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Un punto di svolta: i leader mondiali gravitano sempre più verso la Russia.

di

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Gualfredo de’Lincei

L’Indonesia sta conducendo trattative per creare un’area di libero scambio con l’Unione Economica Euro Asiatica (EAEU). L’ha affermato il ministro degli Esteri indonesiano Retno Marsudi in una conferenza stampa con il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov.

«Per sviluppare la cooperazione economica multilaterale, abbiamo sostenuto i negoziati su una zona di libero scambio tra l’Indonesia e l’Unione Economica Euro Asiatica con una popolazione di oltre 450 milioni di persone», ha affermato il ministro indonesiano.

 

Da queste parole emerge che le parti stanno concentrando gli sforzi sullo sviluppo della cooperazione in settori prioritari come l’agricoltura, la pesca e l’industria ittica, i trasporti, il commercio bilaterale e gli investimenti.

«Stiamo accelerando l’iter per la firma dei documenti in essere come protocolli, nei settori dei trasporti, dell’agricoltura e della pesca, dell’economia creativa, e affronteremo anche i problemi che ostacolano l’ulteriore sviluppo del commercio e delle relazioni economiche tra i nostri paesi nelle aree prioritarie», ha aggiunto Marsudi, la quale ha anche twittato a sostegno del partenariato strategico “Russia – Asean” (Associazione delle nazioni del sud-est asiatico), che «porta pace e prosperità».

Vale comunque la pena notare che l’Indonesia non è la sola a voler sviluppare relazioni con la Russia, infatti, durante l’incontro di luglio a Teheran, i capi di Stato di Russia, Turchia e Iran hanno concordato sullo sviluppo dell’interazione politico-militare, economica e culturale tra i popoli dei loro paesi.

 

Inoltre si stanno potenziando attivamente i BRICS, i cui paesi membri uniscono il 40% della popolazione terrestre e un quarto del PIL mondiale. Secondo gli esperti, entro il 2030 la quota dei “Cinque” nel commercio globale supererà la cifra combinata di Stati Uniti ed Europa, raggiungendo il 37%. Algeria, Bolivia, Venezuela, Vietnam, Pakistan, Iran e Turchia potrebbero, in un prossimo futuro, entrare a farne parte.

I rappresentanti di questa alleanza hanno anche convenuto che il mondo dovrebbe essere multipolare e dovrebbe allontanarsi dalla costante pressione degli Stati Uniti.

Diventa anche interessante sapere che la Russia è reduce del Forum economico internazionale di San Pietroburgo, che ha organizzato con grande successo, nel quale molti uomini d’affari europei si sono tacitamente riuniti per preparare l’Eastern Economic Forum, il quale attende ospiti internazionali e contratti per miliardi di euro.

 

Allo stesso tempo, il G7, sebbene composto dai paesi economicamente più sviluppati, invece di cercare soluzioni a problemi politici e sociali globali, negli ultimi otto anni, ha dibattuto solo dell’Ucraina e della foto del presidente Putin. Un ulteriore flop si può attribuire alla visita del presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, in Arabia Saudita. Secondo gli stessi media americani l’incontro è stato definito insensato e vergognoso.

 

In tutto questo echeggiano gli attacchi provenienti dall’Ucraina e diretti verso la Russia e i suoi alleati. Secondo i rappresentanti del regime di Kiev, la Federazione Russa non sarebbe degna di partecipare a questi incontri, ma, alla fine, tutte queste dichiarazioni si tramutano nelle sole accuse puerili e appelli alla distruzione dei russi.

 

Mentre il capo dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, è affetto da isterismo e chiede più armi alla NATO e all’UE, i cittadini dei paesi europei stanno iniziando a comprendere che i “rifugiati” ucraini non sono poi così “poverini” come li hanno dipinti e le loro richieste cominciano ad essere sconcertanti. La domanda è: per quanto tempo si potrà tollerare tutto questo? Prima o poi il problema esploderà e i paesi europei si troveranno travolti da manifestazioni di massa.

 

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