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Un nuovo libro a cura di Andrea Mochi Sismondi, in uscita il prossimo 22 giugno, si interroga sulle ragioni di un unicum: nessun evento della storia italiana contemporanea ha messo in moto le stesse energie creative della strage di Ustica.
Un dialogo aperto tra l’autore e artisti delle più varie discipline, intellettuali e pensatori che hanno gettato sull’evento il loro personale sguardo.
Con interviste a Christian Boltanski, Marco Paolini, Giovanna Marini, Michele Serra, Mariangela Gualtieri, Nino Migliori e molti altri
Bologna, 10 giugno 2021 – Le arti visive e il teatro, il cinema e la fotografia, la poesia, la narrativa, la danza: non c’è disciplina artistica che nel corso degli ultimi 41 anni si sia sottratta all’urgenza di confrontarsi con la strage di Ustica e con la molteplicità di questioni che la vicenda ha sollevato e continua, ad oggi, a sollevare. Un fenomeno unico nella storia del nostro Paese: a nessun evento, dal secondo Dopoguerra ad oggi, è stata dedicata una mole altrettanto ampia, per quantità e qualità, di produzione artistica. Nasce dalla necessità di interrogarsi sulle ragioni di questo unicum “Il segno di Ustica”, a cura di Andrea Mochi Sismondi, autore e direttore del collettivo di produzione artistica e teatrale Ateliersi di Bologna: il libro, edito da Cuepress e in uscita il 22 giugno, a ridosso dell’anniversario, si compone delle conversazioni tra Mochi Sismondi e le artiste e gli artisti che si sono posti in relazione con la strage, per confrontarsi con loro sui diversi approcci che ne hanno contraddistinto il lavoro.

Grazie anche al ricco apparato iconografico e alle conversazioni con studiose e studiosi che hanno approfondito il fenomeno, emerge con nettezza la forza delle opere prodotte, e il segno comune di un contributo originale e incisivo alla riflessione sulla dimensione politica dell’arte e sul suo rapporto con la storia. Suddiviso in sezioni intitolate alle diverse discipline artistiche – Il teatro, la musica e la danzaLa poesiaLe arti visiveLe immagini in movimento – il volume si apre con alcune conversazioni attorno al Museo per la Memoria di Ustica e si chiude con tre dialoghi che prefigurano gli sviluppi futuri della progettualità per la memoria. Tra i protagonisti delle conversazioni Christian Boltanski, che ha realizzato l’installazione permanente A proposito di Ustica per il Museo per la Memoria a Bologna, Marco Paolini, che ha debuttato nel 2000 con il Canto per Ustica che negli anni successivi ha attraversato la Penisola con centinaia di date, la cantautrice Giovanna Marini, autrice della Ballata di Ustica e di altri brani sulla tragedia, confluiti poi nell’opera Cantata del secolo breveMichele Serra e Andrea Aloj, che realizzarono il dossier Com’è profondo il mare uscito assieme a Cuore nel 1994, raccolta di molte delle vignette satiriche su Ustica apparse sul leggendario settimanale nel corso degli anni; e ancora Nino Migliori, che nel 2007 fotografò i relitti del DC-9 durante l’allestimento del Museo, scatti confluiti poi nella mostra StragediaMarco Risi, regista de Il muro di gomma, e molti altri.

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“L’incontro con la strage di Ustica è una di quelle esperienze che sono in grado di cambiare la prospettiva attraverso cui guardi il mondo. È accaduto a me, quando ho iniziato ad approfondire cosa era successo nei cieli tra Ustica e Ponza il 27 giugno 1980, ed è accaduto ai molti altri artisti e studiosi che si sono posti in relazione con la strage – dice nell’introduzione al volume Mochi Sismondi, che nel 2016 assieme a Fiorenza Menni, sua compagna di vita e lavoro, ha debuttato al Museo per la Memoria di Ustica con l’opera poetica elettronica De Facto, ideata a partire dal testo della sentenza-ordinanza di Rosario Priore.  – È accaduto naturalmente a tutti coloro che sono stati coinvolti direttamente dalla vicenda, ma anche a migliaia di altri cittadini: donne e uomini che hanno colto in questa storia un insieme di elementi che li chiamavano in causa in quanto individui appartenenti a una comunità che si dichiara fondata su basi democratiche”.

