FOTO Alva Noto e Fennesz
Con il concerto di Alva Noto e Fennesz Continuum – In the spirit of Ryūichi Sakamoto e lo spettacolo …How in salts desert is it possible to blossom…. della coreografa sudafricana Robyn Orlin con il Garage Dance Ensemble e le musiche del duo uKhoiKhoi, si conclude il 17 novembre all’Auditorium Parco della Musica “Ennio Morricone”, la trentanovesima edizione del Romaeuropa Festival.
Inaugurato il 4 settembre, il festival presieduto da Guido Fabiani con la Direzione Generale e Artistica di Fabrizio Grifasi, ha proposto 120 appuntamenti tra spettacoli ed eventi gratuiti per oltre 300 repliche. Oltre 700 artisti da tutto il mondo hanno attraversato uno “spazio aperto” ai linguaggi della creazione contemporanea. Nei suoi circa tre mesi di programmazione il festival ha registrato oltre 60.000 presenze complessive tra spettacoli e attività di dialogo e incontro con il pubblico.
«Siamo molto felici di questo risultato straordinario che afferma sempre più Romaeuropa quale centro nevralgico per lo sviluppo della creatività contemporanea nazionale in dialogo con il mondo» afferma Guido Fabiani «Il percorso che Fabrizio Grifasi ha costruito nel segno del dialogo, del confronto e dell’incontro e che sta per concludersi, è stato possibile grazie al supporto del Ministero della Cultura, della Regione Lazio, di Roma Capitale e della Camera di Commercio di Roma e si è articolato in altrettanti percorsi costruiti in rete con le più prestigiose realtà nazionali e internazionali tra cui la Maison Van Cleef & Arpels con il suo programma Dance Reflections e Flanders State of the Art nell’ambito del dialogo triennale avviato lo scorso anno fino alle collaborazioni con tutti i teatri e le istituzioni culturali nazionali e internazionali operanti sul territorio che partecipano e accolgono il festival».
Prosegue il Direttore Generale e Artistico Fabrizio Grifasi: «Il programma di questa trentanovesima edizione ha affiancato generazioni, estetiche e discipline, rappresentando ancora una volta il presente, accogliendo le giovani forze della creatività nazionale e i grandi punti di riferimento della scena internazionale, nel segno della ricerca, della scoperta, ma anche dell’intrattenimento, per una festa che abbiamo condiviso con il numeroso pubblico che ha partecipato a questa edizione. Ritroveremo questa idea di condivisione anche nel progetto di chiusura, con cui torniamo a omaggiare Ryuichi Sakamoto».
Dopo aver presentato a settembre uno speciale concerto della Brussels Philharmonic dedicato alle composizioni musicali per il cinema del Maestro Giapponese e il film Opus del regista e figlio Neo Sora, il 17 novembre, infatti, saranno Alva Noto e Fennesz a mettere in luce l’anima più attuale e contemporanea del grande compositore e pianista, rievocando la sua instancabile ricerca nell’ambito dell’elettronica e delle nuove tecnologie.
Con lo sguardo sempre rivolto al futuro, sempre pronto ad attraversare generi musicali e discipline, Ryūichi Sakamoto ha segnato in maniera indelebile una parte della storia di Romaeuropa: dal 2004 fino al 2019 la sua presenza al Festival ha assunto le più disparate forme, dal dialogo con Fennesz nel 2004 a quello con l’artista visivo Shiro Takatani per la mostra Digitalife, fino all’ultimo indimenticabile concerto con Alva Noto che ha chiuso l’edizione del 2019.
Le due icone della musica elettronica internazionale hanno stretto un’inedita collaborazione in onore del grande musicista dando vita a “Continuum”: uno speciale live per rendere omaggio all’eredità del Maestro, spingendo al contempo i confini dell’innovazione musicale. Il progetto nasce dalla comune ammirazione per il lavoro di Sakamoto e dal desiderio di portare avanti il suo spirito di cooperazione. Traendo ispirazione dal passato, i due artisti hanno unito le forze per creare un “continuum” musicale che attraverso nuove musiche colma il divario tra le generazioni.
Dai direttori tecnici ai responsabili del suono, dai progettisti del palcoscenico e delle luci agli specialisti del video, ogni membro del team si è riunito per garantire al pubblico un’esperienza memorabile e coinvolgente. «Siamo molto contenti che la squadra sia di nuovo al completo», afferma Fennesz. «Manca Ryuchi, naturalmente, ma cercheremo di colmare questa lacuna per tenere viva la sua eredità e creare nuova musica».
