Siria, UNHCR: continuare a proteggere e sostenere i siriani all’interno e all’esterno del Paese
Questo è un riassunto delle parole pronunciate dal Direttore dell’UNHCR per il Medio Oriente e il Nord Africa, Rema Jamous Imseis – a cui il testo citato può essere attribuito – durante il briefing stampa tenutosi oggi al Palazzo delle Nazioni di Ginevra.
Se da un lato i recenti sviluppi portano speranza e una possibilità di pace e stabilità, dall’altro sottolineano le immense sfide che i siriani sfollati all’interno del Paese e i rifugiati all’estero devono affrontare.
La situazione in Siria è fluida e tutt’altro che stabile. Nelle ultime tre settimane, abbiamo visto più di 1 milione di persone costrette a fuggire dalle proprie case, migliaia di rifugiati siriani di ritorno e migliaia di siriani in fuga dal Paese.
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I rifugiati siriani sono tornati spontaneamente in Siria dalla Turchia e dal Libano, e un numero minore dalla Giordania.
Oltre 7 milioni di persone erano già sfollate all’interno del Paese, mentre più del 90% della popolazione ha bisogno di sostegno umanitario per sopravvivere.
Stiamo cercando di monitorare tutto questo e di rispondere dove possiamo, nonostante le fragili condizioni di sicurezza.
Sebbene l’UNHCR speri che i recenti sviluppi portino alla fine della più grande crisi di sfollati al mondo, il cambio di regime non significa che la crisi umanitaria sia finita.
I siriani all’interno e all’esterno del Paese hanno ancora bisogno di protezione e sostegno.
L’UNHCR ha pubblicato ieri una posizione aggiornata sui rimpatri in Siria, che sottolinea il principio di non respingimento (o nessun rimpatrio forzato) e il diritto dei siriani di accedere all’asilo. Mentre i rischi di protezione legati alla persecuzione da parte del precedente governo sono diminuiti, altri rischi per gruppi particolarmente vulnerabili possono persistere o emergere.
Data la perdurante incertezza in Siria, chiediamo agli Stati di essere pazienti e di evitare di fare valutazioni affrettate o prendere decisioni drastiche finché non ci sarà maggiore chiarezza. È importante mantenere la protezione per coloro che hanno già trovato rifugio nei Paesi ospitanti e che non siano costretti a tornare in Siria. Qualsiasi ritorno di rifugiati deve essere volontario, sicuro e dignitoso.
Non dobbiamo dimenticare che gli ultimi 14 anni hanno creato una catastrofe umanitaria a molti livelli in Siria, compresa la distruzione di ampie zone del Paese, di case e infrastrutture.
L’UNHCR e i suoi partner sono presenti sul territorio siriano, riprendendo rapidamente i programmi di assistenza e sostegno dove la sicurezza è migliorata. Oltre l’80% dei nostri centri comunitari in tutto il Paese sta funzionando di nuovo dopo una breve pausa.
Nell’ultima settimana abbiamo fatto passi da gigante anche nella ripresa delle operazioni nelle aree in cui la situazione della sicurezza ha iniziato a stabilizzarsi, come ad Aleppo, Damasco, Homs e Hama. Attraverso il nostro partner, la Mezzaluna Rossa Araba Siriana (SARC), stiamo anche ristabilendo una presenza ai valichi di frontiera. Questo ci consente di monitorare regolarmente i movimenti in entrata e in uscita e ci permette di coinvolgere i siriani che rientrano, fornendo loro informazioni sull’assistenza umanitaria disponibile e sul sostegno nelle aree in cui intendono rientrare, compresi i centri comunitari finanziati dall’UNHCR.
Oltre a una transizione pacifica del potere, abbiamo bisogno di un impegno deciso da parte della comunità internazionale a sostenere i siriani con bisogni umanitari gravi e a investire in iniziative di ricostruzione e recupero e in opportunità di sostentamento che permettano ai siriani di diventare autosufficienti e di dipendere meno dagli aiuti – cosa che sappiamo desiderano disperatamente.
Oggi l’UNHCR ha pubblicato un “Piano di preparazione e risposta” per la Siria, con cui chiede di stanziare 310 milioni di dollari per far fronte alle esigenze critiche di un milione di rifugiati siriani che si prevede arriveranno in Siria tra gennaio e giugno 2025, nell’ambito di movimenti spontanei e organizzati dai governi ospitanti dei Paesi vicini. Questo appello, in collaborazione con altre agenzie e partner delle Nazioni Unite, comprende anche il sostegno a 200.000 membri delle comunità locali che ospiteranno i rifugiati di ritorno e gli sfollati interni di ritorno.
Stiamo operando in una situazione molto dinamica, ma ci stiamo adattando e siamo agili, data la nostra nuova realtà operativa, e speriamo che i nostri donatori possano rispondere con la stessa flessibilità. Le risorse devono essere fornite nel modo più flessibile possibile per consentire di fornire assistenza dove è più necessaria.
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