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Covid-19: confermata l’efficacia di anticorpi monoclonali e antivirali anche contro le nuove sottovarianti di Omicron. Un risultato importante vista la possibile nuova ondata in autunno

Si inizia a capire meglio quali parti della proteina spike tendono a rimanere stabili nel tempo e questo aiuta molto nei criteri di selezione dei monoclonali. Le funzioni virali colpite dagli antivirali invece non sono soggette a forte evoluzione” sottolinea il Prof. Zazzi, coPresidente ICAR

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I mesi estivi stanno portando un costante abbassamento dei casi di contagio e a un’abolizione quasi completa delle misure di contenimento della pandemia. Segno di un passaggio alla convivenza con il virus, ma non della sua scomparsa. Una sua possibile recrudescenza nel prossimo autunno rende fondamentale avere degli strumenti terapeutici efficaci da poter utilizzare per prevenire nei soggetti fragili un peggior decorso dell’infezione da SARS-CoV-2. Proprio per questo diventa necessario affrontare gli aggiornamenti di anticorpi monoclonali e antivirali diretti oggi disponibili. Questi alcuni spunti del Congresso ICAR – Italian Conference on AIDS and Antiviral Research, a Bergamo dal 14 al 16 giugno. Mille specialisti presenti per affrontare le più recenti novità in tema di HIV e Covid, oltre che le principali emergenze dell’infettivologia.

ANTICORPI MONOCLONALI: INDIVIDUATE LE PARTI STABILI DELLA PROTEINA SPIKE – Gli anticorpi monoclonali sono molecole prodotte in laboratorio modificando gli anticorpi prodotti in riposta all’infezione naturale. La selezione avviene sulla base dell’affinità di legame fra l’anticorpo e la proteina spike che il virus utilizza come chiave per entrare nelle cellule. L’anticorpo blocca l’ingresso del virus, impedendone la moltiplicazione. Dalla comparsa di Omicron, l’efficacia di alcuni anticorpi monoclonali è stata messa in discussione. I recenti sviluppi hanno permesso degli aggiornamenti che permettono di guardare con fiducia al futuro.

Le aziende produttrici hanno delle vere e proprie librerie di monoclonali e possono produrne di nuovi in tempi relativamente brevi a fronte di nuove varianti con una proteina spike diversa – sottolinea il Prof. Maurizio Zazzi, co-Presidente di ICAR – Con i frequenti cambiamenti del virus, si sono avute molte evidenze di variazione di attività dei monoclonali. La buona notizia è che si inizia a capire meglio quali parti della proteina spike tendono a rimanere stabili nel tempo e questo aiuta molto nei criteri di selezione dei monoclonali meno soggetti alla perdita di attività con l’evoluzione del virus. Possiamo quindi rassicurare che abbiamo buoni anticorpi monoclonali anche per trattare le varianti più recenti come omicron BA.4 e BA.5, le quali potrebbero essere protagoniste di una nuova ondata autunnale. In occasione del Congresso ICAR saranno presentati diversi studi italiani di valore volti a dimostrare l’efficacia dell’impiego di monoclonali nella pratica clinica, contesto meno pulito rispetto al trial clinico, ma di indubbio valore quando interpretato correttamente”.

L’UNIVERSALITÀ DEGLI ANTIVIRALI DIRETTI – Gli antivirali diretti rispondono senza distinzioni alle varianti sin qui emerse. “Gli antivirali diretti sono composti chimici di sintesi, sviluppati per bloccare specifiche funzioni nel ciclo di replica virale – spiega il Prof. Maurizio Zazzi – Attualmente ne abbiamo tre a disposizione. A differenza dei monoclonali, che bloccano l’ingresso del virus nella cellula, gli antivirali fermano il virus all’interno della cellula stessa. Le funzioni virali colpite dagli antivirali non sono soggette a forte evoluzione come la proteina spike, quindi per il momento tutte le varianti rimangono sensibili agli attuali antivirali, incluse le recenti linee evolutive di Omicron BA.4 e BA.5”.

