Riassunto: Continua la guerra in Ucraina e purtroppo non si vedono vie d’uscita. L’Europa non sembra capace di mediare né di volere un accordo, anche perché con gli USA e la NATO si è schierata con Kiev fornendo non solo assistenza umanitaria ma anche armi sempre più “offensive”.
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Non sono in dubbio le responsabilità di Mosca, ma piuttosto la strategia europea, con la UE che rischia di rimanere la più colpita dalla guerra non solo per i problemi legati a milioni di profughi incolpevoli, ma anche per la montante crisi economica ed energetica (leggete qualche dato) facendo in fondo un gran piacere agli USA dove a condizionare uno spento Biden sono evidentemente i falchi del Pentagono.
Non è solo la mia opinione: un sondaggio conferma che questo lo pensano la maggioranza degli italiani, anche se nessuno – o quasi – osa ammetterlo.
Intanto la Gran Bretagna chiude ai profughi e agli immigrati, dirottandoli in Ruanda, mentre in Francia Emmanuel Macron succederà domenica a sé stesso nel ballottaggio delle “presidenziali”.
Si pone un problema, che riprenderemo: il presidente francese risponderà comunque ai propri elettori grazie alla sua elezione diretta, perché invece gli europei devono essere rappresentati dalla Von der Leyen, che non è stata votata da nessuno, esattamente come Draghi?
DEFAULT RUSSO, MA ANCHE CRISI EUROPEA
La sempre gioiosa signora Ursula Von der Leyen, presidente della Commissione Europea, appare in TV tutta contenta: “Ci sarà anche il blocco del petrolio nel sesto pacchetto di sanzioni alla Russia, il fallimento russo è solo questione di tempo!”. Intanto è di giovedì 21 aprile la notizia che Biden darà altri 800 milioni di dollari in armi sofisticate USA all’ Ucraina.
Qualcuno informi la giuliva miss Ursula, diretta esponente dell’asse Berlino-Parigi-Bruxelles, che se fallisce la Russia l’Europa quantomeno tirerà abbondantemente la cinghia visto che – a parte il gas, il petrolio, le forniture alimentari e le conseguenze per aziende che lavorano con la Russia, ora al tracollo – la sola esposizione “italiana” di Unicredit nei confronti di Mosca è di 7,8 MILIARDI, quella di Intesa-Sanpaolo di “solo” 5,1 MILIARDI e la stessa BERS (Banca di Ricostruzione Europea) è esposta per 25 MILIARDI. Conviene così tanto all’Europa – e soprattutto all’Italia – il fallimento della Russia? Ognuno rifletta da sé, ma possiamo anche arrivare alla conclusione che con i tiranni, gli antidemocratici e gli invasori non si fanno affari e tantomeno sconti: da Palazzo Chigi e a Bruxelles si ripete: “Prima di tutto viene la democrazia e la libertà, sono principi che non hanno prezzo!”.
Perfetto, però allora per coerenza sospendiamo anche le forniture di petrolio dall’Arabia Saudita visto che di democrazia e di libertà (magari anche di quella religiosa…) lì non se ne parla, e che pure i sauditi fanno la loro bella guerra in Yemen, costata più di 20.000 civili morti ammazzati o sotto le loro bombe, tra l’altro fornite anche dall’Italia. Vanno allora anche sospese le forniture petrolifere dagli Emirati Arabi, dove non ci sono nè partiti né elezioni. Stop anche nei rapporti con l’Egitto – visto non solo il caso Regeni – e lo stesso dovrebbe valere per la Libia (anzi, “le” Libie, visto che sono in perenne guerra tra loro) che non sono certo esempio di democrazia. Per far contento Di Maio potremmo insomma avere solo rapporti con la Cina, nota campionessa di democrazia, pluralismo, libertà e trasparenza. Povera Europa…
SONDAGGI SILENZIATI
Pensavo di essere un pesce fuor d’acqua a chiedere più riflessione sulla presa di posizione italiana ed europea in Ucraina, ma scopro invece di essere in buona compagnia. L’agenzia demoscopica Index Research ha elaborato per “Piazza Pulita” (trasmissione di La 7) un sondaggio sulla guerra. Ci credereste? Alla data del 13 aprile per il 52,7% degli italiani è controproducente continuare a fornire armi a Kiev, in quanto ciò allontanerebbe gli sforzi per arrivare alla pace. Per stoppare il conflitto, il 56,3% ritiene utile che Usa, Cina e grandi potenze spingano Russia e Ucraina ad un compromesso e non viceversa. Il 45,7% degli intervistati boccia la gestione della guerra da parte di Biden e della Nato mentre solo il 35,4% la promuove.
