Sommario: BERLUSCONI PENSA AL COLLE – GAS & LUCE: SPIAZZATI – UNA PREGHIERA PER BURZI
Buon anno e ben ritrovati. Vi interessa leggere IL PUNTO e volete farmi un regalo? Mandatemi l’indirizzo mail di vostri amici che possano essere interessati anche loro a ricevere IL PUNTO. GRAZIE!
BERLUSCONI FACCIA UN PASSO INDIETRO !
Tra poco saremo in piena bagarre per l’elezione del Presidente della Repubblica e Silvio Berlusconi scalpita sperando nella possibilità di una sua elezione al Colle.
In teoria – soprattutto perché oltre il 10% dei parlamentari ha cambiato partito, confluendo in un eterogeneo “gruppo misto” – questa volta il centro destra avrebbe una maggioranza relativa da usare per un proprio candidato (ma non sufficiente a garantirne l’elezione), anche se qualcuno ipotizza che – complice il voto segreto e con possibili acquisti non disinteressati – dal quarto scrutinio l’ex Cavaliere potrebbe anche farcela.
Personalmente ritengo che non ce la farà mai, e mi chiedo se – dietro alle scontate parole di compattezza ed unità – il centrodestra non debba invece già considerare anche un “piano bis” da mettere sul tavolo al momento in cui Berlusconi fosse comunque appiedato dal voto dell’aula.
Questo anche perché – a parte l’età e la salute – ritengo che Silvio Berlusconi non sia adatto come Capo dello Stato e scatenerebbe, se eletto, il ritorno ad una polemica quotidiana di cui l’Italia non ha assolutamente bisogno. D’altronde è bastata l’ipotesi di una sua candidatura per far salire i toni e scatenare i suoi avversari che già reclamano l’avvio di una “guerra santa” contro il nefasto (per loro) “Cavaliere Nero”.
Eppure il centro-destra non dovrebbe sprecare una occasione storica favorevole, con una sinistra divisa dalle polemiche e che per ora non sembra in grado di coagularsi su un suo unico candidato di bandiera.
Credo che – ad oggi – il candidato più logico che potrebbe raccogliere teorici consensi da tutti sarebbe Mario Draghi, anche perché – ma questo lo si può dire solo sottovoce – il premier ha tutto l’interesse a concludere ora e subito la sua esperienza di governo prima che vengano al pettine dei nodi che il suo carisma ha sopito e nascosto, ma non ha certo risolto.
Il PNRR, per esempio, è stato solo impostato ma praticamente nessuno ne conosce il concreto stato di avanzamento e presto l’Europa potrebbe cominciare a storcere il naso, così come non credo che il rimbalzo economico post-pandemia diventerà robusto se il paese sarà ancora appiedato dal Covid e attanagliato da una pesante crisi energetica.
Inoltre, alla lunga, la sua maggioranza eterogenea avrà sempre più bisogno di smarcarsi in vista delle elezioni che comunque sono previste a primavera 2023. Credo che Draghi consideri bene tutto ciò e quindi gradirebbe un passaggio al Colle spinto anche dall’indice di gradimento generale che pur sta scendendo – ma relativamente di poco – rispetto ai trionfali picchi di consenso iniziali.
Draghi al Quirinale vorrebbe dire probabili elezioni anticipate quest’anno e – se questo è lo scopo del centro-destra – allora la prima scelta post-Berlusconi potrebbe essere proprio il diretto coinvolgimento di Draghi per la presidenza. Se, invece, il centro-destra fosse più lungimirante, la scelta di un candidato di generale garanzia – ma decisamente ancorato al proprio schieramento politico – sarebbe la scelta più meditata e coerente, mantenendo un Draghi comunque “non ostile” a Palazzo Chigi.
Per esempio una candidatura dell’attuale presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati avrebbe una serie di vantaggi da non sottovalutare. Innanzitutto non guasterebbe l’essere la prima donna al Quirinale in un momento in cui l’immagine ha una sua importanza, poi permetterebbe a Draghi di completare la propria opera (sempre ammesso che la cosa interessi effettivamente al titolare di palazzo Chigi) e infine il personaggio si è dimostrato di taglio moderato e di confermata linearità istituzionale, com’è il ruolo ritagliato dalla Costituzione per un Presidente della Repubblica più rappresentativo che politicamente premier decisivo.
Non dimentichiamo poi che la Casellati è una eletta di Forza Italia e quindi vicina a Berlusconi che potrebbe sempre “benedirla” con il proprio viatico dopo un sofferto e doloroso (ma doveroso) “passo indietro” che però gli eviterebbe potenziali figuracce.
Il problema è che all’interno dello stesso centro-destra convivono maggioranza ed opposizione, fautori di elezioni anticipate (la Meloni e Fratelli d’Italia) ed altri – come Forza Italia – che temono un forte ridimensionamento dal voto e con la Lega che in argomento è tentennante e necessariamente cerchiobottista.
Ci sarà quindi prima di tutto chiarezza all’interno della coalizione? Qui sta il punto (e il limite) di uno schieramento senza più un leader dichiarato e soprattutto senza una seria politica comune su molti (troppi) degli argomenti sul tappeto.
I giorni corrono, vedremo se i reiterati vertici serviranno a qualcosa e se l’eventuale bocciatura di Berlusconi non comprometterà un equilibrio sempre più delicato anche all’interno della sua stessa coalizione. Il rischio è di ritrovarci sul Colle un Pierferdinando Casini o – peggio – Romano Prodi.