IL BILANCIO ATTUALE DI MONOCLONALI E ANTIVIRALI – Secondo i dati ufficiali AIFA, dal momento in cui sono stati attivati i registri sull’uso dei monoclonali e degli antivirali, oltre 60mila pazienti sono stati trattati in Italia con monoclonali mentre il trattamento con antivirali ha interessato circa 45mila casi. L’antivirale per il trattamento dei pazienti ospedalizzati, il primo ad essere stato reso disponibile, è stato utilizzato in quasi 100mila casi. Resta fondamentale una catena sanitaria decisionale semplice e strumenti digitali efficienti.

La somministrazione deve essere il più precoce possibile, entro 5-7 giorni dall’inizio dei sintomi – evidenzia il Prof. Zazzi – La seconda fase dell’infezione è infatti dominata da meccanismi patogenetici indiretti e bloccare il virus diventa un beneficio clinico molto limitato o nullo. Le terapie sono tutte di breve durata, una singola somministrazione per i monoclonali, 3-5 giorni di terapia per gli antivirali”.

È doveroso ribadire che le terapie non sostituiscono la vaccinazione, ma la integrano con una cura per quei casi in cui, nell’impossibilità di vaccinare o nella mancata efficacia della vaccinazione, il paziente si infetti e sia valutato a rischio di sviluppare malattia grave. Si deve aggiungere che con i monoclonali è possibile anche un uso in profilassi, cioè per proteggere dall’infezione un soggetto fragile che non sia stato vaccinato o che non abbia risposto alla vaccinazione. Proprio pochi giorni fa la combinazione di due monoclonali, già approvati proprio per profilassi, ha dimostrato la propria utilità anche nel trattamento dell’infezione in persone non ospedalizzate con fragilità. Dunque i presidi per la prevenzione e la terapia migliorano e sono in continuo sviluppo, soprattutto a protezione delle persone a rischio di malattia grave. Assieme alla sorveglianza costituiscono la ricetta per gestire al meglio la pandemia” conclude il Prof. Zazzi.

IL CONGRESSO ICAR 2022: RICERCA, PREMI, SCUOLE, TEST IN PIAZZA – Si svolge da martedì 14 a giovedì 16 giugno la 14a edizione del Congresso ICAR – Italian Conference on AIDS and Antiviral Research, punto di riferimento per la comunità scientifica in tema di HIV-AIDS, Epatiti, Infezioni Sessualmente Trasmissibili e altre infezioni virali emergenti. ICAR è organizzato sotto l’egida della SIMIT, Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali, di tutte le maggiori società scientifiche di area infettivologica e virologica e del mondo della community. Il Congresso si tiene a Bergamo, presso il Centro Congressi Giovanni XXIII, Viale Papa Giovanni XXIII, 106 e nel limitrofo Bergamo Science Center. I presidenti sono il Prof. Andrea Antinori, Istituto Nazionale per le Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani, Roma; Massimo Cernuschi, medico infettivologo e Presidente di ASA; Prof. Franco Maggiolo, ASST Papa Giovanni XXIII, Bergamo; Prof. Maurizio Zazzi, Università di Siena.

 

Comunicato stampa n.3 Martedì 14 giugno 2022

A ICAR 2022 presentati nuovi studi sulla correlazione tra SARS-CoV-2 e HIV: se le persone HIV positive seguono stabilmente le terapie e hanno una buona risposta viro-immunologica non presentano maggior rischio di contrarre il Covid, di avere un decorso grave della malattia o di andare incontro a decesso

Covid-19 e HIV – Uno studio italiano mostra come i fattori di rischio più rilevanti nei casi gravi di Covid siano età avanzata e diabete, non l’HIV

Questo studio, precedente ai vaccini, prende in considerazione 155 casi di persone con HIV e con infezione da Covid-19 confrontati con altre 360 con HIV che il Covid non l’hanno avuto. Nessuna delle caratteristiche dell’HIV correlava col rischio di acquisire il Covid” sottolinea il Prof. Franco Maggiolo, co-Presidente ICAR

