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IL PUNTO  n. 968 del 20 settembre 2024

di MARCO ZACCHERA

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Per scrivermi o contattarmi:  marco.zacchera@libero.it

Numeri arretrati sul mio sito www.marcozacchera.it

 

Ai Lettori

Con questo numero IL PUNTO riprende la sua diffusione settimanale – di norma il venerdì – cercando di dare qualche spunto di riflessione a volte controcorrente.

Non vi nascondo che sono molto preoccupato per l’andamento del mondo ad iniziare dalle prossime elezioni in USA dove è davvero necessario scegliere “Il male minore” – come ha giustamente sottolineato Papa Francesco – tra due candidati che mi paiono del tutto insufficienti rispetto al loro prossimo ruolo. Se penso alle carneficine in atto in Ucraina e in Medio Oriente che non si riescono (e vogliono) fermare e che coinvolgono anche troppi innocenti mi riempio di dubbi anche sul ruolo della NATO.

Soprattutto penso all’Europa, spesso troppo ossequiosa alle strategie USA, che si stia avviando sulla strada dell’autolesionismo demagogico senza accorgersi che rischia di uscirne sconfitta e stritolata. Sorrido pensando che però il 61% degli italiani “condivide il Piano Draghi” per il suo rilancio che è di 450 pagine (e che credo non abbia letto nessuno), ma tanto vale la “buona stampa” che – per esempio – si guarda bene poi dal criticare la BCE che si muove all’opposto di quello che sostiene Draghi o a sottolineare la mancanza di strategia della UE verso la Russia.

In Italia la Meloni prosegue complessivamente con buoni risultati (compresa la nomina in UE di Fitto, l’appoggio avuto del nuovo premier inglese, un’Italia che si dimostra stabile in Europa e un’economia che si tiene a galla) ma ha intorno a sé alcune figure discutibili e spero abbia sempre più coraggio nel prendere posizioni più nette nei confronti di Bruxelles perché solo così ne guadagnerà alla fine in credibilità e chiarezza.

La vicenda Salvini processato a Palermo è intanto più che demenziale, ma una volta di più non si ha il coraggio di affrontare alla radice il problema non tanto bloccando gli sbarchi quanto riducendoli alla partenza.

 

Scusatemi infine se a volte scrivo troppo a lungo, ma credo si debbano un po’ approfondire i vari problemi, non possono bastare gli slogan o i pregiudizi. Resto sempre disponibile a rispondere a chi mi scrive poi direttamente e ringrazio – perché è una gratificazione personale – i lettori che mi seguono e mi mandano altri indirizzi di loro amici o conoscenti che possano essere interessati a ricevere IL PUNTO.

 

POVERO MONDO

Ho ascoltato il deludente dibattito tra la Harris e Trump e ne sono rimasto amaramente deluso. Speravo infatti di vedere e sentire – ma soprattutto capire – l’opinione del futuro vice-capo del mondo (il capo vero e indiscusso è ormai il cinese Xi, che non si pone neppure il problema delle elezioni) ma su argomenti ben più importanti, seri, di drammatica attualità.

Nulla, ed è per questo che ne sono rimasto anche più preoccupato.

L’immigrazione, per esempio, è una grande problematica mondiale e non si può liquidarla con una battuta, così come dimostrare di non avere neppure un’idea di come chiudere il conflitto in Ucraina.

Ma possibile che Trump non abbia capito che poteva incalzare molto di più la rivale sulle assurdità dei suoi voltafaccia, di una che – per esempio – fino all’altro ieri voleva la corsa verso il “green” ed ora accetta di riaprire le miniere di carbone in Pennsylvania pur di non perdere i voti in quello Stato?

E’ incredibile che negli USA non si siano trovate due persone più preparate ed adatte per guidare il paese (quasi) più importante del mondo. Eppure la scelta si è ridotta tra una che è stata promossa in prima fila per mancanza di alternative e rimanere un giocattolo nelle mani altrui (o forse proprio per questo) mentre dall’altra parte c’è un vecchio esaltato che urla slogan e poco di più.

Il confronto è stato un disastro generale tra battute puerili, polemiche inutili e con intorno media – quasi tutti pro-Harris – che colgono solo una parola per strumentalizzare un intero discorso (vedi la sciocchezza dei gatti dell’Ohio), ma si guardano bene dal sottolineare la superficialità di entrambi i candidati.

Pensavo che Trump avrebbe sfruttato meglio l’occasione del dibattito che lo ha reso credibile solo in chiusura, quando ha giustamente accusato la rivale di non aver fatto in questi anni nulla di quello che solo ora promette.

Per contro non ho capito dove sia il “nuovo” della Harris a parte i soliti messaggi un po’ scontati e molto demagogici, cari a chi non ha molto altro da dire.

Un’ America che comunque – per quanto la conosco – è ben diversa da entrambi i due personaggi, anche se sicuramente guarda sempre di più al proprio ombelico che voler pensare ai problemi del mondo. Ma i leader non possono non pensarci ed era proprio dal confronto diretto che doveva uscire la singola opinione di ciascuno.

