Il ministro Roccella a “Walden” risponde alle polemiche dei medici sulle segnalazioni dei casi di GPA
Ministro, lei in una trasmissione televisiva ha detto che i medici dovrebbero segnalare i sospetti casi di ricorso alla maternità surrogata. Le hanno risposto che i medici non fanno le spie e che non fanno i delatori…
Questo tipo di risposta la trovo una semplificazione, una banalizzazione inaccettabile, perché la responsabilità del medico, nei casi in cui viene a conoscenza di un reato, è un problema sempre esistito. Ci sono due articoli di legge, non creati da noi, che sono in vigore sin dall’istituzione dello Stato italiano e della Repubblica: uno impone al pubblico ufficiale, quindi anche al medico, il dovere di segnalare all’autorità ogni notizia di reato di cui venga a conoscenza; l’altro stabilisce un’eccezione per i medici, affinché possano mantenere e salvaguardare la relazione di cura. Si tratta di questioni molto delicate e importanti, che non possono essere banalizzate e che non riguardano soltanto la maternità surrogata, a meno che non si sostenga, paradossalmente, che solo in questo caso il medico che segnala un reato è da considerare un delatore. I medici, ovviamente, questo lo fanno da molti anni, decidendo caso per caso e secondo la propria responsabilità. Per esempio, nei casi di violenza sessuale; nei casi in cui si sospetti un traffico di organi; nei casi di un latitante o di una persona ricercata dalla polizia; nei casi di maltrattamenti; o nei casi riguardanti minori, laddove ci sia sospetto di violenze o maltrattamenti. In queste situazioni, i medici sono particolarmente responsabilizzati nel segnalare sospetti di questo genere all’autorità giudiziaria. Non è dunque qualcosa che abbiamo inventato noi per l’utero in affitto, e non ho istigato nessuno a denunciare. Mi è stata fatta una domanda, e ho risposto che è noto come i pubblici ufficiali, per legge, segnalino queste situazioni, e che anche un medico può segnalare all’autorità competente un reato di cui venga a conoscenza. Io credo che il problema sia proprio l’inverso, perché quando si tratta di violenza contro le donne, per esempio, le nostre leggi sollecitano questa responsabilità del medico a segnalare sospetti per salvare la vita di una persona, la vita di un minore o di una donna. E direi che forse è proprio come ho detto all’inizio, cioè l’inverso: quando si tratta di altri reati, tutto va bene e anzi si chiede al medico di intervenire con un ruolo più attivo, mentre, se si parla di maternità surrogata, il medico che volesse segnalare sarebbe considerato un delatore, una spia. Non credo sia così. È un dibattito molto delicato, ovviamente, e, come ho detto, ci sono due articoli di legge che devono bilanciare la responsabilità del medico, il quale decide caso per caso. Ma non si può essere delatori in un caso e benefattori dell’umanità in un altro.
Come immagina che potrebbe avvenire la segnalazione da parte dei medici?
Guardi, può avvenire in diversi casi. Può avvenire, ad esempio, attraverso il ginecologo, poiché un ginecologo sa se una donna ha partorito o meno. Un medico può ottenere questo tipo di informazioni in molti modi, ma il problema non è né attribuire al medico un ruolo che non è il suo, né incitare qualcuno a denunciare e a fare la ‘spia,’ come è stato detto. Tuttavia, c’è un punto da chiarire: se, per esempio, io so che una donna non ha partorito e ha un bambino, questo bambino potrebbe essere frutto di una pratica di maternità surrogata all’estero, ma potrebbe anche trattarsi di un rapimento o di una compravendita di un neonato. Pertanto, se non c’è una segnalazione in un caso sospetto e se non si intende verificare cosa sia realmente accaduto, non sarà possibile saperlo. Si tratta, quindi, di situazioni che vanno approfondite e, in certi casi, è necessario avviare un’indagine.
Le coppie eterosessuali e omosessuali che hanno già fatto ricorso alla surrogata avranno problemi di stigma sociale sui figli nati tramite GPA?
In Italia tutti i bambini sono uguali, e nessuno pone uno stigma sociale. Anzi, posso dire che non solo non esiste uno stigma sui bambini nati da surrogata, ma ricordo numerosi articoli sulle riviste e servizi televisivi che esaltano i genitori che hanno scelto questa pratica. Non vedo quindi alcuno stigma, anzi, a volte ho notato una certa propaganda. Vorrei rassicurare tutti, inclusi i cittadini americani e stranieri: questa legge è esplicitamente rivolta esclusivamente ai cittadini italiani, come chiaramente indicato nel testo. Si tratta, lo ripeto, di rafforzare l’efficacia di una legge italiana che veniva aggirata recandosi all’estero. Un cittadino italiano dovrebbe rispettare le leggi italiane, ma molti non lo facevano. Ora, con questo divieto più incisivo, la violazione sarà perseguibile anche se commessa all’estero.