 

Alla vigilia dell’abolizione delle ultime restrizioni relative all’emergenza sanitaria dovuta al Covid-19, restano valide alcune raccomandazioni che suggeriscono prudenza, soprattutto per i soggetti più fragili. Tra questi, però, non figurano le persone HIV positive: è quanto emerge da uno studio italiano presentato al Congresso ICAR – Italian Conference on AIDS and Antiviral Research, a Bergamo dal 14 al 16 giugno laddove mille specialisti si confrontano finalmente dinanzi ai dati scientifici e alle evidenze che emergono dopo questi anni di studi e statistiche. ICAR è uno storico appuntamento dedicato all’HIV e alle Infezioni Sessualmente Trasmesse che da un paio d’anno non può fare a meno di dedicare la propria attenzione anche al Covid-19.

COVID E HIV, LO STUDIO ITALIANO – Le persone con HIV stabilmente curate e con una buona risposta viro-immunologica non si sono rivelate maggiormente esposte ad acquisire l’infezione, ad avere una malattia grave né a morire a causa del Covid.

In occasione del Congresso ICAR presenteremo il più grosso lavoro italiano sul tema – sottolinea il Prof. Franco Maggiolo, co-Presidente del Congresso – Questo studio, relativo alla fase in cui non erano disponibili i vaccini, prende in considerazione 155 casi di persone con HIV e con infezione da Covid-19 confrontati con altre 360 con HIV che il Covid non l’hanno avuto. Nessuna delle caratteristiche dell’HIV correlava col rischio di acquisire il Covid. Le variabili che favorivano il contagio e la gravità dell’infezione erano l’età più avanzata e la presenza di diabete; rispetto al rischio di decesso, le uniche due variabili correlate erano l’insieme delle comorbidità e dei valori di cellule CD4 all’ultima misurazione più bassi. Nonostante quest’ultimo elemento possa far pensare all’immunodepressione da AIDS, non si rileva comunque un nesso tra le due infezioni. Inoltre, circa il 20% delle persone con HIV ha avuto un’infezione da SARS-CoV-2 totalmente asintomatica, quindi molte misurazioni sono anche falsate dal mancato conteggio di queste infezioni. A Bergamo sono state identificate 26 persone con HIV che hanno avuto Covid: un terzo era totalmente asintomatico, gli altri hanno avuto una malattia paucisintomatica, durata 3 giorni, con sintomi similinfluenzali come febbre, tosse, mialgie, faringite, raffreddore importante. Pertanto, in questo momento nei pazienti HIV la quarta dose non è fondamentale. Diverso sarà il discorso in autunno, quando un nuovo vaccino, forse un booster bivalente covid-omicron, sarà raccomandato per gran parte della popolazione”.

IL CONGRESSO ICAR 2022: RICERCA, PREMI, SCUOLE, TEST IN PIAZZA – Si svolge da martedì 14 a giovedì 16 giugno la 14a edizione del Congresso ICAR – Italian Conference on AIDS and Antiviral Research, punto di riferimento per la comunità scientifica in tema di HIV-AIDS, Epatiti, Infezioni Sessualmente Trasmissibili e virali. ICAR è organizzato sotto l’egida della SIMIT, Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali, di tutte le maggiori società scientifiche di area infettivologica e virologica e del mondo della community. Il Congresso si tiene a Bergamo, presso il Centro Congressi Giovanni XXIII, Viale Papa Giovanni XXIII, 106 e nel limitrofo Bergamo Science Center. I presidenti sono il Prof. Andrea Antinori, Istituto Nazionale per le Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani, Roma; Massimo Cernuschi, medico infettivologo e Presidente di ASA; Prof. Franco Maggiolo, ASST Papa Giovanni XXIII, Bergamo; Prof. Maurizio Zazzi, Università di Siena.

 

Salvo Cagnazzo

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