Il relatore speciale delle Nazioni Unite Javaid Rehman preso di mira dal regime iraniano dopo il suo rapporto sui diritti umani
Nel luglio 2024, Javaid Rehman, relatore speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani in Iran, ha pubblicato il suo rapporto finale con il titolo Atrocity Crimes, citando le esecuzioni che hanno avuto luogo in Iran nel 1981 e nel 1982, nonché l’uccisione di massa di prigionieri politici nel 1988. Rehman ha classificato questi atti come crimini contro l’umanità e genocidio.
Il massacro del 1988, effettuato a seguito di una fatwa emessa dall’allora guida suprema Ruhollah Khomeini, portò all’esecuzione di oltre 30.000 prigionieri politici in pochi mesi. La maggior parte delle vittime erano membri e sostenitori dell’Organizzazione dei Mojahedin del Popolo dell’Iran (OMPI).
Dopo la pubblicazione del rapporto, il regime iraniano e i suoi alleati hanno lanciato una campagna coordinata contro il professor Rehman. Questi attacchi sono arrivati attraverso canali e media ufficiali, guidati da dirigenti iraniani e da loro sostenitori internazionali.
Il 24 agosto Rehman ha partecipato a una conferenza intitolata Crimini contro l’umanità: tempo di responsabilità e fine dell’impunità. L’evento ha riunito ex alti funzionari delle Nazioni Unite, esperti legali e sostenitori dei diritti umani che hanno chiesto giustizia per le vittime del massacro del 1988. Durante la conferenza, Rehman ha presentato le sue scoperte e ha spiegato la sua relazione.
In risposta a questo, il regime iraniano e i suoi sostenitori hanno intensificato i loro attacchi a Rehman. In una dichiarazione rilasciata oggi, Rehman ha fermamente respinto le accuse mosse contro di lui dal regime.
Nella dichiarazione, Rehman ha scritto:
“Durante il mio mandato come relatore speciale, ho servito il popolo iraniano con grande integrità e impegno assoluto, e ho svolto un ruolo importante nell’evidenziare e segnalare le violazioni dei diritti umani nel Paese. Da parte loro, le autorità iraniane non solo mi hanno rifiutato l’ingresso nel Paese (violando i termini delle risoluzioni del Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite che stabiliscono il mio mandato), hanno lanciato contro di me gravi offese personali e accuse infondate tra cui pregiudizi, corruzione politica, ricezione di tangenti e pagamenti illeciti per screditarmi e minare l’indipendenza del mio lavoro”.
Rehman ha anche respinto le illazioni di avere ricevuto qualsiasi pagamento per avere partecipato alla conferenza del 24 agosto, affermando:
“Respingo completamente le accuse false e fabbricate di aver ricevuto qualsiasi forma di onorario, compenso per conferenza o pagamento come relatore per la partecipazione alla conferenza del 24 agosto 2024, a Parigi. Ci sono state false accuse contro di me secondo cui avrei ricevuto finanziamenti per partecipare a questa riunione sulla base di varie voci secondo cui persone di alto profilo sono state pagate per partecipare a tali eventi. È scioccante che coloro che fanno tali accuse abbiano così poco riguardo per la mia integrità e reputazione, semplicemente per aver partecipato a una conferenza che era direttamente rilevante per il mio rapporto sui “crimini di atrocità”.
Rehman ha inoltre avvertito la comunità internazionale, affermando che la campagna diffamatoria contro di lui è un tentativo da parte delle autorità iraniane e dei loro simpatizzanti di eludere la propria responsabilità:
“Devo avvertire la comunità internazionale che attraverso questa campagna diffamatoria contro di me, le autorità iraniane (e i loro simpatizzanti) stanno tentando di sfuggire ed evitare la responsabilità per i loro crimini”.
Ha concluso la dichiarazione sollecitando l’attenzione globale ai risultati della sua relazione:
“Esorto la comunità internazionale a concentrarsi sui risultati e sulle raccomandazioni di questo rapporto, per garantire giustizia e responsabilità per le vittime di ‘crimini di atrocità’ e per porre fine alla continua impunità in Iran”.