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Perversioni sessuali a Chicago

di David Mamet

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Regia: Emanuela Rolla

Assistente regia e scenografia: Luca Maschi

Traduzione di Rossella Bernascone

 

Con:Daniela Paola Rossi,
Ilaria Marano,
Roberto Imperato,
Luca di Franco

 

Produzione: Outsider Company

 

Dal 4 al 6 marzo Teatro Garage- Sala Diana- Genova

 

Debutta dal 4 al 6 marzo al Teatro Garage-Sala Diana di Genova, PERVERSIONI SESSUALI A CHICAGO, spettacolo di David Mamet, diretto da Emanuela Rolla.

Chicago 1976. L’intimità difficilmente conquistata da Dan e Deb che crea una sorta di stupore e smarrimento in loro, viene bersagliata dal continuo fuoco di parole dei rispettivi amici Bernie e Joan.

Mamet sembra sottolineare quanto sia difficile conquistare quello stupore che fa parte del sentimento dell’Amore. L’Amore non trova posto in questo ritmo, viene soffocato costantemente dai dialoghi serrati lasciando spazio solo al cinismo e al disincanto.

L’autore sembra descrivere perfettamente ciò che accadeva allora così come oggi: l’individualismo e una società dedita all’apparenza e al raggiungimento di uno status quo sono alla base di rapporti sempre più spersonalizzati dove l’intimità è rilegata a qualcosa di piccolo e forse ingabbiato.

Il vuoto delle relazioni umane primeggia tra situazioni divertenti e scabrose sostenuto dal violento e costante turpiloquio dei personaggi.

“La fortuna di poter mettere in scena questo spettacolo, forse una delle opere più famose di David Mamet, è stata quella di potersi confrontare, durante le prove, con un testo provocatorio e divertente al tempo stesso ed  una scrittura brillante, perfetta, spesso cruda, con un linguaggio esplicito che dà forma ad un’acuta e tagliente satira di costume della nostra società. Una società verbalmente violenta, dove si usano molte parole ma senza riuscire a comunicare. In questo contesto non c’è possibilità di incontrarsi e dare spazio alla propria intimità e al proprio mondo emotivo”- annota Emanuela Rolla.

“Perversioni sessuali a Chicago” è come un vagone della metropolitana di una grande metropoli che sfreccia ad una velocità incredibile nei sotterranei della città e in questa velocità ti lascia spettinato. In questa velocità non c’è tempo per l’ascolto profondo del proprio sentire.

È una provocazione esilarante e brillante che lascia però amarezza, perché le vite dei quattro protagonisti sono incastrate in quella parola corrosiva che risulta feroce e la ferocia sta nel tentare di riempire il vuoto parlando, criticando, ironizzando spesso, illudendosi così di essere felici.

 

Tutto ciò viene reso e sostenuto anche grazie all’ideazione di una scenografia simbolica ed evocativa, che possa rappresentare una sorta di geografia urbana deformata e deformante che occupa la scena e si sviluppa anche nella sua verticalità, della quale non si vede la fine, a rappresentare un mondo soffocato nel quale sono calati i personaggi.

Per dirla con le parole di Demond Morris “La città non è una jungla di cemento ma uno zoo umano”.

Quasi a rendere impossibile una libertà.

Quasi a limitare la libertà dei sentimenti delle persone, le quali, inconsapevoli di essere inserite in questo scenario, si muovono con disinvoltura conquistata.

A contrapposizione della geografia urbana che incombe, forse per non morire schiacciati da essa, una logorroica verbalizzazione che segna il loro esistere incapace. Le emozioni autentiche sono tranciate, non c’è possibilità per esse.

 

Si tratta cioè dell’uomo nato e vissuto prigioniero e talmente abituato ad esserlo che non si fa nemmeno domande.

Come animali di uno zoo, si sentono ingabbiati in un ambiente del tutto snaturato che li conduce ad assumere comportamenti e scelte altrettanto snaturate.

 

Voltaire ha detto che le parole servono a nascondere le emozioni. Di come quello che diciamo condiziona quello che pensiamo.

 

I personaggi si compiacciono grazie ai loro frenetici duelli verbali che vengono utilizzati per riempire il vuoto alla base delle loro esistenze, nascondendo solo in parte la loro disperazione.

Le emozioni, così come le relazioni, sono dunque carne da macello.

 

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