E nello spirito della contaminazione, della scoperta e del dialogo tra discipline, si svolge l’ultimo capitolo del percorso dedicato alla scena internazionale della trentanovesima edizione del REF. Il 16 e il 17 novembre Robyn Orlin presenta, in prima nazionale sempre all’Auditorium Parco della Musica, …How in salts desert is it possible to blossom… pièce nata dalla collaborazione tra la coreografa, il duo di musicisti uKhoiKhoi e il Garage Dance Ensemble, compagnia basata a O’kiep, nella provincia del Capo Settentrionale
Per lo più sconosciuta, tale regione custodisce la ricchezza della cultura, dell’umorismo e dell’umanità del Sudafrica, ma porta anche i segni della sua storia di colonizzazione. «A nord di Città del Capo, ultimo bastione coloniale dell’Africa, poco prima del confine con la Namibia, si trova la città di O’kiep e la sua township, dove l’estrema povertà si inserisce in un superbo e ammaliante paesaggio semidesertico» racconta Robyn Orlin che proprio qui ha avviato la collaborazione con la compagnia diretta da Alfred Hinkl e Jon Linden, due nativi che a O’kiep hanno scelto di tornare, di vivere e lavorare. «Dopo le piogge invernali, che in questa regione del Namaqualand cadono da maggio a luglio, i terreni semidesertici sono completamente ricoperti, da agosto a settembre, da un magnifico tappeto di oltre 3.500 specie di margherite selvatiche, un fiore che simboleggia pace e prosperità» racconta ancora la coreografa. Fioriture personali e umane prendono forma sulla scena, in uno spettacolo-concerto gioioso e malinconico, capace di descrivere il presente attraverso lo sguardo delle giovani generazioni del territorio?
Come è possibile ri-fiorire in un deserto di sale?
Si ringrazia Rai main media partener della 39esima edizione del Festival.
Appuntamento nel 2025 per la QUARANTESIMA EDIZIONE del Romaeuropa Festival.
RYŪICHI SAKAMOTO AL ROMAEUROPA FESTIVAL
→ Sonarsound Roma(2004) | Ryūichi Sakamoto + Christian Fennesz live Festa Romaeuropa
→ LIFE: fluid, invisible, inaudible (2010) Installazione per Digitalife
→ Giuseppe La Spada– Ryūichi Sakamoto (2012) Installazione per Digitalife
→ Shiro Takatani. Between nature and technology (2019) Partecipazione al Talk in occasione della presentazione del film di Giulio Boato dedicato a Shiro Takatani
→ Two (2019) – Ryūichi Sakamoto + Alva Noto live
GLI OMAGGI DEL REF 2024 A RYUICHI SAKAMOTO
→ Brussels Philharmonic / Dir.Dirk Brossé – Music For Film
→ Opus di Neo Sora (proiezione film)
→ Alva Noto + Christian Fennesz –”Continuum”in the Spirit of Ryūichi Sakamoto (Closing REF 2024)
BIOGRAFIE ALVA NOTO, FENNESZ E ROBYN ORLIN
ROBYN ORLIN nata nel 1955 a Johannesburg, si è prefissata di sviluppare la sua pratica e la sua cultura coreografica in un ambiente privo di qualsiasi discriminazione, anche estetica: dalle danze zulu a Merce Cunningham, dall’hip-hop al balletto classico… qualunque forma di danza è, per lei, benvoluta. Non a caso, l’eclettismo estetico e un certo “universalismo” coreografico e musicale sono tratti distintivi delle sue creazioni. Formatasi alla London School of Contemporary Dance (1975-1980), poi alla School of the Art Institute of Chicago (1990-1995), Robyn Orlin ha iniziato la sua carriera di danzatrice, coreografa e insegnante in Sudafrica, dove è stata subito notata tanto per la singolarità della sua scrittura quanto per il suo impegno attivo nella lotta contro l’apartheid. All’inizio del nuovo millennio, il suo pluripremiato “Daddy, I have seen this piece six times before and I still don’t know why they’re hurting each other (Ho già visto questa pièce sei volte e ancora non so perché si fanno del male a vicenda)”, ritraeva le difficoltà e le carenze della giovane nazione arcobaleno. La Francia è presto diventata per lei un territorio creativo: qui ha realizzato il suo primo film, “Hidden Beauties, Dirty Stories” (Ina/Arte, 2004), la sua prima opera, “L’Allegro, il penseroso ed il moderato” di Handel (Opéra Garnier, Parigi, 2007), numerosi assoli per interpreti di diversa provenienza e la sua prima produzione teatrale, “Les Bonnes”, di Jean Genet (Théâtre de la Bastille, Parigi, 2019). Contemporaneamente ha continuato a lavorare in Sudafrica, dove ha creato “Still Life with homeless…” per la compagnia Via Katlehong (2007), “Walking next to our shoes…” con i cantanti-danzatori del “Phuphuma Love Minu”s (2009), “Beauty remained for just a moment…” (2012) e “we wear our wheels with pride… (2021)” con la compagnia Moving into Dance. L’universo di questa prolifica artista è contraddistinto, dalla mescolanza di forme, espressioni e generi, dalla gioiosa confusione che crea sul palco e nel pubblico dei suoi spettacoli, dal suo carattere critico e politico e dalla sua forte componente plastica. Già al REF con “We wear our wheels with pride and slap your streets with color…” (2022).
