Sin dal primo giorno dell’elezione il mantra di Papa Francesco ha predicato la politica delle porte aperte e dell’accoglienza ad oltranza. Poi, come un fulmine a ciel sereno, il 19 dicembre scorso, dodici anni di sermoni senza varianti o riposizionamenti, sono stati infranti dall’onda d’urto di un decreto che sembra scritto dal quartetto Cetra dei sovranisti Trump – Vannacci – Salvini – Meloni. Il decreto anti accoglienza stabilisce la pena da 1 a 4 anni e la multa da 10mila a 25mila euro per “chiunque fa ingresso nel territorio dello Stato della Città del Vaticano con violenza, minaccia o inganno”. Il comma 2 dell’articolo 1 del decreto, entra nei dettagli specificando che «si considera verificatosi con inganno l’ingresso avvenuto con elusione fraudolenta dei sistemi di sicurezza e di protezione dello Stato ovvero sottraendosi ai controlli di frontiera». Enigma: le associazioni e i movimenti della galassia immigrazionista e gli ideatori del melting pot interrazziale, cioè gli stessi che “ieri” riempivano le piazze al grido di “morte ai non inclusivi, ai fascisti e ai razzisti”, avranno il coraggio di ripetere le identiche critiche all’ex beniamino dei migranti, dei poveri e dei senza dimora?
Gianni Toffali