La specificità della strage di Ustica, in relazione alle opere generate, risiede secondo l’autore nella sua capacità di evocare forme narrative archetipiche e temi tragici quali l’insepoltura e il volo spezzato, nella potenza immaginifica dei luoghi in cui si è consumata – tra i cieli più alti e gli abissi più profondi – e negli universali politici che mette in gioco, a partire dalla dialettica tra la coscienza individuale, la necessità di giustizia e i freni di una presunta ragion di Stato. Ma accanto a queste specificità intrinseche, fondamentale è stata l’azione dell’Associazione Parenti delle vittime, che ha scelto di integrare alla sua battaglia decennale per la verità ogni occasione di sperimentazione artistica e di evoluzione culturale, assumendo un ruolo produttivo particolarissimo nel contesto dell’arte contemporanea“Dalla voce degli artisti emerge la potenza dell’incontro con i parenti delle vittime, in particolare con Daria Bonfietti, con il relitto del DC-9 e con il materiale documentario relativo alla strage. – dice Mochi Sismondi – L’incontro con la strage di Ustica solleva negli artisti la necessità di confrontarsi con il proprio sé più profondo, con la propria autenticità, andando oltre il proprio armamentario formale consolidato per ripensare il proprio gesto creativo. Le questioni sollevate dalla vicenda che forse – a causa delle innumerevoli menzogne, dei tanti depistaggi e dei continui insabbiamenti – più di ogni altra ha segnato il trauma collettivo della rottura del patto di fiducia tra Stato e cittadini, fa sì che Ustica porti gli artisti ad allontanarsi dalla retorica del “Mai più!” per concentrarsi invece sui nodi irrisolti, sulle crepe del contemporaneo, sugli aspetti ancora attuali che essa squarcia. Ecco perché il libro parla del passato ma guarda, attraverso l’arte e la sua capacità interpretativa, al presente e al futuro”. 

Sarà il Cinema del Carbone di Mantova a ospitare giovedì 17 giugno la presentazione del libro in anteprima nazionale, in collaborazione con il Comitato mantovano per la verità su Ustica. Seguiranno il 24 giugno Bagnacavallo, dove è nato Teatri per la Verità, in collaborazione con Accademia Perduta/Romagna Teatri e Ruggero Sintoni, tra i principali protagonisti dell’avvicinamento tra Ustica e l’arte, e il 15 luglio il Museo per la Memoria di Ustica di Bologna, in collaborazione con l’Associazione Parenti delle Vittime.

Andrea Mochi Sismondi è autore e direttore artistico del collettivo Ateliersi, all’interno del quale crea, insieme a Fiorenza Menni, progetti animati da un approccio antropologico all’arte e caratterizzati dall’attrazione per l’alterità e dalla sperimentazione di pratiche interdisciplinari. Mantenendo un focus specifico sulle arti performative, si dedica contestualmente alla cura del programma dell’Atelier Sì – hub per la sperimentazione artistica e culturale nel centro di Bologna – e alla pubblicazione di testi collegati al suo lavoro in teatro. Nel 2012 esce per Ombre Corte il suo libro Confini Diamanti. Viaggio ai margini d’Europa, ospiti dei rom, dedicato al lungo percorso di ricerca a Šutka, in Macedonia. Nel 2016 debutta De Facto, opera poetica elettronica di Ateliersi, per la quale conduce un’attenta analisi delle fonti relative alla vicenda di Ustica. Da quell’esperienza nasce il desiderio di ampliare l’orizzonte di indagine, che lo porta negli anni seguenti ad approfondire il lavoro dell’Associazione Parenti delle Vittime e a proporre un vasto confronto con gli altri artisti e pensatori che hanno lavorato sulla strage.

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