La recente proposta del candidato renziano di riunire nei tre edifici sul Campidoglio, “cacciando la politica” dal palazzo Senatorio (sic), tutte le opere d’arte di epoca romana ed in specie le collezioni di sculture, municipali e statali, per realizzare una sorta di megastore di quella civiltà, parte da un presupposto errato. Creare un nuovo ed enorme museo, come se le dimensioni fossero un valore i n sé…, che consenta di comprendere la storia, la topografia e le istituzioni dell’antica Roma significherebbe, infatti, duplicare un istituto a vocazione didattica che esiste già da decenni: è il Museo della Civiltà Romana, aperto all’Eur nel 1955, irrinunciabile strumento di conoscenza per generazioni di studenti ma frequentatissimo, fino al 2013, anche dai turisti. Le sue 59 sale, dov’è esposto anche il famoso plastico di Roma imperiale realizzato da Italo Gismondi, sono chiuse al pubblico da gennaio 2014 per lavori che, a causa dell’aggravarsi delle condizioni generali dell’immobile e del conseguente lievitare dei costi, sono iniziati solo ad ottobre 2020 e dei quali ancora non si vede la fine. Ai cittadini romani, del quartiere e non, riuniti in un gruppo ad hoc per iniziativa di Elisabetta Rossi, va riconosciuto il merito di non avere mai permesso che i riflettori si spegnessero, e con essi la speranza. Invito dunque i candidati a Sindaco di Roma ad assumere pubblicamente l’impegno, come lo assumo io stessa, di adoperarsi per far condurre a termine nel più breve tempo possibile l’intervento in corso e riaprire al più presto un museo che, fortunatamente decentrato, offre il necessario orientamento preliminare a chiunque voglia conoscere la capitale dell’impero romano, senza obbligarlo a tuffarsi direttamente nel cuore della città tra opere d’arte e monumenti che ai meno attrezzati potrebbero risultare ‘incomprensibili’. Si eviterebbe, così facendo, anche il rischio che l’ignaro si convinca dell’opportunità di concentrare, metaforicamente, merci diverse della stessa catena in un unico punto vendita. Il solo grande museo archeologico tuttora mancante a Roma è infatti quello dei Fori che Italia Nostra da tempo suggerisce di allocare, senza però costringerlo a coabitazioni improbabili, nel palazzo sulla Velia noto come Villa Silvestri Rivaldi: quello che il Franceschini ha invece indicato come la futura (ma improbabile) sede pubblica della Collezione Torlonia, oltre che di mille altre iniziative, purché a pagamento.
Margherita Corrado (Senato, Gruppo Misto – Candidata a Sindaco di Roma)