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Brogna: Medici ‘cervelli in viaggio’, fondamentale specializzarsi in Italia

“Importante fare esperienze all’estero ma poi metterle a servizio proprio Paese”

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Roma – “Cercare il percorso più consono alla propria personalità tenendo presente che la Medicina è un campo in continua evoluzione e il nostro obiettivo, come medici, dovrebbe essere sempre quello di offrire ai pazienti le migliori cure disponibili allo stato dell’arte mondiale. È questo il consiglio che mi sento di dare ai giovani colleghi che mi chiedono cosa fare. Le vie di formazione sono totalmente personali, ognuno deve trovare la propria strada perché come ogni paziente è unico, così lo è il percorso di ogni medico”. Christian Brogna, esperto internazionale nella chirurgia avanzata dei tumori cerebrali e del midollo spinale, iscritto all’Ordine dei Medici-Chirurghi e degli Odontoiatri della provincia di Roma (Omceo Roma), ha lavorato per 10 anni all’estero, di cui 7 nel prestigioso King’s College Hospital di Londra. Da qualche anno è tornato in Italia per mettere a disposizione del suo paese l’arte affinata all’estero.

 

Per Brogna non è corretto parlare di ‘cervelli in fuga’ o di ‘rientro dei cervelli’, perché “in un mondo globalizzato il medico in formazione che va all’estero per aumentare il proprio bagaglio di conoscenze è piuttosto un ‘cervello in viaggio’. Bisogna avere sempre il desiderio di aumentare le proprie conoscenze, osservare, cercare i propri mentori e andare da loro

per apprendere tutto ciò che pensiamo possa essere utile alla professione, ovunque essi siano. Svolgere la nostra professione- dice il chirurgo- significa avere un impatto profondo sulla vita delle persone e viaggiare per apprendere da diverse culture, da situazioni di complessità diverse, accentua la capacità del medico di interagire con le persone in modo unico e appropriato”.

 

A luglio in occasione della ‘Festa del medico’ Brogna è stato premiato dall’Omceo Roma “per la sua straordinaria vita professionale esempio di dedizione e cura per il paziente”, un riconoscimento che lo ha molto emozionato. “L’Ordine dei medici ha scelto di premiarti per il tuo impegno dedicato e la tua eccellenza nel campo medico. Il tuo contributo alla comunità medica e alla salute dei pazienti è stato notevole, e questa premiazione è un modo per esprimere gratitudine e riconoscimento per tutto ciò che hai fatto e continui a fare tutti i giorni”, ha detto in quell’occasione il presidente dell’Omceo Roma, Antonio Magi.

 

E la vita di Brogna è tutta dedicata alla medicina. Dopo aver lavorato a San Paolo, Montpellier, Vienna, Instabul e Londra, ora opera di nuovo a Roma facendo cose straordinarie come l’intervento eseguito, presso il Paidea International Hospital di Roma, su un ragazzo di 35 anni operato per un tumore cerebrale da sveglio mentre suona il sassofono.

 

“Mi hanno sempre mosso la passione e la voglia di imparare, di migliorarmi- dice- È importante guardarsi continuamente intorno e andare ad apprendere in tutti quegli entourage che consideriamo utili al nostro lavoro. La nostra è una professione che non ha confini. Ogni paese porta con sé culture diverse e l’approccio che il medico ha nei confronti del paziente cambia a seconda delle culture. Ho lavorato molto all’estero ma quando sono stato soddisfatto del bagaglio di esperienze e conoscenze acquisite, ho deciso di tornare in Italia sentendo quasi il dovere di mettere questo bagaglio al servizio del mio paese, un paese che ha contribuito moltissimo alla mia formazione”.

 

Per Brogna, infatti, i medici italiani hanno delle peculiarità che difficilmente si ritrovano all’estero. “Il nostro vantaggio- dice- è che abbiamo una solida formazione accademica, aspetto che ci viene riconosciuto in tutto il mondo. Siamo poi persone con una grande resilienza, caratteristica molto importante quando per esempio si devono affrontare interventi difficili o si incontrano degli imprevisti. La resilienza trova nutrimento nella passione- continua il neurochirurgo- senza passione non si può resistere alle sfide di una professione impegnativa come la nostra”. E poi ci sono “l’empatia e l’umiltà, aspetti che si possono imparare e affinare proprio facendo esperienze in contesti differenti.

 

Venire a contatto con realtà diverse- sottolinea Brogna- consente di capire che non esiste una realtà ottimale ma ce ne sono tante, e confrontarsi con colleghi con caratteristiche diverse, che magari possono performare meglio in alcune cose specifiche, insegna a non dare nulla per scontato”.

 

Se è importante aprirsi al mondo, è altrettanto fondamentale per Brogna conseguire la specializzazione in Italia. “Questa è una tappa importante da fare nel proprio paese perché qui ci sono ottime scuole di specializzazione e se si vuole svolgere la propria professione in Italia è indispensabile che si impari a essere medici qui, perché altrimenti non si comprende come interagire con i pazienti italiani”.

 

Tutto questo, però, a fronte di una premessa: “I medici devono essere messi nelle condizioni di svolgere al meglio la propria professione, sia dal punto di vista della qualità del lavoro, sia da quello delle remunerazioni, sia come condizioni di vita. Spesso, invece, i medici non si sentono valorizzati, e pensano che all’estero la situazione sia migliore. Se questa narrazione non cambierà, sia dal punto di vista strutturale che comunicativo, ci ritroveremo con una penuria di medici. Bisogna tornare a investire sul ruolo sociale del medico, bisogna dare ai giovani prospettive e fargli vedere quanto valga la pena svolgere questa professione pretendendo che il nostro lavoro venga considerato a livelli alti”, conclude Brogna.

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