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«Le misure scattate con l’inchiesta Brooklyn, diretta dalla Dda di Catanzaro, tra cui il sequestro del ponte catanzarese Morandi con facoltà d’uso, indicano che anche nel settore dei lavori pubblici, come in quello dell’ambiente, si possono compiere agilmente magheggi societari per commettere reati e accumulare ricchezze a danno dei cittadini». Lo afferma, in una nota, il deputato M5S Giuseppe d’Ippolito, che puntualizza: «Nello specifico, la Distrettuale antimafia di Catanzaro e la Guardia di Finanza hanno appurato fatti inquietanti, che devono indurre il Parlamento a legiferare in fretta per inasprire le pene e migliorare il sistema di vigilanza. Secondo gli inquirenti, in questo ultimo caso di cronaca ci sarebbe un collegamento degli imprenditori indagati con la cosca Iannazzo di Lamezia Terme. È un campanello d’allarme, perché con le norme vigenti, ancora inadeguate, temo che la ’ndrangheta abbia gioco facile nell’accaparrarsi, pure indirettamente, lavori finanziati con le risorse del Pnrr, di cui la Calabria ha bisogno come il pane».  «Credo – conclude D’Ippolito – che vada aperta una profonda riflessione politica circa i controlli a monte sull’utilizzo delle risorse, in Calabria, del Piano nazionale di ripresa e resilienza, senza pregiudizi e nel solo interesse di garantire lo sviluppo della regione, molto più svantaggiata delle altre, intanto per le infrastrutture viarie e i servizi essenziali, dalla sanità ai rifiuti, all’acqua».

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