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Sud Sudan: Save the Children, rischio fame e malattie per i rifugiati in fuga dal Sudan

I rifugiati sudanesi costretti a fuggire dalla guerra verso il Sud Sudan si trovano ora ad affrontare fame e malattie a causa della scarsità di aiuti umanitari, della riduzione delle razioni alimentari e dell’aumento del costo del cibo. Lo dichiara Save the Children, l’Organizzazione che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini e le bambine a rischio e garantire loro un futuro, sottolineando che quasi 794.000 rifugiati e rimpatriati sudanesi[1], tra cui circa 476.000 bambini, sono fuggiti in Sud Sudan da quando il conflitto si è intensificato nell’aprile 2023, e un bambino su cinque controllato al confine di Renk è risultato malnutrito[2]. Persone che si aggiungono agli oltre 290.000 rifugiati sudanesi fuggiti in Sud Sudan in seguito alle violenze degli anni precedenti.

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Il World Food Programme (WFP) delle Nazioni Unite fornisce razioni alimentari e denaro ai rifugiati e ai rimpatriati sudanesi in fuga dal conflitto in Sudan. A causa delle recenti carenze di fondi, però, dal 2022 i rifugiati che cercano riparo in Sud Sudan ricevono solo la metà di quella che il WFP considera una razione alimentare completa.

Inoltre, in questo momento sono in atto ulteriori tagli agli aiuti nei campi profughi, che colpiranno la maggior parte dei rifugiati sudanesi fuggiti in Sud Sudan prima dell’aprile 2023 e lasceranno molte altre famiglie di rifugiati consolidati senza alcuna assistenza alimentare diretta. Se infatti i tagli non incideranno sugli ultimi rifugiati arrivati dal Sudan e sui più vulnerabili provenienti da afflussi precedenti, l’assistenza alimentare terminerà invece per molti dei rifugiati che già vivono nei campi, sostituita da un sostegno per costruire mezzi di sussistenza.

Il ridimensionamento è il risultato dei continui vincoli di finanziamento e delle pressioni causate dal crescente numero di nuovi arrivi nei campi, una delle principali preoccupazioni dall’inizio del conflitto in Sudan.

Un responsabile del campo nella contea di Maban, un’area remota nel nord-est del Paese e la più vulnerabile delle quattro principali aree di accoglienza dei rifugiati del Sud Sudan, ha dichiarato a Save the Children di temere che la comunità di rifugiati del Sud Sudan insediata da più tempo possa abbandonare il campo a causa dei tagli all’assistenza alimentare. Secondo altre testimonianze raccolte dall’Organizzazione, alcuni rifugiati starebbero prendendo addirittura in considerazione l’idea di tornare in Sudan nonostante i rischi per la loro sicurezza.

L’assistenza alle comunità di rifugiati e rimpatriati in Sud Sudan viene attualmente fornita attraverso un mix di denaro, legumi, olio vegetale e sorgo, una coltura locale. La crisi economica del Paese, tuttavia, minaccia di far diminuire ancora il valore già inadeguato della razione alimentare per coloro che continueranno a riceverla. Sebbene il WFP moduli i trasferimenti di denaro in base a regolari valutazioni dei prezzi di mercato, la rapida svalutazione della sterlina sud sudanese fa perdere continuamente valore ai sussidi.

Marium*, 40 anni, è fuggita dal Sudan nel gennaio 2024 e vive in un campo profughi a Maban con i suoi cinque figli. Suo figlio Harun*, 8 anni, ha un problema alla schiena che lo rende incontinente e necessita di un’operazione. La famiglia è stata costretta a separarsi dal marito di Marium* durante le violenze e il caos che hanno accompagnato la fuga da Khartoum.

Marium riceve solo 0,70 dollari a persona al giorno per la sua famiglia per 14 giorni al mese – la metà della razione completa del WFP [3].

