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Milano. «Augusto diceva sempre che quando non ci saremo più noi sarebbe bello che i Nomadi potessero continuare ad esistere».

Lo ha ricordato Beppe Carletti in occasione della presentazione del nuovo album “Solo esseri umani” dei Nomadi in uscita venerdì 23 aprile.

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E il compianto Augusto Daolio, per la prima volta nella storia della band, è ricordato nel brano “Il segno del fuoriclasse” a lui dedicato.

«Dopo 28 anni l’ho personalmente voluto – ha sottolineato – Non scrivo testi ma ho chiesto che venisse ricordato l’Augusto, questo fuoriclasse che alla fine è sceso dal palco, una canzone che credo rimarrà nella storia dei Nomadi; quello che si poteva dare ad Augusto credo che abbiamo cercato di farlo con questa canzone: la cosa che mi dispiace é che lui sia stato valorizzato dopo che è scomparso e una canzone ad Augusto dopo tanti anni ci voleva proprio, mi sembra giusto».

“Solo esseri umani” contiene undici nuove canzoni.

«È nato fra settembre e dicembre dello scorso anno: ci abbiamo lavorato per quattro mesi – ha confidato – In questo anno così particolare i rapporti umani si sono quasi completamente annullati e quello con se stessi si è intensificato: tutti noi ci siamo trovati d’accordo che era il momento giusto, guardarci intorno e dentro, osservare una vita che avevamo vissuto, fino a quel momento, in modo diverso».

“Solo esseri umani” uscirà in formato vinile e, per la prima volta nella storia dei Nomadi, in versione trasparente, cd, cd autografato in esclusiva per Discoteca Laziale e digital download.

«Il vinile trasparente è una bella novità per i Nomadi – ha osservato – Ho sempre voluto il vinile e alcune volte una precedente discografica lo stampava solo per me: questa versione trasparente diventerebbe un oggetto di culto e abbiamo accettato subito quando ce lo ha proposto la nuova discografica BMG, bisogna andare avanti; si vendono sempre meno dischi perché oggi la musica è ascoltata soprattutto su Spotify e non c’è il rispetto di chi fa musica che si riduce tutto su una chiavetta di due centimetri».

I Nomadi hanno sofferto molto il periodo di fermo da un anno fa ad oggi.

«Ci siamo rassegnati, adeguati e abituati – ha affermato – Dagli ottanta concerti di media che facevamo, l’anno scorso ne abbiamo fatto solo 16; abbiamo avuto più tempo per pensare al disco come mai forse nella storia dei Nomadi, dedicando tutto al disco e impegnandoci al massimo con le cose che sappiamo fare, senza pensare di risollevare i problemi del mondo: sono passati bene in sala da mattina a sera e poi tutti a casa, è stato bello e ci siamo divertiti perché se uno non si diverte deve cambiare professione».

Valori, amore e vita: sono questi i temi affrontati dai Nomadi in “Solo esseri umani”.

«Sono tre parole molto importanti che i Nomadi hanno sempre messo al primo posto – ha precisato – I valori, a cominciare dalla coerenza che per i Nomadi è sempre stato un aspetto molto grande; l’amore non solo fra un uomo e una donna ma anche verso i figli, verso le persone che ti vogliono bene; la vita abbraccia tutto questo come nel singolo “Frasi nel fuoco” non perde mai la speranza di lottare, di andare avanti, questa è la vita, voglia di vivere; tre parole presenti in molti testi di questo album, come penso che abbiamo sempre fatto».

In “Solo esseri umani” è presente Enzo Iacchetti.

«Io e Enzino siamo molto amici – ha ammesso – Gli ho chiesto se voleva venire a cantare e lui ha risposto subito sì: dà una interpretazione teatrale perché lui non è un cantante ed è stata una bella soddisfazione averlo con noi; gli piace collaborare quando è possibile per l’amicizia che ci lega e ha anche detto che verrebbe a cantare anche in concerto quando possibile: è già venuto altre volte e non vede l’ora di farlo ancora».

Beppe Carletti non vede l’ora di tornare nelle piazze con i suoi Nomadi.

«Bisognerebbe chiederlo a Draghi, noi saremmo già pronti – ha puntualizzato – Come si fa con il coprifuoco alle 22:00, non si possono fare concerti in matinée ed è assurdo per noi come anche per i ristoratori, per tutti: sarebbe giudizioso mettete un orario per mezzanotte e fare dei controlli; lo spettacolo è stato il primo a fermarsi e sarà l’ultimo a ricominciare: mi piacerebbe ritornare, non è per noi sei musicisti ma per chi c’è dietro, e nel nostro piccolo siamo in venti fra tecnici, autisti e facchini, poverini non so che sussidi gli abbiano dato; ci devono mettere nelle condizioni di continuare a fare spettacolo, non a parole ma con i fatti: avranno le loro buone ragioni, per l’amor del cielo, e capisco che hanno una responsabilità importante».

L’avventura dei Nomadi ha avuto un epilogo con I Monelli.

«Non c’era ancora Augusto: ero molto bello – ha rivelato – Abbiamo cominciato a suonare nel teatrino del mio paese, poi nel paese vicino, io avevo 14 anni; noi non abbiamo fatto come Pupo, siamo cresciuti poi è avvenuto il cambio del nome con i Nomadi: è durato dal 1960 al 1961, una bella esperienza che ci è servita, poi ci siamo trasformati nei sei Nomadi e avevamo un cantante ‘vecchio’ che aveva 25 anni e nel gennaio del ’63 è arrivato Augusto che ho conosciuto su un palco in provincia di Rovigo e da lì è iniziata una storia unica e bella di amicizia e di stima reciproca che però è durata poco, 30 anni, abbiamo messo belle radici per questa storia».

Da sportivo Carletti ha detto la sua sulla Superlega di calcio nata da qualche giorno in Europa.

«Nel basket esiste già – ha accennato – Le cose cambiano: è una bella iniziativa da una parte ma perde di interesse il campionato italiano, anche se potrebbero coesistere le due cose: ho un po’ di amarezza e non so se mi attirerà perché mi piace guardare le partite quando posso; capisco che il mondo va avanti e le cose cambiano, proviamo, non succede mica niente: sono i club a farla da padroni, comandano loro».

I Nomadi oggi sono Beppe Carletti (tastiere e piano), Cico Falzone (chitarre), Massimo Vecchi (basso e voce), Yuri Cilloni (voce), Daniele Campani (batteria) e Sergio Reggioli (violino, voce e percussioni).

Franco Gigante

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