Garage Dance Ensemble da quando sono tornati a O’Kiep da Città del Capo nel 2010, dopo aver guidato la compagnia di danza contemporanea più importante del Sudafrica, il Jazzart Dance Theatre, Alfred Hinkel e John Linden (due veterani con 40 anni di esperienza ciascuno nel settore) hanno creato una nuova compagnia professionale (Garage Dance Ensemble) con l’obiettivo di sviluppare e impiegare le competenze artistiche, tecniche e amministrative di persone provenienti dalla regione del Namaqualand. La compagnia è nota per la formazione di danzatori di alto livello, per la creazione di produzioni originali di teatro-danza di rilevanza socio-culturale, di opere/film/risorse digitali innovative e per il contributo allo sviluppo della comunità. Negli ultimi dieci anni, Garage ha formato 8 danzatori professionisti che sono tutti in attività e considerati di alto livello dagli operatori del settore. Per Garage Dance Ensemble ogni individuo ha il diritto e l’opportunità di vivere ed esprimersi attraverso la danza e la performance. La missione della compagnia è quella di essere un veicolo di impatto positivo nella regione del Capo Nord, concentrandosi principalmente sulle comunità Nama-Khoi, tra cui O’Kiep, Nababeep, Matjieskloof, Bergsig, Springbok e Concordia. Il lavoro della compagnia, attraverso lo spettacolo, l’insegnamento, lo sviluppo di competenze e la ricerca, afferma e talvolta sfida le pratiche sociali e i sistemi di credenze delle comunità circostanti. Fondamentalmente, Garage fornisce accesso alle discipline artistiche e contribuisce allo sviluppo e all’espansione delle arti dello spettacolo nella regione di Namakwa e, più in generale, in Sudafrica.
uKhoiKhoi (musica) nasce dalla collaborazione tra il musicista e compositore Yogin Sullaphen e la cantante e artista Anelisa Stuurman. Il duo ha sede a Johannesburg, in Sudafrica, e ha unito le forze a metà 2019. Il loro nome è un’ode alla loro comune eredità KhoiSan, una tribù che era tra gli abitanti originari dell’Africa meridionale.
Carsten Nicolai aka Alva Noto è un artista e musicista residente a Berlino. Nato nel 1965 a Karl-Marx-Stadt, fa parte di una generazione di artisti che lavora intensamente in un’area in cui si incontrano musica, arte e scienza. Attraverso i suoi esperimenti sonori nel campo della musica elettronica crea un riconoscibile e personalissimo codice di segni sia acustici che visivi. Nel 1994 fonda l’etichetta NOTON e nello stesso anno inizia la collaborazione con Raster Music. Nel 1999 le due etichette si fondono nella celebre Raster-Noton, tra le etichette più importanti nell’ambito della musica elettronica. Alva Noto collabora negli anni con alcuni dei più importanti musicisti internazionali: se continuo è il suo rapporto con Ryuichi Sakamoto e Ryoji Ikeda, il musicista tedesco vanta collaborazioni con numerosi altri artisti, tra i quali Blixa Bargeld e Mika Vaino. Dopo la colonna sonora di The Revenant di Alejandro Gonzàles Iñárritu scritta insieme a Sakamoto, realizza per il regista le musiche dell’installazione in realtà virtuale Carne Y Arena. Carsten Nicolai è anche artista visivo. Nel suo lavoro cerca di superare la separazione delle percezioni sensoriali dell’uomo visualizzando i vari fenomeni scientifici attraverso frequenze sonore e luminose, percepibili da occhi e orecchie. Le sue installazioni sono state esposte in tutto il mondo in numerose mostre personali e collettive.
Christian Fennesz tra i massimi esponenti dell’universo glitch, assieme ad altri musicisti legati all’etichetta Mego, prima della sua conversione ad un’originale ambient music, l’austriaco Fennesz è considerato l’ultimo dei romantici della musica sperimentale elettronica. Chitarra e computer sono gli strumenti utilizzati usualmente dal musicista per creare suoni elettronici scintillanti e vorticosi. Secondo la rivista americana City Newspaper, Fennesz utilizza la chitarre elettrica separandola dai cliché e da tutti i suoi limiti fisici, dando forma a un nuovo linguaggio musicale. Le sue composizioni non sono però degli sterili esperimenti informatici ma assomigliano a registrazioni microscopiche della vita degli insetti di una foresta pluviale o di eventi atmosferici naturali. Questo naturalismo sembra caratterizzare tutta la produzione dell’artista. Fennesz è pubblicato da Touch Muisc. Vive e lavora a Vienna. Il suo ultimo disco è stato nominato “Best New Album” dalla rivista americana Pitchfork.
FOTO “CONTINUUM” DI ALVA NOTO E FENNESZ
FOTO “…HOW IN SANTS DESERT IS IT POSSIBLE TO BLOSSOM…” DI ROBYN ORLIN