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ASL TARANTO: “DAL 2015 OLTRE 1.000 I PAZIENTI TRATTATI, VIRUS ERADICATO QUASI NEL 100% DEI CASI”
Taranto – “La Puglia avrà a disposizione poco più di 5 milioni di euro per avviare lo screening gratuito dell’epatite C. In particolare, 2 milioni e 200 circa relativi all’annualità 2021 e circa 3 milioni di euro per il 2022. Da parte della Regione non abbiamo ufficialmente avuto alcuna indicazione o convocazione per un Tavolo Tecnico finalizzato all’ottimizzazione dell’utilizzo di questi fondi. Fondi per i quali la Legge del febbraio 2020, quella nata alle soglie del primo lockdown, che ha inciso sul ritardo con cui stiamo avendo a che fare, parla ben chiaro. La Legge prevedeva infatti di incidere sui Servizi per le Dipendenze come utenti in carico, sui detenuti, come utenti in carico nelle carceri e sui nati tra il 1969 ed il 1989, dunque come medicina territoriale, medici di medicina generale ed eventualmente prevenzione. Credo, quindi, che prima di tutto dobbiamo pensare ad un Tavolo Tecnico con questi quattro attori. Poi, chiaramente, il Tavolo potrà essere allargato a tutti ma credo che queste siano le popolazioni speciali a cui dedicare le attenzioni per raggiungere l’obiettivo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, vale a dire l’eradicazione per il 2030 dell’HCV”. Ad affermarlo è la Dottoressa Vincenza Cinzia Ariano, Direttore Medico, Dipartimento Dipendenze Patologiche, ASL Taranto, intervenuta in occasione del corso di formazione ECM sulla gestione dei tossicodipendenti con epatite C, organizzato dal provider Letscom E3 con il contributo non condizionante di AbbVie. Il corso, dal titolo ‘DIAGNOSI PRECOCE DELL’EPATITE C NELLE POPOLAZIONI SPECIALI – Strategie di micro-eliminazione nel territorio di Taranto’, rientra nell’ambito di ‘Hand – Hepatitis in Addiction Network Delivery’, il progetto di networking a livello nazionale patrocinato da quattro società scientifiche (SIMIT, FeDerSerD, SIPaD e SITD) che dal 2019 coinvolge i Servizi per le Dipendenze e i Centri di cura per l’HCV afferenti a diverse città italiane.

“Al momento- ha proseguito la Dottoressa Ariano- non ho ricevuto alcuna convocazione rispetto a quanto detto prima e devo dire che della destinazione dei 5 milioni di euro ho avuto solo un cenno informale in una Tavola Rotonda convocata lo scorso 22 luglio e alla quale hanno preso parte Società scientifiche non direttamente convocate dalla Regione”. Ariano ha poi precisato che “il primo passo dovrebbe essere quello di realizzare un Tavolo Tecnico per condividere tutte le modalità operative e i Servizi per le Dipendenze di tutti i 6 Dipartimenti sono pronti per attivarsi ed avviare così la migliore procedura per raggiungere lo screening sulle nostre popolazioni”.

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Al corso ha preso parte anche il Dottor Angelo Raffaele Chimienti, Dirigente Medico, UOC Malattie Infettive Ospedale S.G. Moscati, ASL Taranto, che si è soffermato sul numero dei pazienti affetti da epatite C che afferiscono alla struttura e quali sono le percentuali di quelli guariti grazie alle terapie. “Attualmente- ha informato Chimienti- affluiscono pazienti che troviamo sporadicamente e che ci vengono inviati, soprattutto dagli ospedali o dai medici curanti, per approfondire la problematica dell’epatite C. Dal 2015, sono oltre 1.000 i malati di epatite C che sono passati per il nostro ambulatorio. Malati che abbiamo trattato con i vari farmaci che avevamo a disposizione a seconda delle varie epoche, con una risposta in termini di eradicazione virale molto prossima al 100%”.

La Dottoressa Ariano ha poi parlato delle iniziative da mettere subito in campo con i 5 milioni di euro in arrivo per la Regione Puglia, spiegando che “i Servizi per le Dipendenze hanno da sempre screenato i propri pazienti rispetto a tutto l’aspetto infettivologico, anche per l’epatite C. Quindi, tutti i nuovi arrivi sono sottoposti a valutazione, così come il monitoraggio dei soggetti in carico. Pensare ad un intervento di screening che possa essere rapido, che possa interessare il paziente nel posto dove è già in cura, e che quindi permetta una diagnosi velocissima ed un rapidissimo invio con la rete che stiamo costruendo con i colleghi infettivologi, o piuttosto un trattamento diretto presso i Servizi delle Dipendenze, può essere davvero la svolta”.
Ariano ha inoltre raccontato che “al di là delle risorse ufficiali, regionali e nazionali, abbiamo avuto l’opportunità di avere da pochi giorni la possibilità di fare dei test rapidi, capillari per l’HCV RNA. In pochissimi giorni l’abbiamo fatto a 40 pazienti, che hanno evitato il prelievo, e con il test capillare abbiamo scoperto due nuove positività. Credo sia su questo che dobbiamo lavorare e che questa sia la soluzione per poter raggiungere l’obiettivo anche delle risorse economiche che ci sono state destinate”. Ariano ha tenuto a precisare che “il tempo che noi perdiamo non è recuperabile, il tempo che perdiamo significa nuove infezioni, significa patologia che va avanti nella persona affetta da HCV. Significa, quindi, una qualità di salute che diminuisce ed una spesa sanitaria, in futuro, che aumenta. Non possiamo recuperare il tempo che perdiamo e questa è davvero un’occasione importante per sollecitare e velocizzare tutte le procedure, dando l’avvio al Tavolo Tecnico se la Regione vorrà e, da parte dei servizi, adoperarsi il più velocemente possibile per poter realizzare in sede uno screening veloce che credo possa essere la svolta per raggiungere l’obiettivo”.

Parlando di farmaci per l’epatite C, il Dottor Chimienti ha voluto spiegare che “la Regione Puglia ci ha sempre dispensato quelli richiesti, senza mai crearci grandi problemi e fornendoci i medicinali nel minor tempo possibile. Chiaramente, con l’avvento del Covid-19, la situazione è andata un po’ peggiorando. I pazienti, infatti, sono molto limitati a raggiungerci in ambulatorio. Ci sono stati mesi in cui, pur avendo i farmaci a disposizione, non erano disponibili i pazienti a causa della problematica della pandemia e non potevano afferire alle strutture ambulatoriali all’interno degli ospedali”. Chimienti ha infine reso noto che “per quanto riguarda Taranto abbiamo cercato di aggirare l’ostacolo dando vita ad una struttura ambulatoriale esterna a quella ospedaliera, in modo da dare la possibilità ai pazienti di raggiungerci comunque. Oltretutto, la richiesta dei farmaci attualmente ha un canale un po’ diverso dal solito: per evitare che i pazienti si rechino direttamente alle strutture nosocomiali e alle farmacie ospedaliere per ritirare il farmaco, la prescrizione si basa sulla richiesta da parte mia alla farmacia, la farmacia acquisisce poi il farmaco in base alle richieste ed alle disponibilità e, infine, c’è la possibilità che la stessa farmacia consegni il farmaco direttamente a casa del paziente, proprio per evitare l’assembramento dei pazienti nelle farmacie ospedaliere”, ha concluso.

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