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MARMOLADA. UN BOATO ED E’ VENUTO GIU’ TUTTO.

Dell’immane tragedia ormai ne hanno parlato tutti i mass-media italiani e stranieri per cui non resta che riflettere sul numero dei morti, sette, dei feriti e dei dispersi che, fino a pochi minuti fa, erano dati per tredici, ivi compreso la guida alpina con la moglie.

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In questi casi si fa sempre avanti il senno di poi:  Budel, il gestore di  Capanna Punta Penia dice che il ghiacciaio andava chiuso, stante il grande caldo dei giorni scorsi e che si sentiva scorrere una sorta di torrente al di sotto dello stesso.  Mauro Varotto, docente dl dipartimento di scienze storiche e geografiche dell’Università di Padova dice invece che, malgrado la montagna stia soffrendo molto,   questo tragico evento era imprevedibile. Oscar Renni, cameriere al rifugio Castiglioni, insieme con altri escursionisti, hanno visto in diretta quanto stava succedendo.

I soccorsi sono stati veloci ma difficili tant’è che anche gli elicotteri hanno avuto delle difficoltà: c’è chi, come un assessore regionale, ha detto che erano troppi tanto da determinare qualche problema logistico operativo fra loro. Anche il capo del governo, Mario Draghi, a causa delle quasi immediate pessime condizioni atmosferiche, non ha potuto raggiungere un posto vicino al disastro ed è stato costretto a fermarsi in località Canazei.

Si dice che ci sia un’appendice alla tragedia in quanto sarebbero ancora in bilico centinaia di metri cubi di ghiaccio.

Reinhold Messner sottolinea che la montagna ne risente dell’inquinamento: con il caldo globale i ghiacciai sono sempre più sottili e quindi cadono, rovesciando grattacieli di materiale. “Un bravo alpinista non va sotto un saracco in questo periodo”,  egli dice.

Attilio Bressan,  di Rocca Pietore, capo stazione del soccorso alpino, che conosce molto bene il posto, dice che in trent’anni di soccorsi non si è mai visto un fenomeno così…”

Non va sottaciuto che, in questi giorni, a tremila metri di quota, le temperature erano intorno ai 10 gradi tanto da dover affermare che il clima è impazzito. “Dovremo affrontare un nemico oscuro”, ha detto il Presidente della Provincia di Belluno, provincia alla quale appartiene parzialmente, con quella di Trento,   la Marmolada.   Con il surriscaldamento aumenta anche il rischio di crolli delle rocce. Di quest’ultimo evento ne sono testimone pure io: nei pressi di San Vito di Cadore (Bl), osservando lo sfaldamento roccioso del Marcora, lo “ sfarinamento” dei ghiacciai del MonteAntelao, i crolli di Cancia nei pressi di Borca di Cadore, stessa cosa in Alpago ecc.ecc., ho più volte immaginato il materializzarsi di eventi di questo tipo.

A chi sia imputabile quanto succede, al di là delle colpe dell’uomo che ci sono, eccome !,  io penso che la natura si stia ribellando in una percentuale che fino ad oggi non ha mai raggiunto  indici tanto pericolosi (che io non scosterei neanche dal Covid, sia pur per altre ragioni che sono in ogni caso collegate) e che sia estremamente urgente fermarsi per ragionare sul concetto base: la natura non va affrontata ma semplicemente rispettata e curata.

Ma questo sarebbe un discorso lungo e difficile, peraltro di natura irreversibile.

Arnaldo De Porti

Belluno Feltre

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