“Riceviamo un sostegno alimentare ogni mese, ma non è sufficiente perché sono l’unica a prendermi cura dei bambini e le loro spese sono tante. Harun* ha bisogno di molto sostegno: devo usare parte dei soldi che abbiamo per il cibo per comprare i vestiti per lui, perché si bagna sempre”.

Dall’altra parte del confine, in Sudan, i combattimenti scoppiati nell’aprile dello scorso anno hanno alimentato una delle crisi umanitarie più gravi al mondo, con lo sfollamento di 10,4 milioni di persone.

Il mese scorso, Save the Children ha dichiarato che le sue cliniche negli Stati del Darfur e del Kordofan stavano assistendo a un’impennata dei tassi di malnutrizione acuta grave, poiché i combattimenti hanno bloccato la produzione alimentare in aree chiave[4].

Le condizioni dei rifugiati in Sud Sudan sono terribili. I nuovi arrivati vivono in ripari precari che offrono poca protezione dalle intemperie, mentre i servizi igienici sono carenti. Tra i bambini sono ampiamente diffuse malattie letali e recentemente si sono registrate epidemie di morbillo, congiuntivite, polmonite e diarrea.

“Il Sud Sudan è nel pieno di una catastrofe umanitaria – ha dichiarato Famari Barro, Direttore ad interim di Save the Children in Sud Sudan – Si tratta di uno dei Paesi più poveri del mondo, che sta soffrendo per l’impatto della crisi climatica e dell’insicurezza alimentare, e che ora ospita centinaia di migliaia di persone in fuga dal conflitto nel vicino Sudan.

Centinaia di migliaia di bambini in tutto il Paese si affidano alle razioni di cibo per sopravvivere – molti di loro ora si troveranno in una situazione di ulteriore precarietà e saranno esposti alla malnutrizione, alle malattie e ai rischi di protezione come il matrimonio o il lavoro minorile, poiché le famiglie sono costrette a misure disperate”.

“Il conflitto in Sudan ha innescato una crisi regionale e il mondo non deve voltare le spalle ai bambini e alle famiglie che ne stanno pagando il prezzo. Abbiamo bisogno urgente di un aumento significativo degli aiuti da parte della comunità internazionale per salvare vite umane”.

Save the Children chiede alla comunità internazionale una massiccia iniezione di fondi per finanziare il piano di risposta umanitaria 2024 delle Nazioni Unite per il Sud Sudan – attualmente coperto solo al 43% – consentendo così al WFP di continuare a fornire assistenza alimentare.

Il gruppo di aiuto chiede inoltre il finanziamento completo del piano di risposta umanitaria 2024 delle Nazioni Unite per il Sudan, insieme a un cessate il fuoco immediato che possa consentire progressi significativi verso un accordo di pace duraturo nel Paese.

Save the Children opera in Sud Sudan dal 1991, fornendo ai bambini accesso all’istruzione e all’assistenza sanitaria e nutrizionale, e alle famiglie sicurezza alimentare e assistenza per i mezzi di sostentamento. Nel 2023, i programmi dell’Organizzazione hanno raggiunto oltre 1,9 milioni di persone, tra cui 1,1 milioni di bambini.

Save the Children opera in Sudan dal 1983 e attualmente sostiene i bambini e le loro famiglie con assistenza sanitaria, nutrizionale, educativa, di protezione dell’infanzia e di sicurezza alimentare e mezzi di sussistenza.

*Nomi modificati per motivi di protezione

 

[1] https://data.unhcr.org/en/situations/sudansituation

[2] https://www.who.int/publications/m/item/sudan-conflict-and-refugee-crisis–multi-country-external-situation-report–2-17-july-2024

[3] Sulla base di una dieta giornaliera di 2.100 kcal. https://www.wfp.org/wfp-food-basket

[4] https://www.ipcinfo.org/ipc-country-analysis/details-map/en/c/1157066/?iso3=SDN

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