Sommario: Mentre gli italiani attendono news sulle SUPER BOLLETTE, cosa c’è di vero nella situazione in UCRAINA, con i media molto condizionati senza avere il coraggio di sottolineare i pasticci e le mezze verità della Casa Bianca? Intanto la Corte Costituzionale ha ammesso gran parte dei REFERENDUM SULLA GIUSTIZIA che potranno permettere agli italiani di sottolineare il loro scontento, ma certo non incideranno in maniera determinante sulla situazione. Ricordando il trentennale di MANI PULITE una riflessione su ciò che resta di quella esperienza che forse è stata, soprattutto, una ennesima occasione sprecata.
BOLLETTE
Il governo – dopo settimane di chiacchiere e promesse – varerà sgravi sulle bollette che intanto pesano su tutti gli italiani. Nonostante l’osannante e assordante inno dei media “Draghi forever”, infatti, ad oggi gli sgravi ancora non ci sono, ma le bollette sono già scadute e si sono intanto moltiplicati i profitti di chi il gas lo importa e pensa ai suoi affari. Assorbite le imprese energetiche di piccole dimensioni sono i colossi dell’energia (come in tutti i campi) ad imporre i prezzi e dettare l’agenda politica. Bollette in cui incidono “gli oneri di sistema”, quelli di trasporto, la “gestione del contatore”, le imposte, le “altre partite”, l’IVA e l’IVA sull’IVA. Guardate voi stessi la vostra bolletta: il costo del gas o dell’energia è meno del 50% del totale, il resto sono profitti di chi lo commercia e più aumenta il costo di base, più il sistema ci guadagna sopra, fisco compreso. Altro che politiche sociali!
UCRAINA E DINTORNI
Mi piace scrivere delle cose che so, su quelle che non so (o che non riesco a capire) sarebbe giusto astenersi. Sulla questione UCRAINA, per esempio, ho l’impressione che l’informazione che ci viene quotidianamente propinata sia per lo meno avariata e quindi non posso giudicare quello che non mi è chiaro.
Di questa vicenda, infatti, l’unica cosa chiara e la mastodontica quantità di chiacchiere più o meno serie che ci girano intorno. E’ serio che “La Repubblica”, per esempio, pubblichi lunedì in prima pagina notizie tipo “Il piano segreto di Putin: l’attacco sarà mercoledì”? Ma voi pensate davvero che se Putin avesse voluto veramente invadere l’Ucraina due giorni dopo sarebbe andato in giro a raccontarlo perché lo sapessero prima addirittura a “Repubblica”? Suvvia…
Così come pochi hanno il coraggio di scrivere un’altra evidente e dura realtà: l’attuale inquilino della Casa Bianca è talmente rinc… che non si riesce a capire quando parli (o farfugli) di testa sua o quando invece lo faccia sotto dettatura e perché mai così gli dicano di fare. Un Biden che vuol far dimenticare agli americani la figuraccia in Afghanistan in vista delle elezioni di novembre, ma che ogni giorno perde in credibilità.
Sulla questione Ucraina l’imbarazzo italiota è comunque evidente: Putin è sì preventivamente un “cattivo”, ma non lo si può comunque attaccare troppo perché altrimenti ci lascia al freddo e in mutande, mentre Biden è “cotto” ma non lo si può dire perché è un democratico e quindi ammetterlo non fa fino. Intanto l’Europa va per conto suo e in ordine sparso, anche perché i tedeschi intanto si arrangiano in proprio (ma anche questo non è opportuno ricordarlo).
Soprattutto non si può dire (e scrivere) che come Italia contiamo più o meno zero a livello internazionale, tanto che non firmiamo nulla né ci schieriamo con nessuno per non comprometterci, al di là delle tiritere e luoghi comuni su pace, libertà e democrazia, temi sui quali siamo specialisti.
D’altronde se Putin incontrasse un Di Maio qualsiasi si lascerebbe forse condizionare dal nostro Ministro degli esteri? No scherziamo! Ancora fosse un Draghi o – soprattutto – i dirigenti delle grandi società finanziarie, industriali o dell’energia con cui la Russia fa affari e che infatti hanno chiesto (e ottenuto) dal nostro governo un “low profile” al quale ci siamo prontamente adeguati nell’ottica del tenere i piedi contemporaneamente in quattro scarpe, sport in cui d’altronde siamo specialisti.
Anche perché che Putin volesse invadere l’Ucraina lo hanno detto i suoi avversari, non il diretto interessato che lo ha sempre smentito, mentre è ovviamente molto più interessato a far crescere la sua influenza, sapendo benissimo quanti rischi ci siano ad insistere anche con un solo modesto attacco militare.
Piuttosto Putin teme e non vuole farsi circondare dalla NATO, e lo si può ben capire.
Putin è un simil-dittatore furbo, calcolatore, astuto: prima pensa agli affari suoi e del suo paese, che intanto – anche grazie alla imbecillità USA e alla miopia europea – è risalito dopo il baratro dell’ 89, è tornato ad essere una grande potenza anche militare ed ha riallacciato ottimi rapporti con Pechino con una alleanza per noi pericolosissima e mortale, ben di più dei presunti carri armati ex-sovietici a spasso per le pianure ucraine.
