Aurora Saita (arti visive)
Anatomia di una creazione, 2024
Media: Fotografie digitali, video registrato con microscopio, proiezione 2’’, fanzine
L’opera si sviluppa su tre piani diversi: ognuno è il risultato di una ricerca sviluppatasi come una mappa del territorio, che non guarda ai normali punti di riferimento territoriali, ma ne costruisce di nuovi. Un’esplorazione anatomica dell’isola che parte dalle sue crepe, va a fondo attraverso le sue pietre, analizzandone le microscopiche viscere. Una pratica che passa dal micro per riemergere verso l’elemento naturale da una prospettiva smaccatamente personale. Racconta: “ho camminato e fatto una mappatura del territorio emotiva più che tecnica e geografica percependo il vulcano come una creatura viva e questo ha cambiato la mia ricerca. Fin dal primo giorno la mia emotività si è enfatizzata tantissimo e questo si è riflettuto nel rapporto con le altre persone in residenza, nelle energie comuni e nella mia pratica. Anatomia di una creazione fa riferimento al mio rapporto col vulcano e alle tracce che il vulcano lascia su di me in quanto essere vivente e di una creazione perché è un’isola in continua evoluzione, il vulcano stesso è in continua evoluzione.
Jacopo Valentini (arti visive)
Doubling Strombolicchio, 2024
Media: Stampa su tessuto nautico, bambù, pietre laviche
Exploded Stones of Stromboli, 2024
Media: Proiezione
Valentini ha lavorato sul paesaggio e nello specifico su Strombolicchio e a livello personale su un’idea di collettività all’interno della residenza e dell’isola Doubling Strombolicchio e Exploded Stones of Stromboli sono due installazioni visive, che riflettono sul dislocamento territoriale all’interno dell’immaginario comune e su come questo possa influire sulla creazione di nuove geografie. Doubling Strombolicchio, uno stendardo su tessuto nautico issato su una terrazza che guarda Piscità, crea un confronto tra la staticità dello Strombolicchio esaminando lo sdoppiamento dell’antico neck vulcanico, genesi dello Stromboli, in termini di raddoppiamento di significato, potenza e contenuto. Exploded Stones of Stromboli è un trittico proiettato su muro di nature morte raffiguranti una serie di differenti pietre vulcaniche legate a differenti esplosioni vulcaniche. Micromovimenti cambiano la percezione dei contenuti.
Flaminia Veronesi (arti visive)
Pagurina, 2024
Media: Mixed media
Chi sceglie di stare a Stromboli sceglie di stare al gioco: sceglie di stare su un vulcano e di essere costantemente ricondotto all’imprevedibilità e caducità della natura. L’artista ha portato i suoi archetipi fantastici sull’isola e attraverso loro è entrata in contatto con i suoi luoghi e abitanti. Due anni fa in occasione di un viaggio alle isole Eolie nasce la prima pagurina. Immaginandosi il viaggio crea una scultura di argilla nera dalle sembianze umane adornata di conchiglie bianche. “Pagurina” viene scelta come l’archetipo guida nella scoperta dell’isola e del mare, che si animano di draghi, serpenti, cavallucci marini e sirene attraverso il gioco e l’interdipendenza tra il vulcano e i suoi abitanti a cui lascia una sirenetta che guida i marinai nella notte e una balena che mentre inghiotte protegge, diventando caverna e guscio.
Zhiyu Xiao (arti visive)
Untitled, 2024
Media: Carta, acquarello, stampa, cartoline
Un paesaggio è una costruzione tanto fisica quanto culturale. Zhiyu ha creato una narrazione e un atlante personale di Stromboli, scomponendo l’isola in elementi e assemblandoli in un ordine che mostra il rapporto che si costruisce con essa. Seguendo intuizioni, parole e memorie di chi ha abitato l’isola con lui o prima di lui, ha documentato la sua ricerca attraverso disegni, ritratti, cartoline e racconti intimi.