Attiva Sicilia chiede la rimozione di Speranza: “L’Italia non può consentirsi di avere un ministro al centro di sospetti in piena pandemia. Il codice etico deve valere per qualsiasi amministratore”
“L’Italia non è nelle condizioni di potersi consentire sospetti sull’operato del ministro della Salute al proprio nella fase cruciale della pandemia. Il buon senso avrebbe dovuto suggerire a Roberto Speranza di consegnare al premier Draghi una lettera di dimissioni un minuto dopo l’apertura dell’indagine giudiziaria. Così non è stato, secondo quella usanza che il codice etico di comportamento si richiede solo per gli avversari politici. Nei casi di scarsa sensibilità istituzionale come questo è necessario che Draghi, nella sua qualità di garante dell’operato del governo, si faccia carico del problema e sollevi Speranza dall’incarico”, lo dicono i deputati regionali di Attiva Sicilia Angela Foti, Sergio Tancredi e Matteo Mangiacavallo.
“Peraltro, dopo un anno dall’inizio della pandemia siamo ancora al punto di partenza, anzi bisogna fare i conti anche con le difficoltà di un piano vaccinale che presenta parecchie perplessità. Intanto l’Italia muore sotto i colpi di decreti di chiusura che stanno pian piano demolendo il tessuto produttivo, la filiera turistica, il settore sei servizi. E non è più consentito assistere inermi a questo macabro gioco dell’oca che ci riporta indietro di un anno senza che si possa intravedere una via d’uscita. La parola d’ordine è chiusura, che oggi, ha l’amaro sapore della resa incondizionata. Tutto questo tempo doveva essere impiegato per contenere l’avanzata del virus e contemporaneamente studiare come evitare la morte di molti strati della nostra società”.
“In attesa dell’accertamento delle responsabilità di Speranza nell’inchiesta in corso e considerato l’evidente fallimento delle strategie adottate dai vertici della sanità pubblica, ne chiediamo la rimozione da ministro e la rimozione di tutti i componenti del CTS, primi responsabili di questo stato d’incertezza che sta determinando un vero e proprio collasso economico del Paese”.