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di Francesco S. Amoroso

Il Movimento Cinque Stelle (M5S) nacque nel 2009 su iniziativa di Beppe Grillo e di Gianroberto Casaleggio, un imprenditore del web.

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Il progetto dei due fondatori era quello di affermare una esperienza politica di democrazia diretta, senza mediazioni né mediatori, attraverso il ricorso al digitale e alla rete.

Strumenti che permettono ai cittadini di partecipare alle decisioni del Movimento.

Il concetto di democrazia diretta si pone in antitesi con la democrazia rappresentativa fondata sulle elezioni e sui partiti, quest’ultima fondamento della nostra Carta Costituzionale per chi lo avesse dimenticato, e quindi sul meccanismo della delega, che secondo i fondatori allontana i cittadini dalle sedi decisionali.

Nel corso degli anni, questo progetto si è trasformato profondamente.

Il M5S è divenuto progressivamente un partito, che come tutti gli altri partiti si è presentato alle elezioni, facendo eleggere i suoi candidati in Parlamento e nelle altre assemblee elettive di Comuni e Regioni.

Con crescente successi, fino alle ultime elezioni politiche del 2018 quando ha conquistato la maggioranza parlamentare.

E così il Movimento che non voleva essere un partito, nei fatti, negli ultimi anni, è divenuto un partito di governo con alleati diversi e alternativi, e dal 2018 ad oggi sempre al governo.

Oggi insieme a tutti i partiti presenti in Parlamento sostiene il governo Draghi.

Il Movimento è diventato un partito come tutti gli altri, un dato innegabile per tutti gli osservatori della politica, che siano onesti intellettualmente.

Un altro totem caduto nel corso degli anni è il divieto di alleanze con gli altri partiti.

Nel Conte I l’alleanza fu con la Lega, nel Conte II con il PD.

Va poi ricordato come in vista delle prossime elezioni amministrative il M5S in molte realtà locali e in alcune Regioni sia alleato con il PD.

Il vincolo del doppio mandato potrebbe essere a rischio perché su questo tema la discussione è aperta, ma se prima era un totem granitico oggi non lo è più.

Dulcis in fundo il principio dell’uno vale uno, cioè un Movimento senza leader.

Un totem smentito dai fatti nel 2009 Grillo e Casaleggio, poi Di Maio, poi il reggente Crimi, e oggi l’ex Presidente del Consiglio Giuseppe Conte.

Senza dimenticare le diverse correnti presenti al suo interno.

Se onesti intellettualmente c’è solo da constatarlo.

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