Nel lontano 1966 (?… forse, ma le date non sono il mio forte) quando ancora abitavo a Verona decisi di scendere a Roma dove si aspettava la venuta di Jiddu Krishnamurti, il maestro universale dei teosofi, che poi invece li rinnegò e si mise in proprio.
L’incontro sarebbe dovuto avvenire in un teatro di Via Nazionale (al solito, non ricordo il nome anche se è un teatro famoso). Aspetta ed aspetta, ogni tanto appariva un “discepolo” dicendo “Krishnamurti è atteso da un momento all’altro”, ma l’attesa risultò vana… Tra l’altro lo stesso Krishnamurti diceva che “non aveva nulla da insegnare” e coerentemente non si presentò e ci diede buca.
Constatai però che alcuni dei bidonati erano persino entusiasti di ciò: “Hai visto che grande maestro? Non vuole fare la parte del maestro ed allora non è nemmeno venuto qui dove tutti avevano l’aspettativa di incontrare un maestro?”, il discorso chiaramente è alquanto contorto…. insomma per farla breve credo che quella sia stata la prima ed unica volta in vita mia in cui sono andato a cercare un “maestro”. Quelli che ho incontrato ed incontro giornalmente mi capitano davanti per “grazia divina” o per caso…
Questa appena narrata è la mia esperienza personale “non vissuta” con Jiddu Krishnamurti ma ora passiamo alla sua storia “ufficiale”.
Krishnamurti, figlio di un vedovo con due figli giovanissimi, che sbarcava a malapena il lunario, fu “adottato” e addestrato dal movimento teosofico per rappresentare la figura del jagadguru, l’insegnante universale. Questo titolo, tipicamente indiano, era anticamente esibito dai maestri che, come i sofisti dell’antica Grecia, riuscivano a vincere, in una tenzone dialettica tutti gli altri concorrenti, a qualsiasi credo essi aderissero. La teosofia nacque come un tentativo di sintesi di tutte le religioni esistenti, non solo quelle orientali ma anche quelle occidentali. Centinaia di studiosi guidati dai fondatori, Leadbeater e Besant, crearono la nuova religione a tavolino scegliendo le parti più significative di ogni fede. Trattasi insomma di una filosofia “razionale” universale, una sorta di esperanto religioso. Ma questo processo accorpativo, ovviamente, assomiglia alla costruzione di un Frankenstein sprovvisto di una reale anima.
Ciò nonostante, avendo il prodotto finale affascinato la mente speculativa di migliaia di pensatori, il movimento teosofico decise – come era avvenuto per le altre religioni (cristianesimo, islamismo, buddismo, jainismo, ecc.) – di produrre un fondatore, rappresentativo del nuovo “credo”.
Furono così selezionati un certo numero di ragazzi che presentavano caratteristiche eccezionali di grande intelligenza e sensibilità, per istruirli compulsivamente su tutti gli aspetti della teosofia, caricandoli inoltre delle incombenze e delle pratiche necessarie a sviluppare specifiche qualità. Non tutti resistettero alla pressione esercitata, Nityananda, fratello maggiore di Jiddu Krishnamurti, che sembrava il più promettente, morì a 22 anni per lo sforzo patito. Altri prescelti indiani furono richiamati dai loro genitori timorosi che potessero fare la stessa fine. Uno dei selezionati, che era un tedesco, allorché si avvide che la scelta finale dei teosofi si stava indirizzando verso Jiddu Krishnamurti abbandonò il gruppo e, tornato in Germania, fondò un movimento alternativo, chiamato Antroposofia. Nel frattempo anche il padre di Jiddu tentò di riavere il figlio superstite e intentò una causa contro il movimento teosofico, presieduto da Annie Besant. Ma la donna era troppo potente e celebre a livello internazionale ed allorché la causa fu giunta al livello della corte suprema indiana la Besant decise di appellarsi alla corte della corona di Inghilterra e portò con sé Jiddu, facendogli anche ottenere la cittadinanza inglese, in modo che non fosse più soggetto alla legge indiana.
A questo punto di lì a poco, nel 1925, venne indetta una conferenza mondiale della società teosofica, durante la quale Krishnamurti avrebbe dovuto dichiararsi “maestro universale”. Ma evidentemente le cose non dovevano andare così, poiché il martoriato Jiddu, che sino a quel punto si era dimostrato remissivo alla volontà dei teosofi, si vendicò in modo eclatante e durante la conferenza che avrebbe dovuto incoronarlo jagadguru, dichiarò invece di non essere maestro di nessuno e sciolse la congregazione denominata “La stella d’Oriente”, costruita dal movimento teosofico come fulcro per lo spargimento del suo messaggio, restituendo castelli, denari e tutti i possedimenti ai donatori dicendo: “Ho chiuso con tutto questo!”.
Le “torture mentali” dei teosofi nei confronti del giovane indiano, non ebbero quindi successo. In lui restò sempre un rancore profondo verso i suoi imbonitori. Malgrado tutto Krishnamurti, ormai famoso, assunse la figura di anti-guru e -comunque- svolse, di fatto, la funzione del guru, poiché non si astenne dal dare istruzioni, scrivere libri e tenere conferenze sulla sua “non gurità”. Il suo motto era: “Non esiste alcun guru”.
Questo non significa che il suo messaggio fosse vuoto di significati profondi. Anche se dal punto di vista spirituale Jiddu non può essere definito un “realizzato” egli comunque fu in grado, a livello intellettuale, di trasmettere molte utili conoscenze sul percorso della realizzazione. Un altro Krishnamurti, Uppaluri Gopala, da me incontrato a Roma nel 1974, e che lo conobbe personalmente e lo seguì per un certo periodo, disse di lui: “Jiddu era arrivato alle sponde dell’Oceano ma lì si è fermato…”.
Paolo D’Arpini
Fonte: https://riciclaggiodellamemoria.blogspot.com/2017/10/non-tutti-i-krishnamurti-si-immergono.html
Abstract dal Libro: “Compagni di Viaggio” di Paolo D’Arpini: http://riciclaggiodellamemoria.blogspot.com/2020/02/compagni-di-viaggio-di-paolo-darpini.html
Un pensiero di Jiddu Krishnamurti:
“Il cervello ha una capacità infinita, è davvero infinito. Questa capacità viene ora usata in ambito tecnologico. Essa è stata impiegata per la raccolta delle informazioni, per l’immagazzinamento della conoscenza scientifica, politica, sociale e religiosa. Il cervello è stato occupato in queste cose, ed è esattamente di questa funzione (di questa capacità tecnologica) che la macchina prenderà possesso. Quando questa sostituzione da parte della macchina avrà luogo, il cervello e la sua capacità si atrofizzeranno, così come farebbero le braccia se smettessimo di usarle. La domanda è: se il cervello non è attivo, se non funziona, se non pensa, cosa gli succederà? Si tufferà nel divertimento – e le religioni, i riti e le puja sono divertimento – oppure si volgerà alla indagine interiore. Questa indagine è un movimento infinito. Questa indagine è religione.”
Nota:
Jiddu Krishnamurti (in lingua telugu: జిడ్డు కృష్ణమూర్త; Madanapalle, 12 maggio 1895 – Ojai, 18 febbraio 1986) è stato un filosofo “apolide”. Di origine indiana, non volle appartenere a nessuna organizzazione o religione. Non va confuso con Uppaluri Gopala Krishnamurti, anch’egli filosofo indiano.