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Notizie dall’Iran: proteste e repressione si intensificano in tutto l’Iran

Teheran, gli autisti di taxi elettrici hanno manifestato l’11 settembre contro la cattiva gestione e le politiche ingiuste del Comune. I tassisti hanno espresso la loro frustrazione per la mancanza di supporto per il loro settore e hanno chiesto riforme immediate per migliorare le loro condizioni di lavoro.

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I dipendenti pubblici in pensione a Kermanshah, nell’Iran occidentale, hanno tenuto una manifestazione di protesta lo stesso giorno, chiedendo pensioni più alte e un alleggerimento del costo della vita che cresce in modo insostenibile. I dimostranti hanno condannato la corruzione e la cattiva gestione del regime, che hanno ridotto molti in difficoltà finanziarie.

Kerman, nell’Iran sudorientale, l’11 settembre i lavoratori della fabbrica Barez Tires sono entrati nel settimo giorno di sciopero. La protesta, iniziata il 5 settembre, coinvolge 4.500 lavoratori che chiedono con urgenza salari migliori per provvedere alle loro famiglie, leggi fiscali eque e condizioni di lavoro più sicure.

Kangan, nell’Iran meridionale, dipendenti della Pars Oil and Gas Company hanno protestato l’11 settembre, chiedendo modifiche alle regole pensionistiche, la rimozione dei tetti salariali e altre riforme essenziali. I lavoratori del settore denunciano con sempre più forza le ingiustizie economiche che devono affrontare.

Anche gli autotrasportatori della South Aluminium Company a Lamerd, nella provincia di Fars, hanno attuato uno sciopero l’11 settembre. La loro protesta fa parte di un movimento più ampio di camionisti in tutto l’Iran, che chiedono salari equi e migliori condizioni di lavoro, in particolare di fronte all’aumento dei costi.

Il 10 settembre, i lavoratori dei servizi del settore dell’istruzione hanno tenuto una protesta di fronte al Ministero dell’Istruzione a Teheran. Hanno chiesto salari e condizioni di lavoro migliori, avvertendo: “Se le nostre richieste non saranno soddisfatte, chiuderemo le scuole”. I lavoratori hanno denunciato la mancanza di risposta da parte delle autorità, esercitando ulteriore pressione sul governo.

Hamedan, nell’Iran occidentale, i pensionati dei settori dell’istruzione e del governo hanno ripreso le loro proteste il 10 settembre. Hanno chiesto al regime di mantenere le sue promesse in merito a pensioni più elevate e di soddisfare i loro bisogni di base, che sono stati trascurati mentre l’inflazione è in forte crescita.

Lo stesso giorno, a Kermanshah, insegnanti in servizio e in pensione hanno tenuto una protesta, chiedendo un aumento dei salari e delle pensioni e il rilascio degli attivisti imprigionati. I dimostranti hanno anche chiesto il rilascio dei prigionieri politici, criticando la dura repressione del dissenso da parte del regime.

Lavoratori a contratto in più siti della South Pars Gas Company nell’Iran meridionale hanno continuato lo sciopero il 10 settembre, protestando contro i bassi salari e le condizioni di lavoro pericolose. Nonostante la mancanza di risposta da parte delle autorità, i lavoratori sono rimasti risoluti nelle loro richieste di giustizia.

Le proteste si sono estese a Bushehr, dove i lavoratori a contratto di diverse raffinerie della South Pars si sono uniti agli scioperi in corso. Chiedono la rimozione delle ditte appaltatrici, una retribuzione migliore in linea con quella dei dipendenti ufficiali, una maggiore sicurezza del posto di lavoro e un equo risarcimento per i benefit persi.

Le tensioni sono aumentate il 9 settembre quando le forze del regime iraniano hanno ucciso un facchino di carburante nella zona di Rutek nei pressi della città di Khash, nella provincia di Sistan e Baluchistan. La vittima, un membro della minoranza etnica baluci, è stata uccisa a colpi di arma da fuoco senza preavviso dalle forze del regime, in un atto che ha fatto ulteriormente infuriare la popolazione locale.

Nella provincia di Alborz, diverse infermiere in protesta sono state convocate dalle autorità governative il 9 settembre. Secondo quanto riportato, sono state accusate di “violazione delle leggi” e di “incitamento di altri a sabotare e a rendere in modo insufficiente”. Le infermiere, che hanno chiesto salari equi e migliori condizioni di lavoro, hanno sostenuto che le proteste sono un diritto legale e che le autorità stanno cercando di reprimere le loro richieste. La crescente pressione sugli operatori sanitari, in particolare sugli infermieri, ha portato a un’ondata di malcontento in tutto il Paese. Secondo quanto riportato, circa 200 infermiere lasciano l’Iran ogni mese, rappresentando una seria minaccia per il sistema sanitario.

Questi sviluppi giungono mentre l’Iran affronta un’agitazione crescente

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