Intervento della presidente Maryam Rajavi alla conferenza No alle esecuzioni in Iran al parlamento italiano
Roma 25 settembre 2024
Onorevoli membri del Camera dei Deputati e il Senato d’Italia
Cari amici
Inizio con cordiale saluto da parte del popolo iraniano che lotta per la libertà e la democrazia e
Vi ringrazio immensamente per i passi compiuti a favore e il sostegno della Campagna “NO ALLE ESECUZIONI” sfidando il regime Teocratico , primatista delle esecuzioni capitali.
Cinque giorni fa i prigionieri politici attivisti detenuti nel carcere di Ghesel Hesar in un comunicato hanno invocato l’aiuto degli amanti della libertà di tutto il mondo per salvare la vita di altri 3 prigionieri simpatizzanti dei Mojahedin condannati a morte dal Ministero della Giustizia del regime proprio in concomitanza dell’anniversario della rivolta del 2022.
Da 34 settimane i prigionieri politici di più di 20 prigioni iraniane attuano uno sciopero della fame ogni martedì della settimana.
I loro comunicati coraggiosi scritti nelle sezioni della torture e morte rappresentano la voce di un popolo che combatte e ha deciso di resistere e prevalere sul regime delle esecuzioni e il genocidio.
Il regime sopravvive con le esecuzioni. Khamenei , la guida del regime ha fondato il suo potere nel mare del sangue dei 30 mila prigionieri politici trucidati nell’eccidio dell’87.
In base ai rapporti delle Nazioni Unite e gli organi difensori dei diritti umani ,Khamenei nei 35 anni del suo dominio fino ad ora ha eliminato decine di migliaia di persone in pubblica piazza o nei luoghi di tortura.
In poco tempo dall’insediamento del nuovo presidente del regime, Pezeshkian almeno 180 persone sono state giustiziate.
Nel regno della dittatura religiosa le esecuzioni non sono meramente l’applicazione della pena di morte ma una strategia per la sopravvivenza di regime illegittimo.
Khamenei al ritmo di un’esecuzione ogni tre ore regola il grado di repressione, il terrore ed il controllo della società.
Negli ultimi 4 decenni le esecuzioni hanno colpito senza distinzione di etnia e utti gli oppositori politici tra i Curdi,Beluci, Turcomanni , gli iraniani di etnia Araba e curdi, Sunniti I Behai ,gli studenti universitari,liceali,i poeti,gli intellettuali ,gli avvocati, persino gli ecologisti, persino gli adolescenti ,agli anziani e donne in cinteficata non sono rimaste immuni dall’eliminazione organizzata e pianificata dai carnefici del regime.
Negli ultimi due anni in particolar modo sono presi di mira con le pratiche disumane- i gruppi curdi iraniani rifugiatisi in Kurdistan Iracheno.
Il ministero di giustizia di Khamenei è una macchina di esecuzioni -se si fermasse sgretolerebbe l’intero regime e quel giorno non è lontano, la resistenza e la rivolta formatesi nonostante la repressione e l’onda delle esecuzioni sono sufficientemente forti e dotate di capacità per rovesciare i teocrati.
La nostra resistenza per un Iran liberato dalla dittatura religiosa auspica
L’ABOLIZIONE DELLA PENA DI MORTE.
Il controllo di una società decisa a cambiare ormai è una pratica fallita. Negare le istanze del nostro popolo animata dalla profonda volontà di un cambiamento democratico della società e del paese è la pura utopia.
I gravi problemi economici e socio culturali non possono essere risolti che- con la libertà, la democrazia , l’uguaglianza e la giustizia.
E secondo il piano e il programma del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana al posto del poter giuridico traghettata dalla pena di morte ha bisogno di una magistratura moderna ed indipendente rispettosa della presunzione dell’innocenza, il diritto alla difesa ed un giusto processo e l’abolizione della Sharia.
Cari Amici,
la campagna per la moratoria della pena di morte ideata dalla resistenza in Iran all’estero è l’elemento imprescindibile della lotta degli iraniani per rovesciare il regime.
L’Immunità dei funzionari del regime concessagli dall’occidente dura ormai da decenni, la campagna per l’abolizione delle esecuzioni nasce con la finalità di fornire ai vari popoli occidentali la possibilità di guardare con un’ottica diversa l’operato dei rispettivi governi a proposito delle relazioni con un governo appeso al cappio dei suoi oppositori.
Al contempo (questa campagna)serve a motivare la popolazione a garanzia di un’ulteriore espansione delle proteste all’interno dell’Iran e trasformare la più importante arma del regime per la conservazione del potere ,cioè “l’impiccagione” nel suo tendine d’Achille.
Cari Amici,
La moratoria per la pena di morte a partire dalle eliminazioni degli anni 80 , il genocidio dell’ 1988 ,l’eccidio dei rivoltosi della Città di Ghazvin nel 1994 fino all’uccisione di 1500 giovani e adolescenti durante la rivolta del 2019 ed altri 750 nella rivolta del 20222.
L’Ultimo rapporto dell’inviato speciale delle Nazioni Unite per l’Iran riflette una nuova luce sulla verità finora nascosta riguardo la pulizia etnica intrapresa dal regime a partire dagli inizi degli anni 80. Egli precisa che le eliminazioni arbitrarie dei dissidenti politici avvenuta nell’81 e l’82 e il genocidio dell’87 non sono mai stati oggetto dell’indagine e i loro responsabili sono stati impuniti.
Questo rapporto pone l’accento sull’esistenza di noti indizi, importanti documenti e testimonianze che confermano l’uccisione di massa, tortura ed altre pratiche disumane ai danni degli esponenti dell’Organizzazione dei Mojahedin iniziata negli 80 definita come una pulizia etnica configurata come un crimine contro l’umanità, in corso ancora.
Da parte della resistenza del popolo iraniano – invito le Nazioni Unite -gli Organismi Internazionali difensori i diritti umani ed i governi di tutti i paesi a mobilitarsi contro le impiccagioni dei prigionieri e l’uccisione dei rivoltosi.
Quindi:
1-Chiediamo ai governi di condizionare le loro relazioni diplomatiche e commerciali con questo regime allo stop alle esecuzioni e le torture.
2-Chiediamo agli organi competenti di questi stati di spiccare i mandati di cattura internazionali nei confronti di Khamenei ed altri esponenti del regime previsti al diritto internazionale per i crimini commessi contro l’umanità.
3-Chiediamo all’ONU e i suoi stati membri di obbligare il regime ad accettare l’invio di una commissione d’indagine internazionale per visitare i carceri e la situazione di migliaia dei prigionieri in attesa dell’esecuzione.
Infine vorrei ringraziarVi per il sostegno e l’impegno con i quali ci accompagnate.