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Gesù bambino più fortunato dei bimbi “messi in croce” oggi in Palestina
Nel vangelo di Luca leggiamo: “Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’albergo” (Lc 6,7). Ma nella traduzione c’è un grosso errore. La versione giusta è: “Perché non c’era posto per loro nell’alloggio”. Del resto, nel piccolo villaggio di Betlemme non c’erano alberghi, a dispetto di Guido Gozzano che nella sua poesia di alberghi ce ne mette addirittura cinque. Non c’era posto per Maria e Giuseppe nella casa degli amici o dei parenti che li ospitarono e furono costretti ad adattarsi nella mangiatoia, locale che faceva parte dell’alloggio. Niente grotta quindi e neppure capanna, e sicuramente niente freddo e niente gelo. Luca, infatti, riferisce: “C’erano in quella regione alcuni pastori che pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge” (Lc 8,2), il che significa che la stagione era mite. E sicuramente Gesù non nacque povero. Un falegname in Palestina era un uomo abile, utile e particolarmente stimato. Così è ragionevole ritenere che Maria e Giuseppe, disponendo di denaro, avessero avuto la possibilità di avvolgere il bambino in panni morbidi e caldi. Insomma, troppa fantasia sulla nascita di Gesù, smentita da ciò che si legge nel vangelo di Luca. E senz’altro possiamo affermare che da bimbo e fino a quando non fu processato e crocifisso, Gesù fu assai più fortunato di tanti bambini nel mondo e di quelli “messi in croce” oggi in Palestina.
Renato Pierri

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