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INTERROGATIVO AI CONFINI DELL’UCRAINA

Viviamo in un mondo ancora in balia del Covid 19, il virus che mutando sfugge alla sua fine, così gli esseri umani permangono in un’angoscia che finisce talora con l’esplodere nella opposizione vax – non vax, con le implicazioni che seguono.                                                                                                             Intanto niente può fermarsi, procedono politica, economia, finanza e quanto è legato al mondo organizzativo e decisionale statale, e relativamente a ogni cosa gli Stati continuano a porre in atto strategie solite, a escogitarne nuove, ciascuno ovviamente a suo pro o pensandole tali anche se poi nella realtà potrebbero non esserlo.                                                     Continuano a vivacizzare – lo diciamo con meditare ironico – i rapporti tra di loro producendosi scambievole allerta che potrebbe sfociare in altro, nel bellum che nominiamo con terrore.                                                                                                      Ma da circa due anni, a ben considerare, è poi sempre il Covid, invincibile ancora, a creare nella popolazione mondiale allerta in grado massimo.                                                                                            In questo tempo di tensioni, più o meno celate, tra USA e Cina, Stati ora egemoni, non è di certo scomparsa l’attenzione alla Russia (nei decenni passati URSS, Stato egemone insieme agli USA), anche se altri Stati con politiche di supremazia sono balzati alla ribalta, si interpongono rendendo sempre più difficile l’equilibrio nello scacchiere geopolitico.                                                                                                             Al momento ci si chiede, forse non con il rilievo dovuto, a che scopo la Russia, al confine con l’Ucraina, repubblica semi-presidenziale con capitale Kiev e con oltre 44milioni di abitanti, abbia dislocato 100mila soldati e anche carri, pure sistemi missilistici con altri assetti. Un progetto forse di invasione e riappropriazione di un territorio, ricco anche di riserve di gas, oppure una, come suol dirsi, messa in scena per poter volgersi ad altri obiettivi territoriali? La Russia mal sopporta il ridimensionamento dopo il crollo del Muro di Berlino, quel trovarsi a confinare con ben 14 Stati (e sappiamo quanto sia difficile in linea generale gestire i rapporti con i confinanti anche se si tratta di semplici poderi), non pochi dei quali erano prima parte dell’URSS, di qui l’insofferenza che previdero anche note personalità politiche, a esempio Giulio Andreotti e Margaret Thatcher, se ricordo bene.                                                                                          Gran parte degli analisti comunque pensa che sarebbe follia risolvere la “questione ucraina”, già da tempo presente (Crimea annessa alla Russia dal 2014 e considerata dall’Ucraina “territorio temporaneamente occupato dalla Federazione Russa”; in annessione anche la Repubblica Popolare di Doneck e quella di Lugansk), col procedere ad una invasione che comporterebbe le implicazioni, oltre che degli USA, anche di Ue e Cina. Ed è inoltre da considerare, come riflessione per una non invasione, il fatto che la Russia continua ad avere scambi commerciali molto importanti con l’Europa (la quale, d’altra parte, necessita di fonti energetiche russe) anche se i suoi scambi sono di gran lunga aumentati con la Cina, che si presenta in grande espansione ovunque, pure negli Stati Uniti.                                                                                                           La Nato (l’Ucraina potrebbe farne parte beneficiando di protezione ma suscitando le ire della Russia che vedrebbe in ciò attuarsi ingerenze occidentali) deve –tuona intanto Mosca- avere “moderazione nella pianificazione militare”, precisamente non debbono crearsi basi militari nelle ex repubbliche dell’Unione Sovietica.               Non si vuole infatti che la Nato svolga alcuna attività militare sul territorio dell’Unione e degli altri Stati dell’Europa Orientale: la situazione cui Mosca fa riferimento è chiaramente un ritorno a quella esistente prima del 1997.                               La Russia non sopporta l’espansione ad Est della Nato e della Ue, proprio verso quei Paesi che un tempo erano satelliti dell’Unione Sovietica.                                            Chiaro che qualsiasi comportamento errato potrebbe provocare l’irreparabile, e Russia, Stati Uniti, Ue con tutti gli altri Stati sanno bene che sarebbe un disastro mondiale voluto dagli esseri pensanti, e ad esso nessun vaccino potrebbe porre riparo. Pensiamo quindi che si eviterà la follia, preferiamo non riflettere sull’imponderabile che non chiede il permesso per esistere.

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Antonietta Benagiano

 

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