Da quanto leggo sulla stampa mi par di aver capito che sono in via di ultimazione-validazione almeno sette vaccini e che, due o tre, sono già non solo testati ma anche iniettati al personale sanitario ed agli ultra ottantenni.
Si sa anche che le modalità di impiego variano da un vaccino all’altro per cui mi pare legittimo chiederci con quale priorità viene scelto l’uno piuttosto che l’altro. Non solo, ma viene anche il timore che il personale addetto alle vaccinazioni, possa incorrere in qualche disguido, tanto per usare un eufemismo, realtà suffragata dalle tante dichiarazioni rilasciate dai “soloni” della scienza medica che, da quasi un anno, ci hanno abituati spesso ad ascoltare affermazioni in netto contrasto fra loro. E ciò al punto da annettere comprensibili sfiducia.
Io non metto in dubbio comunque che il vaccino abbia una qualche efficacia, anche perché, oggi come oggi, varrebbe il detto veneziano “o te magni sta’ minestra o te salti sta’ finestra”, nel senso che altro non c’è. Tuttavia, se fra qualche giorno si scopre, come alcuni medici hanno dichiarato (prof. Pagano di Padova dixit), che un farmaco antitumorale potrebbe risolvere il problema Covid, cosa si farà ? Forse si smetterà di iniettare quelli già testati ed in via di inoculazione a favore di detta pillola ?
Oggettivamente, lo scrivente ottantacinquenne, viene preso da ansia anche perché, ad una certa età, è preferibile morire di morte naturale anziché di eventuale morte indotta, stante il fatto che gli esiti dei vaccini sin qui iniettati si vedranno fra mesi. Non solo, ma in cuor suo, gli verrebbe anche il dubbio di fungere da cavia, stante il fatto che questo tipo di vaccino anti-covid, nulla ha a che vedere con quelli della poliomielite, del vaiolo, del colera, del morbillo per i quali esisteva una certa fondatezza sulla genesi del virus stesso, mentre per il Covid-19, pare si navighi ancora a vista, per via delle sue varianti in continuo itinere.
Detto questo, non resterebbe che scegliere il male minore ?
Arnaldo De Porti
Belluno Feltre