La Harris – per esempio – è d’accordo o meno di permettere all’Ucraina di lanciare missili a lungo raggio sulla Russia, pur con l’ipocrisia che siano NATO ma non americani? Come uscirebbe dal conflitto (ammesso che ne voglia uscire) al di là delle buone intenzioni? Per contro, ma è mai possibile che Trump non l’abbia incalzata chiedendogli se c’era un punto, anche uno solo, in cui non fosse d’accordo con il suo attuale principale? Macché, in un mondo con problemi economici, ambientali e sociali devastanti l’unico scontro diretto tra i due candidati alla Casa Bianca è stato semplicemente squallido. Mentre per la seconda volta un matto voleva attentare a Trump resto convinto che se i repubblicani avessero proposto un altro candidato avrebbero vinto il 5 novembre a mani basse e il mondo di domani sarebbe stato molto diverso, ma non necessariamente peggiore, da come è invece gestito oggi – non si sa bene da chi – nello studio ovale della Casa Bianca.

 

SOLITA STORIA: POLITICA VS. MAGISTRATI (E VICEVERSA)

Suvvia, non si dica che il PM di Palermo chiedendo 6 anni di reclusione per Salvini per “sequestro di persona” non abbia finalità politiche perché sarebbe una barzelletta. Salvini per una vicenda analoga è stato assolto a Catania, nel 1997 ai tempi di Prodi il “blocco navale” non sollevò nessuna remora dei giudici, il leader della Lega al tempo faceva comunque parte del governo Conte (premier però non indagato) e ci riferiamo ai tempi in cui la “capitana Rackete” (padron, dell’onorevole Carola Rackete perché nel frattempo l’hanno pure eletta al parlamento europeo) che aveva violato ogni tipo di legge e perfino si era volutamente scontrata con una motovedetta della Finanza, ma ne è uscita con l’alloro della martire e nessuna condanna. Due pesi e due misure, che peraltro fanno comodo anche a Salvini che così ha un utile elemento di visibilità. Fanno sorridere che i commenti governativi sulla vicenda siano giudicati “indebita ingerenza” dall’Associazione di Lor Signori Magistrati quando sono i primi Loro, molto spesso, ad invadere il campo della politica “interpretando” le norme di legge e non applicandole, vedi lo “svuotamento” dei centri d’accoglienza, giudicati (da alcuni di loro) illegittimi, qualcuno ricorderà il caso Apostolico.

Nulla di nuovo, ma – per favore – meno reciproca ipocrisia!

 

TOTI E IL TOPOLINO

E così, alla fine, la mega-inchiesta della Procura di Genova con anni di lavoro degli inquirenti e decine di migliaia di intercettazioni (quanto è costata?), proseguita con gli arresti domiciliari “sine die” di Toti fino ad ottenere le sue dimissioni da governatore della Liguria si conclude con un patteggiamento, la caduta dei reati di corruzione e l’ammissione che erano legittimi gli atti di Toti compiuti nell’esercizio delle sue funzioni. È caduta soprattutto l’accusa di corruzione, l’ipotesi iniziale portata avanti in un’indagine durata 4 anni. Certo, se Toti si considerava innocente doveva andare a processo, ma tra quanti anni sarebbe finito il suo incubo giudiziario e chi lo avrebbe mai risarcito se alla fine fosse risultato innocente? Anche perché intanto non avrebbe potuto più candidarsi. Mi resta un dubbio: se gli altri imputati hanno affermato di aver dato contributi un po’ a tutti ( candidati PD compresi) perché solo Toti è stato perseguito?

 

PICCOLA PROPOSTA

Zelesky chiede missili balistici ad USA e  NATO per colpire le basi in Russia, l’UE si dice “preoccupata” perché Putin recupera missili dall’Iran per lanciarli sull’Ucraina. Apprezzando il rifiuto italiano a questa nuova potenziale escalation mi chiedo perché la NATO e soprattutto l’Europa non propongano a Putin di NON concedere i missili all’Ucraina in cambio di un impegno russo a NON acquistare quelli iraniani e a circoscrivere ad una certa distanza dai confini il raggio massimo di azione dei missili e droni esistenti. Il tutto magari concordando un primo “cessate il fuoco” per provare a cominciare a discutere.

Offrire anche possibilità di pace, insomma, non solo fornire altre armi di guerra.

 

DOSSIER MYANMAR

Si parla poco del conflitto che da anni insanguina il Myanmar (ex Birmania) sconvolto dalla guerra civile oltre che dai disastri naturali. Ci sono stato nelle scorse settimane vivendo un’esperienza che credo sia stata davvero unica. Offro ai lettori interessati un “report” su quella situazione, in parte ripresa anche su IL SUSSIDIARIO (un quotidiano online che vi invito a seguire perché mi sembra molto ben fatto). Chi volesse riceverlo on line me lo chieda scrivendomi a : marco.zacchera@libero.it

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI !                                              MARCO  ZACCHERA

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