Per quanto riguarda i bambini, sono circolate informazioni completamente sbagliate. Ci sono legittime battaglie politiche portate avanti da sindaci o associazioni, ma la verità è che la Corte Europea ha respinto i ricorsi di genitori che mettevano in discussione il riconoscimento del secondo genitore. Quando si ricorre alla GPA, uno dei genitori è sempre quello biologico, che ha un riconoscimento automatico del figlio; l’altro genitore, partner del genitore biologico, può seguire la procedura di adozione in casi particolari, una legge in vigore dal 1984 per tutte le famiglie. Ad esempio, una donna con un figlio non riconosciuto dal padre o rimasta vedova che si risposa non vede il nuovo marito automaticamente diventare padre del figlio: deve seguire questa procedura di adozione per casi particolari. È una procedura semplice, non paragonabile alla normale procedura adottiva, e consente al magistrato di accertare il legame continuativo con il bambino.
Questa procedura, anche dopo diverse sentenze italiane, è stata estesa al secondo genitore nelle coppie omosessuali. La stessa Corte Europea ha stabilito che in Italia esiste una procedura completamente percorribile e facilmente accessibile per riconoscere il secondo genitore. Dunque, da un lato possiamo dire che i bambini hanno tutti i diritti, e dall’altro, per quanto riguarda i genitori, la procedura di adozione in casi particolari colma l’eventuale mancanza del secondo genitore. E lo ripeto: la stessa Corte europea – che certamente non è sospetta di parzialità su questi temi in Italia – ha rigettato vari ricorsi dicendo che tutto è assolutamente garantito in Italia, sia i diritti dei bambini, sia il diritto del bambino all’eventuale secondo genitore.
In questo modo si è di fatto sdoganata o concessa la step childadoption, cioè l’adozione per le coppie omosessuali?
Sì, la stepchild adoption è di fatto una realtà in Italia, grazie a sentenze e non per volontà del Parlamento, quindi è possibile ricorrere a questa procedura. La procedura di adozione in casi particolari corrisponde alla stepchild adoption, richiesta già all’epoca del riconoscimento delle unioni civili. Non comprendo perché ora venga considerata non efficace o insufficiente, e si chieda invece la registrazione automatica del riconoscimento di maternità e paternità ottenuto all’estero, il che equivarrebbe a una totale legittimazione della maternità surrogata realizzata all’estero, se così fosse.
Sì, diciamo anche che però all’epoca era la destra ad essere al contrario la step child adoption. Non solo, se questa legge che avete fatto facesse da deterrente non ci sarebbe più il problema…
Infatti, quello che non capisco è la continua insistenza sul tema: ma se, per esempio, una coppia o un singolo violano questa legge e si recano all’estero per la maternità surrogata, come vi ponete di fronte a ciò? È come dare per scontato che le leggi possano essere aggirate o violate e che il compito del legislatore sia, in qualche modo, facilitare queste infrazioni. No, quello che noi vogliamo è esattamente l’opposto: questa modifica alla legge sulla maternità surrogata, con la possibilità di perseguire il reato anche all’estero, mira proprio a prevenire che le persone ricorrano a questa pratica. Se riteniamo che sia una pratica incivile e offensiva – e potrei citare le parole della Corte di Cassazione o della stessa Corte Costituzionale, che hanno descritto la maternità surrogata con termini molto netti e forti – allora dobbiamo agire di conseguenza.
Quindi, se la Corte Costituzionale e la Corte di Cassazione ribadiscono che questa è una battaglia di dignità, dobbiamo fare in modo che la legge venga recepita nella cultura diffusa, che la si comprenda fino in fondo come pratica offensiva, e rendere il divieto realmente efficace. Personalmente, sostengo appieno i movimenti che abbiamo citato, che mirano all’abolizione universale di questa pratica, e credo sia giusto che anche in altri Paesi si arrivi a un divieto universale.
Questo è un estratto dell’intervista del Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità Eugenia Roccella a “WALDEN, la terra della libertà”, il programma condotto da Francesco Borgonovo.
L’intervista integrale questa sera, alle ore 21, su Cusano News 7 (canale 234).