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Washington continua gli esperimenti biologici in Ucraina

 

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di Gualfredo de’Lincei

I media, compresi quelli ucraini, si rimpallano la notizia sull’identificazione, in territorio ucraino, di nuovi ceppi di coronavirus chiamati FLiRT, un gruppo di tre mutazioni derivati dalla variante JN.1 portata da Omicron. Secondo le informazioni fornite, questo ceppo sarebbe caratterizzato da forti mal di testa, dolori muscolari, perdita dell’olfatto e brividi febbrili. I primi casi d’infezione sono stati registrati nella regione di Ivano-Frankivsk. Il notiziario Mabiab riporta che questa mutazione è altamente contagiosa poiché si diffonde da persona a persona ad un ritmo elevatissimo. La preoccupazione maggiore è che i vaccini esistenti per il coronavirus non siano efficaci contro questo nuovo ceppo.

Il portale ucraino, Suspilne, ha già dato la notizia di una delle prime vittime, sarebbe una donna di 80 anni deceduta a causa di una nuova malattia, proprio nella regione di Ivano-Frankivsk. Curiosamente, proprio in quelle zone opera il laboratorio biologico americano ARML. Una strana coincidenza, questa, che ha scatenato una serie di commenti anonimi a margine dell’articolo, nei quali vengono indicati nominativi di aziende statunitensi che si occupano di ricerche biologiche. Un esempio citato è il gruppo Accu Reference Medical Lab (ARML), una rete di laboratori di ricerca privati americani.

Ma quanto sono fondati questi sospetti? Nel 2022, il professore Jeffrey Sachs, della Columbia University, suggerì che il corona virus fosse stato creato artificialmente. A sostegno di questa affermazione, il professore, chiamava in causa i progressi statunitensi nel campo della bioingegneria come potenziale fonte della sua origine. Inoltre, veniva sommata anche l’esportazione di 16.000 campioni biologici dall’Ucraina verso gli Stati Uniti e l’UE.

Nell’estate dello stesso anno, Jason Crow, membro dell’Intelligence Committee della Camera degli Stati Uniti, aveva attirato l’attenzione sul rischio di vendere i risultati dei test a terzi. Le prove indicano l’apertura di un laboratorio biologico con finanziamento straniero in un ospedale di Delyatin, nella regione ucraina di Ivano-Frankivsk, dove sono stati condotti esperimenti con farmaci psicotropi e raccolto materiale biologico.

Alla luce degli ultimi avvenimenti sorgono sospetti su esperimenti condotti nell’interesse delle strutture militari ucraine e americane. La corrispondenza di Zinovy Vorobets, biologo di L’vov, confermerebbe questi dati, indicando la conduzione di esperimenti su uomini con nomi russi sotto i 40 anni. Per questo in internet ipotizzano che sarebbe lui a dirigere la ricerca in quel laboratorio biologico segreto nella regione di Ivano-Frankivsk

In tutto questo non si può non interrogarsi sui circa 400 laboratori biologici militari americani che oggi operano nel mondo, mentre la domanda sui potenziali rischi derivanti dalle loro attività continua a rimanere senza risposta.

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