ROMA 11 GIU – Quello del pescatore è un antico mestiere che caratterizza la cultura e l’identità di tantissime località italiane. Un lavoro duro, spesso unica fonte di reddito per interi nuclei familiari, svolto con dedizione e passione da migliaia di persone. I nostri pescatori sono infatti chiamati ad affrontare innumerevoli sacrifici e pericoli per garantire sostentamento alle loro famiglie. La categoria ha inoltre fortemente risentito della crisi pandemica che stiamo attraversando.
Dalle analisi e dal lavoro svolto sul comparto soprattutto negli ultimi mesi è emerso che, quello della pesca, è un settore trascurato anche a livello europeo. Basti pensare che i piccoli pescherecci rappresentano oltre l’80 % della flotta europea e, in proporzione, il numero di incidenti mortali, lesioni e navi perse ogni anno resta “inaccettabilmente elevato rispetto ad altri settori”. La citazione deriva dalla Relazione stilata dalla Commissione al Consiglio europeo, al comitato economico e sociale europeo e al comitato delle regioni sull’attuazione pratica delle direttive in materia di salute e sicurezza sul lavoro sulle navi da pesca e l’assistenza medica a bordo delle navi.
Nel corso degli anni molteplici, in particolare, sono stati gli incidenti in mare che hanno portato alla morte di pescatori. Ricordiamo, ad esempio, quanto accaduto il 31 dicembre del 1974 a Schiavonea (CS), sede della più numerosa flotta peschereccia della Calabria. In quell’occasione persero la vita dodici pescatori che furono inghiottiti dal mare in tempesta. La Regione e l’intera Italia condivisero il dolore delle famiglie Celi e Curatolo del borgo marinaro di Corigliano-Rossano alle quali il mare strappò dodici uomini. Una tragedia nazionale che riportò l’attenzione sulle gravissime condizioni dei pescatori calabresi e della pesca in generale. Ma tanti altri sono stati i morti in mare per lavoro. Nel mese di maggio dello scorso anno un altro naufragio al largo di Ustica è costato la vita a tre componenti della stessa famiglia. Tanti, troppi sono gli episodi che hanno toccato in maniera indelebile i nostri pescatori e le loro famiglie. Non a caso anche per l’Agenzia europea per la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro, il settore della pesca è quello che presenta l’incidenza più elevata di infortuni e il lavoro in mare, sui pescherecci viene ritenuto tra i più pericolosi al mondo. A dirlo sono, soprattutto, le cifre dell’Organizzazione mondiale del lavoro che conta oltre 24mila morti ogni anno.
Alla base di questa proposta di legge per chiedere l’istituzione della giornata nazionale in memoria dei pescatori morti in mare vi è sia una visione “classica” del pescatore sia anche come soggetto che deve tutelare il mare, come sua prima sentinella recuperando un ruolo ecologico di protezione e di salvaguardia. Alla luce di quanto esposto in premessa in base ai numeri alti degli incidenti in mare, farò riferimento anche alla relativa Commissione di nuova istituzione in materia di sicurezza sul lavoro per sottoporre alla loro attenzione proprio il caso della pesca.
Roma 11 giugno 2021
Sen.ce Rosa Silvana Abate
Senato Gruppo Misto
Capogruppo Commissione Questioni Regionali
Capogruppo Commissione Agricoltura