“Il cessate il fuoco in Ucraina non è stato ancora raggiunto perché gli Usa non hanno interesse a fare finire le ostilità, anzi, hanno lavorato anni per farle nascere”: a pensarlo è il 42,7% degli italiani nel sondaggio di “Termometro Politico” del 12/14 aprile (solo il 39% pensa che la mancata tregua sia per responsabilità di Putin, il 10% ne dà la colpa a Kiev, il 5,6% direttamente all’Europa). Quasi un italiano su due preferirebbe che l’Europa prendesse una posizione diversa da quella degli Stati Uniti.
Visto che né la Von der Leyen né Draghi sono stati eletti direttamente dai cittadini italiani od europei, dovrebbero forse anche tener conto di questi punti di vista.
NONNI FASCISTI
Se il prof. Orsini dichiara su Rai 3 che suo nonno durante il fascismo era un bambino contento scatena un finimondo, ma anche mio padre mi diceva la stessa cosa e – guarda caso – lo ripetono o lo ripetevano quelli che erano bambini negli anni ’30, così come tutti hanno sempre ripetuto che la guerra è stata invece una cosa tremenda e assurda, oltre che una scelta profondamente sbagliata di un dittatore che ne è poi stato travolto.
Non vedo nulla di scandaloso né di demagogico nell’affermare tutto questo, perché evidentemente è solo la verità.
Demagogico (e ridicolo) è molto di più chi OGGI è così stupido dal non voler ammettere queste cose e che approfitta di ogni dichiarazione di chiunque per scatenare polemiche e per etichettare come “nostalgico” (ma va là!..) chi lo possa anche solo pensare.
PROFUGHI ILLEGALI? LONDRA LI MANDA IN RUANDA…
“Basta profughi!” lo sostiene il premier inglese Boris Johnson e il governo britannico ha infatti tutta l’intenzione di inasprire le proprie politiche sull’immigrazione, anche con una scelta che appare senza precedenti: trasferire i richiedenti asilo in Ruanda, indipendentemente dalla loro località di provenienza e prima ancora di aver preso in esame la motivazione che li ha spinti a fuggire. Londra pagherà infatti il Ruanda per fargli accogliere i richiedenti asilo e ha sottoscritto un accordo con Kigali il 14 aprile u.s. per 120 milioni di sterline.
“Il nostro paese – ha dichiarato Johnson – non può non può più sostenere un così forte flusso migratorio: la nostra compassione potrà anche essere infinita, ma la nostra capacità di aiutare le persone non lo è”. Almeno 5.000 persone hanno infatti attraversato La Manica illegalmente nel 2022, decisamente troppi per Londra.
Giusto per memoria, in Italia l’anno scorso hanno attraversato il canale di Sicilia o sono stati raccolte da navi di ONG ben 67.040 persone rispetto alle 34.154 del 2021 e alle 11.471 del 2020. (dati ufficiali del Ministero dell’Interno) mentre gli altri sbarchi clandestini – proprio perché tali – non entrano nel conteggio. Come siamo bravi! Siamo così bravi che non riusciamo neppure a dirottare una quota di migranti all’interno della UE verso altri paesi (che pur lo avevano promesso), né ad ottenere che siano trasferiti almeno quelli raccolti dalle ONG battenti bandiera tedesca o olandese e “scaricati” in Italia.
Un clamoroso fallimento per Draghi e l’ intoccabile ministro Lamorgese.
E adesso, un necessario, caloroso benvenuto ai profughi ucraini.
FRANCIA
Credo proprio che Emmanuel Macron succederà a sé stesso domenica al ballottaggio per l’Eliseo perché Marine Le Pen ha indubbiamente cercato di rendersi più accattivante liquidando lo storico “Front National” e fondando il rinnovato “Rassemblement National”, ma non credo abbia la capacità di raccogliere intorno a sé la maggioranza dei consensi.
Funziona sempre così quando in un ballottaggio c’è un candidato considerato schierato nettamente da una parte e l’altro giudicato più moderato.
Colpisce che Macron – dopo cinque anni di presidenza – abbia intercettato meno del 20% complessivo dell’elettorato francese, ma al presidente può bastare anche così.
Certamente questa volta (il ballottaggio contro i Le Pen padre e figlia sono ormai una consuetudine d’oltralpe) il divario non sarà di 66 a 33 come nel 2017, ma più ristretto e comunque resta il fatto che Marine le Pen è stata la più votata – al primo turno – in 41 dipartimenti francesi su 96.
Contro la Le Pen giocano ovviamente anche tutti i media, l’Europa, la grande finanza, gli USA, l’intellighenzia progressista, la sinistra e la magistratura francese. Con tempismo perfetto la Procura di Parigi ha ampiamente pubblicizzato proprio pochi giorni fa un’inchiesta relativa alla gestione dei fondi dell’ex partito della Le Pen partita ben 18 (diciotto!) anni fa. Forse è un record, ma certamente una provvidenziale (per Macron) “Giustizia a tempo” che mi ricorda tanto quella di un altro paese vicino alla Francia, quello che come bandiera ha un tricolore molto simile a quello francese.
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