Da Zarathustra ad Eva kant e Diabolik nel romanzo simbolico e magistrale di Pierfranco Bruni in cui si racconta una generazione
Miriam Katiaka
Se Diabolik fosse a conoscenza dell’innamoramento di Pierfranco Bruni verso Eva Kant cosa accadrebbe? Lancerebbe sicuramente il suo pugnale dritto al cuore dello scrittore de “Mi sono innamorato di Eva kant” (Pellegrini editore). E per Pierfranco Bruni sarebbe la fine. È il libro in cui si rincorre una generazione tra la finzione della rivoluzione e l’immaginario che va da Diabolik a Capitan Mike, dalla canzone francese degli chansonier allo sciamanesimo sino a Cesare Pavese.
Ma siamo nell’immaginario e nella finzione fumettistico – letterario. Il libro però racconta e raccontare è, comunque, mettere in scena l’impossibile facendolo incontrare con il possibile. Dove sta la linea Maginot tra il possibile e l’impossibile nei racconti – romanzo di Pierfranco Bruni. Nel mistero della parola e nel segreto dell’immaginario.
Infatti questo di Bruni è un libro importante perché, tra l’altro, sembra costruito come se fosse la “ruota del tempo” di Carlos Castaneda. È la trama sciamanica di Castaneda si sente anche se gli attraversamenti che si compiono sono punti fermi della storia di uno scrittore.
I riferimenti sono enigmaticamente chiari e profondi come una profezia. È come se fosse il libro riequilibrio della vita di uno scrittore. È la perfezione intinta nella magistrale lezione di uno scrittore che dal “luogo” della tradizione ha sperimentato l’innovazione dei linguaggi in un incastro di forme dove Edit Piaf si incontra con Camus, Zarateo con uno sciamano, l’uomo vestito di bianco con una donna dai riccioli biondi. Eva Kant è certamente un pretesto.
Un pretesto serio che porta lo scrittore in una giovinezza che ha il profumo del caffè e la sensualità ha però lo sguardo di un’altra icona del fumetto, ovvero Zakimort. Insomma il libro di Bruni è un viaggio tutto dentro la sua vita, il suo esistere, la sua storia-destino.
Straordinaria, tragica e sublime è il narrare l’amore tra Cesare Pavese e Constance Dowiling del “verrà la morte e avrà i tuoi occhi”. Personaggi come Alarcon portano alla favola e alla leggenda e quindi al mito che si lascia fissare dentro la classicità della formazione di Bruni.
Non bisogna dimenticare che prima di “Mi sono innamorato di Eva kant” Bruni aveva pubblicato un romanzo sull’amore tra D’Annunzio e la Duse, che in quest’ultimo vengono richiamati e un saggio “tosto” di filosofia dal titolo “Il sottosuolo dei demoni” per i tipi di Solfanelli editore, la cui eco è data dal legame tra filosofia e dissolvenza.
Ma in questo innamoramento di Eva Kant, ritorna con la sua solita eleganza suprema al romanzo, racconto, poesia. Ormai il Bruni degli ultimi testi ha un intreccio prosimetrico ed è molto suggestivo. Si vive da Zarathustra sul filo nicciano e si immagina la bellezza e il fascino di Eva kant raccontando una generazione.
“Mi sono innamorato di Eva kant” è un testo importante. Anzi direi che è uno di quei libri di cui non si può fare a meno di leggere e di custodire per una rilettura quotidiana. Comunque, per usare una metafora, la sfida è tutta aperta. Eva Kant saprà mai che lo scrittore si è innamorato di lei, bionda e con lo sguardo fulminante?