Con l’interrogazione del 2 marzo scorso sottoscritta anche dai senatori Angrisani, Granato e Lannutti, abbiamo chiesto a Franceschini “quali iniziative il Ministro intenda adottare perché sia tempestivamente condotta un’attenta analisi della documentazione prodotta dai candidati e di tutte le fasi della selezione non concorsuale che ha portato Enrico Rinaldi alla guida del Parco Archeologico di Sepino e della Direzione regionale Musei del Molise, verifiche che appaiono necessarie e urgenti… per accertare la correttezza o meno della procedura e dei suoi esiti, valutando anche l’ipotesi di un annullamento in autotutela della nomina disposta dal prof. Osanna”.
Sono le stesse richieste che la Corte dei Conti ha avanzato, verosimilmente, dopo la mia tempestiva segnalazione del caso all’ufficio che verifica la regolarità degli atti delle amministrazioni pubbliche, al quale la nomina del Rinaldi è stata trasmessa per la registrazione.
La selezione pubblica internazionale non concorsuale bandita dal MiC ad agosto 2021 per la direzione di 6 fra musei e parchi statali con autonomia speciale non avrebbe dovuto tradursi in un esercizio di discrezionalità assoluta da parte del vertice amministrativo. E invece, la decisione del Direttore generale Musei ha premiato Enrico Rinaldi, archeologo specializzato in restauro di monumenti, suo collaboratore fin dal 2014. È così che ALES Spa, la società in house del Ministero che gestirà interamente il Parco Archeologico di Sepino perché, appena istituito, esso manca del tutto di personale MiC, tramite Rinaldi avrà persino la direzione del parco stesso (e della Direzione regionale Musei del Molise).
Il comunicato stampa che il 26 gennaio svelava i nomi dei 6 neo-direttori ha ‘gonfiato’ il profilo di Rinaldi sostenendo che egli avrebbe “diretto a lungo” progetti di manutenzione programmata ad Ostia e Pompei: incarichi dirigenziali che, in quanto risorsa ALES e non dipendente MiC, non poteva avere svolto. La sopravvalutazione dei dati oggettivi riguardanti l’ex “ragazzo venuto da Pompei”, che dal parco vesuviano ha seguito Osanna alla Direzione romana, pare tuttavia essere stata già della Commissione giudicatrice a giuda Baia Curioni. Dalla decina dei ‘semi-finalisti’ essa ha infatti tratto la terna da sottoporre al professore venosino per la scelta finale, terna in cui Marianna Bressan e Alessio De Cristofaro, entrambi in forza al MiC, sono entrati riportando un punteggio superiore al Rinaldi (68,5 e 65 contro 64,5) ma sono usciti perdenti.
E sempre la Commissione scriveva, tracciando il profilo di quel candidato ‘più uguale degli altri’, di una sua “rilevante esperienza accademica nazionale” che invece il curriculum NON conferma, e qualificandolo come “accurato conoscitore del luogo” senza che Rinaldi e il Molise si siano, in realtà, mai incontrati (teste sempre il c.v.) prima della recentissima nomina alla direzione di Sepino. Anzi, la lettura attenta del c.v. finalmente disponibile (ma negato persino agli accessi agli atti della scrivente prima della presa di servizio del 1 marzo), non solo lo rivela costruito in modo volutamente ambiguo ma rende palese l’assenza di incarichi di tutela, gestione e valorizzazione, lacuna che non mancheremo di segnalare nelle sedi opportune.
Anche le docenze a contratto svolte presso diverse Scuole di specializzazione e le partecipazioni a convegni, che sono l’ossatura del debole curriculum accademico del Rinaldi (capace tuttavia di entusiasmare la Commissione), sono quasi invariabilmente riconducibili al prof. Osanna e a i suoi colleghi universitari di sempre… Perché è bene ricordare che, nel tempo libero, come ebbe a precisare replicando alle mie rimostranze per la mancata messa in aspettativa, il Direttore generale Musei, essendo Ministro dell’Università e Rettore della “Federico II” Gaetano Manfredi, ha continuato ad insegnare all’Università di Napoli. Così, dalla consolidata ‘mala Università’, l’intreccio di rapporti personali e/o professionali sembrerebbe essersi riversato nella ‘mala amministrazione MiC’, con l’identico obiettivo di gestire e implementare il potere di una oligarchia amorale che agisce senza riguardo alcuno per i principi costituzionali che il MUR e il MiC sarebbero chiamati a realizzare nell’interesse dello Stato-Collettività.