Dov’è la verità ? In questi giorni mi veniva in mente il discorso di Colin Powell al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite il 5 febbraio 2003 a New York durante il quale, agitando una fialetta contenente della polvere bianca (presunto antrace), denunciò l’Iraq come produttore di armi di distruzione di massa. Un mese dopo l’Iraq fu invaso dando inizio a una guerra infinita, sanguinosa e che ha perpetuato terrorismo e disastri in Medio Oriente, ma le affermazioni di Powell risultarono completamente false, come dovette poi ammettere lui stesso.
Anche in quel caso, chi lo aveva “istruito”? Forse quelle stesse lobby della guerra che “quando non si spara non si vende” (nè quindi si guadagna) e che oggi tengono alta la tensione.
Purtroppo è questo quello che conta, il resto sono tutte chiacchiere.
REFERENDUM
Non sono certo un giurista, ma mi sembra che le decisioni della Consulta sui referendum siano state equilibrate e corrette, con Giuliano Amato superstar sul piano comunicativo. Resta un nodo cruciale: l’incapacità del Parlamento ad intervenire con volontà politica soprattutto sul cancro che corrode la giustizia italiana e che imporrebbe provvedimenti immediati. Spero che non si prendano decisioni affrettate solo per pasticciare le cose ed evitare i sacrosanti referendum popolari, varando invece scelte serie per riformare davvero dal profondo il sistema giudiziario.
Temo però che non sarà così, troppe le divisioni e gli interessi politici che stanno dietro ad una magistratura troppo politicizzata. Altri timori li ho sul raggiungere il quorum: mi sembra che l’interesse degli italiani su queste vicende sia molto tiepido e prossimo allo zero, tra scetticismo e disinteresse. Oltretutto è deludente vedere come i quesiti referendari – pur approvati a volte con larghissima maggioranza (vedi quello della responsabilità civile dei giudici) dai cittadini – non siano mai stati in pratica attuati. Come si può avere fiducia nelle Istituzioni quando esse stesse sono incapaci di riformarsi, nonostante l’evidente necessità?
MANI PULITE
Giusto 30 anni fa cominciava a Milano l’epopea di “Mani pulite” che portò ad una rivoluzione politica nel nostro paese e che – vista in retrospettiva – ha sottolineato in fondo l’ennesima occasione mancata.
Quale il bilancio dopo trent’anni? Credo che ci sia un po’ meno corruzione spicciola almeno a livello politico, molta burocrazia in più e che semmai che la truffa la si organizza ormai in grande stile (vedi quella recente sui superbonus energetici) a botte di decine di milioni di euro, con superamento di infantili buste e bustarelle.
Una sorta di “tangente di stato” che supera ogni epoca ed ogni confine.
All’inizio fu davvero una rivoluzione, ma aveva ragione l’allora leader socialista Craxi nel denunciare senza ipocrisie che quello era il “sistema” (a valere almeno per il cosiddetto “arco costituzionale”: io le tangenti al MSI-DN no le ho masi viste e lo dico con orgoglio) cui quasi tutti ricorrevano.
Ma proprio allora scattò la debolezza del pool di Milano quando ammazzò il PSI, polverizzò in frammenti la DC, ma facendo finta di non vedere cosa accadeva in casa comunista.
Dopo i primi mesi di gloria, ottenuto il “ribaltone” politico, preparato il successo del PDS (mancato di un soffio) per la gioiosa “macchina da guerra” di Achille Occhetto ecco nel 1994 arrivare inaspettato Berlusconi a scompaginare i piani, tanto che il “nemico” dichiarato del “pool” divenne sostanzialmente proprio il Cavaliere, uno che sicuramente non era e non è uno stinco di santo, che ha fatto di tutto per auto-distruggersi, ma contro il quale si è voluto insistere anche per preconcetto politico e soprattutto senza tenere un pari atteggiamento inquisitorio verso molti altri politici corrotti di ieri e di oggi.
Personalmente posso solo dire grazie ai magistrati milanesi: se non fosse saltato il tappo della “prima repubblica” anche per merito loro, mai forse sarei diventato deputato, ma ho poi toccato con mano atteggiamenti giudiziari spudoratamente di parte e questo non l’ho trovato giusto, perché la legge dovrebbe essere davvero “uguale per tutti” e invece – quotidianamente – si vede come non sia così, soprattutto quando di mezzo ci sono proprio i “signori magistrati” che troppe volte sono diventati una casta nella casta arrivando poi – scatenati – a sbranandosi tra loro.
Sono infatti poi cominciate anche le guerre fratricide: è notizia di ieri che perfino Piercamillo Davigo sarà processato e – proprio nel giorno del trentesimo anniversario di “Mani pulite”, il destino fa davvero strani scherzi – l’ex pm del pool ed ex consigliere del Csm è stato rinviato a giudizio con l’accusa di rivelazione del segreto d’ufficio per aver divulgato i verbali di Piero Amara e relativa loggia massonica “Ungheria” (altra ingarbugliata vicenda in cui il più sano ha la peste).
La Procura di Milano trent’anni dopo è sempre un fortino assediato ma politicamente schierato, dove non si capisce più però chi siano gli attaccanti o i difensori, i sioux, gli cheyenne o i pochi superstiti del generale Custer. Insomma una guerra di bande, altro che “Mani pulite”. Francamente, che peccato!
A TUTTI UN SALUTO E BUONA SETTIMANA MARCO ZACCHERA