FOTO Francesco Garbelli, Zebra, 1989, Pellicola adesiva su lamiera, pali, piedistalli in ferro zincato, cm 177x200x50
Milano Scultura cambia pelle. Dagli edifici post-industriali milanesi che l’hanno ospitata fino al 2023, la fiera italiana dedicata alla scultura si trasferisce, dal 4 al 6 ottobre 2024, tra gli splendori sette-ottocenteschi di Villa Bagatti Valsecchi a Varedo (MB).
Gallerie, artisti, progetti speciali, installazioni, incontri e performance, che parlano il linguaggio della scultura contemporanea più attuale, si interfacciano con i saloni, le stanze e il parco dell’eclettica residenza, ambienti carichi di storia e di una bellezza che sopravvive alle offese del tempo.
Si tratta di un cambio di progettualità, spiega la direttrice Ilaria Centola: «La nuova Milano Scultura intende legarsi a un territorio per valorizzarlo, inserendosi in un’architettura straordinaria e in uno dei parchi naturalistici più interessanti della Brianza, e per esserne valorizzata, avvantaggiandosi del sempre intrigante contrasto tra antico e contemporaneo, e scommettendo su un luogo solo recentemente riscoperto.»
Nell’ottava edizione di Milano Scultura l’intervento curatoriale, a firma di Valerio Dehò, diventa più importante: da un lato, perché gli spazi della Villa non consentono il classico layout fieristico diviso in stand ma incoraggiano un percorso più fluido che oltre a dialogare strettamente con le sale della dimora ottocentesca, mettono a più diretto confronto gli autori e le opere selezionate; dall’altro, perché la configurazione delle sale interne ha naturalmente indotto una selezione più stretta dei partecipanti, secondo criteri maggiormente improntati alla qualità delle proposte.
Accanto ai progetti espositivi presentati da artisti e gallerie, la manifestazione promuove un ciclo di incontri e di performance, e due mostre collettive.
“This is the End” è un grido proposto dagli artisti Elisa Cella, Nicola Evangelisti, Nadia Galbiati, Camilla Marinoni, Andrea Meregalli, Matteo Suffritti, da sempre sensibili alle vibrazioni che il mondo produce e custodi della loro rielaborazione. La mostra, che ha avuto una sua prima tappa alla Reggia Monza, presenta alcune delle criticità che affliggono il contemporaneo: le guerre, le pandemie, l’esplosione demografica, la speculazione edilizia, l’avvento dell’intelligenza artificiale, i femminicidi.
“Essential” è invece il progetto presentato da Mistiche Nutelle, collettivo che fin dagli anni Settanta ha fatto del paradosso e della risata anarchica un elemento per smontare il linguaggio del potere. A Milano Scultura sono presenti con una serie sceltissima di lavori che sollecitano, attraverso fotografie, dipinti, assemblage, oggetti vintage, un dialogo ironico e scanzonato con la musica dagli anni Sessanta agli anni Novanta.
Anche lo splendido parco che circonda la Villa diventa occasione di celebrazione della scultura: in una sezione intitolata “Out of Limits” trovano spazio opere di grandi dimensioni e installazioni ambientali.
Di particolare interesse, il progetto di Francesco Garbelli che porta i suoi celebri lavori dedicati alla toponomastica e alla segnaletica stradale: al loro linguaggio codificato l’artista dà un’altra possibilità amplificandone il potenziale attraverso la creazione di nuovi cartelli su supporti sempre originali, realizzando installazioni e interventi sul territorio.
“Altro da me”, opera di Carlo Guzzi in polistirene ad alta densità di 4x5x2,5 metri di altezza, nasce dal tentativo di trovare un nuovo equilibrio nel rapporto tra spazio pubblico e dimensione privata. Ispirata all’opera letteraria di Italo Calvino “Il visconte dimezzato”, lascia affiorare il tema degli opposti che vivono e dialogano in noi.
Due, infine, i progetti speciali: con l’opera “Mazeman Portrait”, Andrea Prandi presenta un progetto transmediale che consente, attraverso una web app dedicata, di comporre un ritratto unico e irripetibile con ciò che l’artista definisce “la propria forma-pensiero”; Vittorio Raschetti cura la mostra collettiva “Tempo mobile incastonato nella forma fossile” con opere in legno, cuoio e bronzo di Helene Foata, GA, Cesare Benaglia e Ismaele Cabri.
La manifestazione è completata da un catalogo edito da NFC edizioni, con un testo di Valerio Dehò.
La sede: Villa Bagatti Valsecchi
Villa Bagatti Valsecchi rappresenta uno degli esempi più significativi di ville settecentesche in Lombardia. Nel 1523, la famiglia Bagatti, esponente della piccola nobiltà milanese si stabilì in campagna per sfuggire alla peste. In questo anno la direzione del monastero S. Maria Maddalena a Milano decide di cedere i propri terreni di Varedo a “Paximus de Bagatis”, membro della famiglia Bagatti, che diventerà Bagatti Valsecchi, dopo l’unione per via matrimoniale della prima famiglia con i Valsecchi, baroni di Belvignate. Già nel XVI secolo nei catasti compare la villa. L’edificio che oggi identifichiamo come Villa Bagatti Valsecchi quindi sorgeva già nel 1721, presentandosi come una piccola dimora non troppo pretenziosa, una cascina settecentesca tipica del panorama lombardo. Nel 1881 Fausto e Giuseppe Bagatti Valsecchi, discendenti della nobile famiglia che nei secoli ha accresciuto il suo patrimonio e guadagnato sempre più importanza nel panorama sociale milanese, decisero di restaurare la villa rendendola una dimora degna della nuova estrazione sociale. Gli architetti hanno deciso di mantenere alcuni elementi strutturali del passato, come le colonne del monastero, rielaborando la costruzione in chiave barocco-barocchetto lombardo. Nel 1884 iniziano i lavori di sistemazione del parco, ideato secondo il modello del giardino inglese, con vari elementi decorativi. Già prima dei lavori di sistemazione il possedimento raggruppava diversi edifici di servizio oltre alla dimora principale. (fonte: Wikipedia)