GAS ED ENERGIA: EUROPA SPIAZZATA
Penso ad un pensionato con la “minima” che vede aumentare quest’anno la sua pensione di “ben” l’1,47% ma contemporaneamente la bolletta di luce e gas di oltre il 50%. L’Europa e soprattutto l’Italia appaiono assolutamente spiazzati dall’incredibile aumento dei costi energetici. La risposta del governo di diluire il pagamento delle bollette (ma di non ridurre l’accisa fiscale!) sottolinea come sia una sostanziale “non risposta” ad un aumento di costi per famiglie ed aziende che – teoricamente – non avrebbe ragione di esistere. Non c’è infatti carenza di materia prima né problemi di trasporto, ma ragioni politiche che sono alla base di una crisi che evidentemente non era stata prevista.
E’ chiaro che le carte le ha in mano Putin: la Russia ha tutto il gas che vuole, lo vende al prezzo che vuole, ma – almeno fino ad ora – ha sempre mantenuto i contratti sottoscritti. Purtroppo l’Unione Europea di contratti a lungo termine non ne ha ed è quindi facilmente vittima di bruschi aumenti dei prezzi non disponendo di riserve strategiche adeguate (come gli USA) ed insistendo a tenere una politica di rapporti tesi con la Russia. Putin non è un santo ed è in forte debito con la democrazia, ma allora lo stesso metro di giudizio e di comportamento andrebbe tenuto con tutte le nazioni non democratiche, comprese Cina ed Arabia Saudita ben più autoritarie e violente della Russia di Putin. L’Europa si trova ad essere la parte debole e perdente, ma sembra capirlo poco rispetto anche ai proclami di Biden che non deve sopportare la crisi energetica del vecchio continente.
Poi ci mettiamo anche del nostro rifiutando energie alternative come la fusione nucleare, illudendoci con i “verdi” e riempiendoci le orecchie con la “transizione ecologica” che è una demagogia formula per intanto economicamente suicidarci.
ANGELO BURZI: UN CASO DI COSCIENZA
Nella notte di Natale si è suicidato Angelo Burzi, ex consigliere ed assessore regionale del Piemonte, in crisi per essere stato condannato dalla Cassazione per la vicenda dei rimborsi del consiglio regionale piemontese dopo essere stato assolto in primo grado e condannato in appello. La vergogna per la nuova condanna dopo 8 anni di processi e la prospettiva di perdere conseguentemente anche il vitalizio – oltre a condizioni di salute che rischiavano di aggravarsi – sono state alla base del suo gesto.
Per quanto l’ho potuto conoscere, Burzi era un galantuomo e – almeno nel suo caso – la vicenda delle “mutande verdi” non è andata come hanno sostenuto dei Magistrati che secondo me si sono comportati anche con preconcetto politico e hanno interpretato “a posteriori” una norma su cui non c’erano chiarezze. Credo (e spero) che qualche pubblico accusatore – subito difeso dalla “sua” casta – si sia posto almeno qualche problema di coscienza leggendo la lettera di addio di Burzio quando scrive, prima di spararsi…
“… La giustizia è un esempio appunto del “peggio”, non trascurando che lo scrivente è certo di essere totalmente innocente nei riguardi delle accuse a lui rivolte. Alla fine del processo di appello, 14 dicembre u.s., ho totalizzato una condanna a tre anni per peculato svolto continuativamente dal 2008 al 2012. I possibili sviluppi stanno in un possibile nuovo ricorso in Cassazione, che avrà con grande probabilità un esito nuovamente negativo, diciamo alla fine del 2022. E qui iniziano i problemi seri perché interverrà la sospensione dell’erogazione del vitalizio per la durata della condanna. Probabilmente si sarà fatta nel frattempo nuovamente viva la Corte dei conti pretendendo le conseguenze del danno di immagine da me provocato, diciamo non poche decine di migliaia di euro. Credo tutto ciò sia soggettivamente insostenibile, banalmente perché col vitalizio io ci vivo, non essendomi nel corso della mia attività politica in alcun modo arricchito, e sostanzialmente perché non sono più in grado di tollerare ulteriormente la sofferenza, l’ansia, l’angoscia che in questi anni ho generato oltre che a me stesso anche attorno a me nelle persone che mi sono più care, mia moglie, le mie figlie, i miei amici. Preferisco dare loro oggi, adesso, con una dose di dolore più violenta, ma ”una tantum”(…)Siccome arrendermi non è mai stata un’opzione, frangar non flectar, esprimo la mia protesta più forte interrompendo il gioco, abbandonando il campo in modo definitivo. Serve anche fare un non esaustivo elenco dei personaggi che maggiormente hanno contraddistinto in maniera negativa questa mia vicenda in quasi dieci anni. Dapprima i giudici del primo processo d’appello, i quali, con una sentenza che definire iniqua e politicamente violenta è molto poco, azzerarono la sentenza di primo grado che mi vide assolto per insussistenza del fatto dopo due anni di dibattimento in aula. Poi l’uomo nero, il vero cattivo della storia, il sostituto procuratore che dall’inizio perseguì la sua logica colpevolista, direi politicamente colpevolista. Essendo persona preparata e colta non si arrese rispetto alle assoluzioni del primo grado, ma appellandosi a sua volta ottenne la condanna nel successivo appello. Ancor più colpevole a mio avviso perché, pur conoscendo in dettaglio i fatti che mi riguardano, insistette nelle sue tesi…”
Vi chiedo una preghiera per Angelo Burzi.
Il prossimo numero de IL PUNTO uscirà venerdì 14 GENNAIO riprendendo la consueta cadenza settimanale
UN SALUTO E BUON ANNO A TUTTI ! MARCO ZACCHERA