Verso i cento anni dalla Marcia su Roma la storica Micol Bruni parla del fascismo e annuncia il suo libro sulla tragedia di Luisa Ferida
Mariam Katiaka
Il prossimo anno, 2022, cade il centenario della Marcia su Roma. Un centenario di straordinaria rilevanza che interessa la storia d’Italia e il Novecento europeo e internazionale.
La storica e filosofa Micol Bruni pubblicherà un testo su un personaggio emblematico che ha interessato la fase finale del fascismo. L’attrice Luisa Ferida uccisa spietatamente il 30 aprile del 1945, ovvero a guerra finita.
Con Micol Bruni, storica e filosofa, autrice di diversi studi sul fascismo e sul brigantaggio, oltre che esperta delle etnie, entriamo nel cuore del problema che riguarderà molti convegni e molti studi che interesseranno i prossimi mesi. A lei abbiamo chiesto di rispondere ad alcune domande.
Domanda: Marcia del 1922 e fascismo. Un legame o una lettura diversa?
Risposta: “Il fascismo è un processo politico e storico. La marcia su Roma del 1922 non è solo fascismo. È altro. È soprattutto il legame tra la Monarchia e Mussolini. È un’epoca della storia degli anni Venti del Novecento che è parte integrante di un passaggio tra l’età giolittiana l’esperienza di Facta e il pericolo della Rivoluzione russa. Oggi è necessario essere seri nell’affrontare la questione senza cedere ad alcuna forma ideologica. Sono aspetti che si legano ma si distanziano sul piano del pensiero sia nella ricerca storica che filosifica”.
Domanda: Forse non si capì profondamente cosa stesse accadendo nell’ottobre del 1922…
Risposta: “Certo, è un discorso molto complesso. La Marcia del 1922 è una finestra aperta anche al mondo cattolico che si concretizzerà nel fascismo del dopo 1925 con i Patti Lateranensi. Il fascismo è anche la Chiesa che firma il concordato con Mussolini. Non si può disconoscere il legame tra chiesa e fascismo, sarebbe antistorico. D’altronde il più importante filosofo cattolico cristiano fu Giovanni Gentile che si inventò una scuola marcatamente cattolica alla quale la chiesa diede il suo marcato assenso”.
Domanda: Il fascismo ha avuto diverse anime…
“Il fatto è che oggi si legge la storia del fascismo con l’idea e l’immaginario del 1938 e della notte del 25 luglio del 1943. Ma è stato storicamente altro. È fatto anche dalle riforme in una Italia liberal radicale giolittiana che non è riuscita a sconfiggere una crisi economica terribile e un conflitto che ha portato al disastro del biennio rosso. Su questo aspetto i cattolici erano più vicini a Mussolini che sl marxismo”.
Domanda: I nuovi studi hanno aperto una scuola di pensiero importante che oggi è un riferimento.
Risposta: “Credo che gli studi di Renzo De Felice abbiano ormai definito la scientificità della storia allontanando una lettura ideologica rimasta soltanto a chi non conosce la ricerca sui documenti. De Felice e i suoi eredi hanno dato una lezione forte su come di legge la storia vera. C’è da dire che il 1919, il 23 marzo, resta un anno epocale per la nascita dei Fasci ma soprattutto è una cifra storica che segna una visione politica europea importante che riguarda da una parte le incertezze dei cattolici e l’insicurezza del Partito popolare e dall’altra la questione della vittoria mutilata che è stata centrale per i fatti successivi”.
Domanda: In tutto questo il ruolo di D’Annunzio?
Risposta: “D’Annunzio in quegli anni è stato un fulcro intorno al quale si sono focalizzate istanze non solo politiche ma soprattutto identitarie. Intorno a D’Annunzio si sono intrecciate le destre storiche e le sinistre storiche. Mussolini non aveva nulla a che fare con il Vate di Fiume. Dava fastidio. Con D’Annunzio nella impresa politica non ci sarebbe stata la Marcia del 1922. Questo non significa però porre la questione su un antifascismo dannunziano. Questa è una favoletta affidata al cinema. Resta il fatto che il fascismo è stato dannunziano, ma questo è un altro discorso”.
Domanda: Parliamo del libro sul quale sta lavorando. Un libro molto atteso dedicato alla tragica morte di Luisa Ferida…
Risposta: “Sì. Sto lavorando a un libro dedicato a Luisa Ferida. La più vivace e straordinaria attrice che ha creato il cinema moderno degli anni Trenta. Uccisa violentemente dai partigiani, insieme ad Osvaldo Valente. Era una donna. Una donna incinta. A questa donna dedico il mio prossimo libro. Uccisa a guerra finita. Chi ha dato l’ordine di ucciderla a guerra finita? Una domanda che mi tormenta da anni. Era necessario uccidere Luisa? Per quale motivo? Qui si apre una chiave di lettura non solo storica ma anche umana. Si tratta di un lavoro molto complesso perché resta inspiegabile la sua uccisione. Un terribile odio ideologico che andrebbe oggi spiegato anche storicamente e rivelato con molta chiarezza”.