“Zero tituli” è una delle frasi più celebri dell’allenatore portoghese José Mourinho, spesso ripetuta anche fuori dal mondo del calcio per strappare una risata ma quando ad esprimersi grossomodo negli stessi termini è il serioso collegio dei 5 fondatori della Fondazione Museo Egizio di Torino, alludendo ad un archeologo italiano di levatura internazionale specialista in egittologia, e pretende di esser preso sul serio, l’effetto è invece raggelante.
I quattro voti contrari espressi lunedì scorso alla proposta della Regione Piemonte di nominare nuovo membro del cda dell’Egizio il professore Francesco Tiradritti sono stati giustificati accampando dubbi sulle competenze amministrative e gestionali del candidato. In realtà, quei voti contrari ad una nomina che è prerogativa della Regione sono una vergognosa riprova dell’asservimento del settore culturale pubblico, al più alto livello, alle logiche che governano il privato, e della subalternità a quest’ultimo negli istituti di natura mista.
Ci è stato fatto credere che i beni culturali italiani avessero bisogno di un minore peso dello Stato per poter decollare, per funzionare a dovere ed essere motore di sviluppo del Paese. Si assiste, invece, non solo ad una sistematica socializzazione delle perdite e privatizzazione dei profitti ma al dominio incontrastato e protervo di una logica aziendalistica distorta che esclude dalla catena di comando un soggetto più che meritevole per preparazione e competenza nella materia specifica di quell’Istituto con il pretesto che non può esibire un diploma da ragioniere o una laurea triennale in economia gestionale: è ‘solo’ un archeologo super-esperto in egittologia. Non sono certamente i “tituli” a mancargli, in realtà, ma la provata fedeltà al sistema. E in questo vergognoso teatrino, specialmente scandaloso è il no del rappresentante del Ministero della Cultura, emanazione diretta di Franceschini.
Peccato che il prof. Tiradritti sia non solo il direttore della missione archeologica italiana a Luxor ma uno straordinario innovatore, sia nell’approccio alla gestione anche finanziaria delle missioni in Egitto sia nelle modalità (avanzatissime pure sul piano tecnologico) di valorizzazione dei beni mobili e immobili messi in luce nel corso di quelle, capace di raggiungere traguardi importanti anche in materia di delicate collaborazioni con le autorità locali. Insomma, il Re è nudo e nell’interesse della collettività toccherebbe a Franceschini rivestirlo, anche se controvoglia e sempre che non abbia “le mani legate”, per usare il suo frasario corrente in ogni circostanza in cui sarebbe necessario si comportasse da Ministro, invece di assecondare gli interessi dei potentati finanziari e/o para-massonici.
Margherita Corrado (Senato, L’alternativa c’è – Commissione Cultura)