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VERSO LA PAZZIA COLLETTIVA O CI SARA’ TEMPO PER RIENTRARE NEI PARAMETRI?

Una trentina di anni fa, riprendendo più volte fino ad oggi il monito da semplice uomo della strada, ho scritto in alcuni libri che l’uomo si sta incamminando lentamente, ma progressivamente, verso la pazzia collettiva. Al riguardo, ma non certo per avvalorare questa mia anamnesi fortemente preoccupante, citavo il filosofo austriaco (che forse pochi conoscono altrimenti gli avrebbero dato retta!) il quale più volte ha affermato quanto segue:  “l’uomo saprà sconfiggere in futuro anche il cancro, ma – ahimè –  egli non saprà esimersi dalla pazzia collettiva”.

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Quando dicevo queste cose, medici e professori  di mia conoscenza che avevo interpellato nella loro specificità professionale sull’argomento,   mi guardavano con occhi di quasi sconcerto per le mie asserzioni piuttosto pesanti, forse non avvertendo il problema nella sua vera interezza in quanto protetti da comode nicchie istituzionali che momentaneamente non li toccava da vicino. Potrei fare nomi e cognomi di questi signori della scienza, i quali,  soltanto oggi si sono accorti che, negli ultimi due-tre anni, non sono stati in grado di fronteggiare il Covid in quanto impreparati  dato che la patologia ha investito anche loro stessi, facendo così prevalere il principio etico-cristiano… dell’eguaglianza, mentre ora, ce ne accorgiamo tutti,  questa volta senza stupirci più di tanto,  che sta per arrivare la follia collettiva, diretta ed indiretta, e ciò, a causa di alcuni pazzi a pieno titolo che, per questioni egemoniche, non pensando che pure loro si trasformeranno in cenere,  stanno distruggendo il pianeta.

Ieri, in due giornali, uno con redazione a Roma ed altro con redazione a Milano, sui quali scrivo da molti anni, dicevo che l’Ucraina (fermo restando il fatto che si tratta di azione bellica delittuosa da parte di Putin) costituisce solo un pretesto per dare avvio ad altre azioni di maggiori proporzioni, e ciò,  all’insegna dell’egemonia delle grandi potenze sin qui rimaste, potenze che, l’una dopo l’altra, cercheranno di svilupparsi aumentando le loro superfici geografiche annientandosi  fra loro, l’una dopo l’altra, fino alla fine: ora c’è la Russia, poi la Cina, l’India ecc.ecc., posto che l’atomo non distrugga anche l’ultima che sarà riuscita ad egemonizzare tutte le altre rimaste… come ha insegnato la storia. E ciò,  ovviamente avrà luogo in chiave bellica in linea con i tempi di adesso, quanto ad armamenti, arsenali, atomo ecc.ecc.

Ieri, parlando con un prelato della curia  bellunese,  di altissimo spessore intellettuale e piuttosto in alto anche per…gli anni, ci siamo detti che, alla nostra veneranda età, la sofferenza più grande ci viene offerta dall’esperienza di vita che, maturando l’uomo, finisce per farci vedere le cose prima degli altri, da impotenti però per l’età, a causa di un certo modernismo che non bada all’esperienza delle vecchie generazioni,  avulso questo dal buon senso e, per certi versi, anche dalla stessa fisiologia umana,  permettendo pertanto  errori  di ogni tipo da parte di coloro che oggi vorrebbero governare dimenticando quanto diceva J.J. Rousseau, e cioè che l’uomo nasce buono, ma sono le convenzioni che lo incattiviscono.

Frase questa che, ovviamente, va declinata in chiave ampia, su tutto il contesto sociale che oggi vive in modalità “last minute”, senza poter programmare la vita. E mi fermo qui, lasciando a chi legge di sviluppare fra le righe i concetti.

Arnaldo De Porti

Belluno Feltre

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