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Il 9 gennaio scorso, lette le prime indiscrezioni di stampa (https://www.ilgiorno.it/milano/cultura/archivio-umberto-eco-1.5889471) secondo le quali la ricchissima biblioteca e l’archivio personale di Umberto Eco perverranno a breve allo Stato in parte per acquisto (i libri antichi) e in parte per donazione (gli oltre 30.000 volumi più recenti), ma poi gli uni prenderanno la strada della biblioteca Braidense e gli altri quella di Bologna, ho chiesto chiarimenti alla Soprintendenza lombarda mediante un accesso agli atti. Il trasferimento a Bologna (da farsi), e l’accordo del MiBACT con l’Università Alma Mater (da scrivere) per la collocazione dei libri, “assieme a diversi appunti e manoscritti del professore”, in una biblioteca (da costruire) che dovrebbe ospitarli – per un periodo di novant’anni, leggo oggi da un’altra fonte di stampa, che dà anche per già identificato e disponibile lo spazio fisico di destinazione –, corrisponderebbe alla volontà dei familiari del celebre semiologo scomparso nel 2016. Invece di farsi custodi della indivisibilità del compendio, preziosa testimonianza del percorso culturale dell’uomo e dello scrittore, gli eredi hanno addirittura fatto ricorso al TAR per opporsi alla dichiarazione “di interesse storico particolarmente importante” emessa un paio di anni fa dalla Soprintendenza. La trattativa, che parrebbe conclusa benché il TAR non si sia ancora pronunciato al riguardo, sembra avere sancito un cedimento alle loro richieste in ragione del quale, senza che il vincolo sia annullato(!), il Ministero di Franceschini, comprando alle condizioni già descritte per poi dividere il prezioso materiale tra Milano e Bologna, rinnegherà ufficialmente la dichiarata unitarietà del compendio, contraddicendo la ratio e svilendo gli effetti della propria pregressa azione di tutela. L’anomalia è palese; da qui il dovere per me, in quanto di membro della commissione “Cultura” del Senato, di tentare di fare chiarezza mediante la lettura di tutto il carteggio, anche per valutare eventuali azioni future a garanzia degli interessi della collettività.

Margherita Corrado (M5S Senato – Commissione Cultura)

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