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di Roberto Vescio*

Nell’ambito del Consiglio Competitività dell’Unione Europea, riunitosi nei giorni scorsi a Bruxelles, il Ministro Adolfo Urso ha presentato una proposta italiana che si propone di delineare le linee guida per una nuova politica industriale europea, in accordo con le raccomandazioni contenute nel report Draghi. Questo approccio si concretizzerà in un ‘non-paper’ che vedrà la collaborazione di altri Paesi europei condividendo i principi della proposta italiana.

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Particolarmente significativo è stato l’intervento del Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, riguardante il settore automotive. Il Ministro ha avanzato l’idea di introdurre uno “European Automotive Act”, sottolineando l’urgenza di anticipare la presentazione dei report sul settore, previsti dal Regolamento sulle emissioni di CO2 per i veicoli leggeri, dal 2026 ai primi mesi del 2025. Questa richiesta si basa sulla necessità di attivare la clausola di revisione dell’articolo 15, che permetterebbe di rivedere le modalità con cui si procederà al graduale abbandono dei motori endotermici entro il 2035.

L’Italia ha delineato tre condizioni fondamentali per raggiungere questo ambizioso obiettivo:

Istituzione di un fondo di sostegno: è cruciale istituire un fondo di sostegno per l’intera filiera automotive e per i consumatori che decidano di acquistare vetture elettriche prodotte in Europa. Questo fondo rappresenterebbe un incentivo importante per la transizione verso un parco auto più sostenibile e competitivo.

Neutralità tecnologica: l’approccio europeo deve favorire la neutralità tecnologica, riconoscendo l’importanza di diverse soluzioni energetiche. Biofuels, e-fuels e idrogeno devono avere un ruolo prominente nella strategia di transizione energetica, consentendo una diversificazione delle fonti e delle tecnologie utilizzate nel settore automotive.

Autonomia nella produzione di batterie: è essenziale definire una strategia che garantisca l’autonomia europea nella produzione di batterie, impiegando materie prime critiche che siano estratte e lavorate direttamente nel continente. Tutto ciò non solo favorirebbe la sostenibilità ambientale, essendo l’attività di estrazione e produzione in Europa soggetta a forte controllo in termini di rispetto dell’ambiente, ma rafforzerebbe anche la competitività dell’industria europea su produzioni che oggi vengono fatte prevalentemente fuori dal nostro continente.

La proposta italiana, dunque, non è solo una risposta alle sfide attuali, ma un’opportunità per guidare il cambiamento verso un’industria automotive più verde e resiliente. È fondamentale che l’Unione Europea accolga queste indicazioni, promuovendo un dialogo costruttivo tra i vari Stati membri e creando un contesto favorevole per l’innovazione e la crescita sostenibile. La nostra capacità di affrontare le sfide del futuro dipende dalla capacità di lavorare insieme, con una visione condivisa e con strategie ben definite, come ha rilanciato ieri il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, parlando a Bonn in occasione del seminario sul clima organizzato nel campus delle Nazioni Unite.

*Ingegnere, Technical Advisor e socio della Fondazione Aidr

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